La Regina Giovanna e la costruzione del rispetto

Su facebook, all’interno del gruppo “La nostra storia (foto storiche della Penisola Sorrentina e dintorni)“, si è avviata un’interessante discussione in seguito alla pubblicazione di alcune fotografie da parte di Raffaele Aprea, le quali denunciano lo stato di abbandono dell’area della Regina Giovanna a Sorrento (Napoli):

Il post è stato molto seguito e partecipato, con segnalazioni di presunte responsabilità e con indicazioni di atti ufficiali relativi alla cura di quel sito. Oltre alle preoccupazioni per un’area di inestimabile valore ambientale e culturale, sono state condivise anche alcune idee sul modo di recuperare quei luoghi e valorizzarli.
Questo è il mio contributo:

Il tema è il vandalismo alla Regina Giovanna, che va represso urgentemente ed evitato in futuro. Per fare ciò è necessario un controllo costante del sito, eppure questa non è la soluzione più lungimirante. La questione, cioè, non è solo “repressiva”, ma, al contrario, propositiva. Mi sembra evidente che chi compie quegli atti si senta legittimato essenzialmente da due fattori: dalla propria ignoranza e dallo stato di abbandono in cui versa l’area. E’ necessario, quindi, rendere la Regina Giovanna un territorio in cui si avverta il rispetto che una società adulta conferisce ai beni comuni. La mia idea è che la Regina Giovanna (fino alla Solara) diventi un percorso “ecomuseale”, un itinerario culturale e naturalistico in cui, profittando di quello che gli antichi chiamavano “ozio creativo”, ci si rilassi e si impari allo stesso tempo. Immagino, per farla breve, di collocare innanzitutto cartelli (discreti, ma frequenti) che descrivano – in più lingue – la natura e i manufatti. Mi sembra superfluo sottolinearlo, ma forse è bene ripetercelo: si tratta di un’area straordinariamente densa dal punto di vista storico e culturale, oltre che ambientale e paesaggistico: dalla presenza di testimonianze archeologiche uniche ai numerosi elementi del sapere contadino e marinaro, dall’architettura rurale alla grande biodiversità, dalle leggende orali all’arte (pittorica, cinematografica, poetica…) che vi è stata ispirata. Questa attenzione, questa consapevolezza, questo salto qualitativo in avanti era la speranza di molti di noi quando il Comune acquistò il territorio, ormai molti anni fa. Che sia giunto finalmente il momento?

(Queste immagini sono tratte dal gruppo “La nostra storia…” e sono state pubblicate da Attilio Gargiulo, Rodolfo Izzo, Nino Aversa e Mimmo Calderaro).

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AGGIORNAMENTO del 9 marzo 2014:
Stamani ho segnalato via-tweet all’ex-ministro della cultura Massimo Bray il post nel gruppo “La nostra storia” sullo stato in cui versa la Regina Giovanna a Sorrento. In serata mi ha risposto:

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AGGIORNAMENTO del 2 novembre 2014:
Ludovico Mosca ha pubblicato un suo breve filmato girato oggi tra i ruderi del sito archeologico della Regina Giovanna:

Informazioni su giogg

Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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4 risposte a La Regina Giovanna e la costruzione del rispetto

  1. Ludovico ha detto:

    Grazie Giovanni, molto bello il progetto e ricco di spunti a mio avviso validissimi e tutto sommato di non troppo onerosa realizzazione (la segnaletica potrebbe includere anche dei qr code visto che in tale area il segnale internet per smartphones e tablets e’ abbastanza performante); l’apprezzamento del valore storico, paesaggistico e culturale del sito della Regina Giovanna potrebbe manifestarsi anche, e parallelamente con la visita a piedi che resta la via maestra alla scoperta dei luoghi, qualche chilometro prima di giungere a Sorrento ovvero dal museo archeologico George Vallet nel complesso di Villa Fondi a Piano Di Sorrento, dove e’ custodito un bel plastico della villa di Pollio Felice che appunto caratterizza l’area dei bagni della Regina Giovanna (nell’attesa, speriamo non vana, che prima o poi venga restituita visibita’ e dignita’ a quel poco che resta della torre anticorsara di Santa Fortunata), oltre a reperti storici di gran pregio e valore (incluso il ninfeo a mosaico della villa di Pipiano scoperto in localita’ Marina della Lobra a Massa Lubrense e messo a dimora in un angolo del parco di Villa Fondi, purtroppo altro esempio di profondo degrado, almeno nei miei ricordi dell’ultima visita agli inizi dello scorso anno). Inoltre dalla sottostante Marina di Cassano, da qualche anno raggiungibile anche tramite il rinnovato ascensore, potrebbero partire escursioni in barca, magari a vela o comunque dotate di propulsione il meno inquinante possibile per mitigare l’impatto ambientale, alla scoperta della suggestiva prospettiva che la Regina Giovanna (e le peschiere romane, le torri anticorsare etc.) offre vista dal mare…
    Ciao. Ludovico

    • giogg ha detto:

      Si, Ludovico, tutto quel che hai aggiunto è possibile metterlo in rete proprio grazie all’approccio ecomuseale cui facevo riferimento nella breve illustrazione della mia idea. L’ecomuseo concepisce l’intero territorio come proprio patrimonio, col valore aggiunto di razionalizzarne gli itinerari e coordinarne la comunicazione. Ogni ecomuseo, cioè, è formato da più percorsi tematici: e per la nostra Penisola, appunto, uno di questi potrebbe essere quello archeologico, con le tappe da te indicate.
      Anni fa proposi uno strumento analogo per l’area Malacoccola-Sant’Elia: tanti applausi e nulla di fatto. Chissà che questa volta la storia non sia diversa.

  2. giogg ha detto:

    INTEGRAZIONE del 22 settembre 2014:

    L’Università delle Tre Età della Penisola Sorrentina ha scritto sulla sua pagina facebook alcune descrizioni della Villa di Pollio Felice (aka Bagni della Regina Giovanna) al Capo di Sorrento tratte da:

    PUBLIO PAPINIO STAZIO, Silvae II 2, Villa Surrentina Pollii Felicis:

    1. Fra le mura note col nome delle sirene
    e le rocce gravate dal tempio di Minerva Tirrena,
    una villa si erge che le dicarchee profondità scruta,
    là dove cara a Bromio è la campagna, e su per le alte colline

    5. un’uva al sole matura che i torchi del Falerno non invidia.
    Qui, dopo i patrii lustri quinquennali,
    quando nello stadio una sonnolenta quiete ormai era calata e bianca
    ristagnava la polvere, essendo i lottatori rivoltisi alle corone d’Ambracia,
    lietamente mi trascinò, attraverso il familiare mare, l’eloquenza del mite Pollio

    10. e della splendida Polla la giovanile grazia,
    già ansioso di muovere il passo là dove per un noto sentiero
    si arriva a battere l’Appia, regina delle lunghe vie.
    Ma una sosta mi fu gradita. In una placida insenatura semicircolare le acque
    fluttuanti da una parte e dall’altra irrompono attraverso le rocce di un curvo dirupo.

    15. La natura concede al luogo, sì che un’unica spiaggia interrompe la montagna
    e tra rocce incombenti nel territorio retrostante s’inoltra.
    La prima piacevolezza del luogo sono due bagni esalanti
    vapori dai tetti, e una fonte d’acqua dolce che uscita dal suolo corre incontro
    al salso mare. Qui arde dal desiderio di bagnarsi il delicato coro di Forco,

    20. e Cimòdoce dall’umida chioma, e la vigorosa Galatea.
    Vigila dinanzi al palazzo il ceruleo reggitore dei gonfi flutti,
    custode d’un innocente focolare, i cui sacrari spumeggiano
    al frangersi dell’onda amica. L’Alcìde protegge i campi rigogliosi;
    sotto due numi il porto gioisce:

    25. uno guarda la terraferma, l’altro contrasta l’incrudelire dei flutti.
    Meravigliosa è la quiete del vasto mare: qui le stanche onde
    placano il loro furore, e con maggiore clemenza i furiosi
    Austri spirano; qui la precipitosa tempesta si fa meno ardita,
    e da nessuna burrasca i tranquilli bacini sono turbati,
    ricalcando essi il carattere del loro signore.

    30. Di là un portico s’inerpica attraverso sghembe giogaie,
    opera degna d’una città, e col suo lungo dorso supera
    le aspre rupi. Qui, prima, la luce del sole si mescolava alla densa polvere,
    e sgradevole era l’irregolarità della via; ora camminare per questi luoghi è un piacere,
    come percorrere il sentiero coperto che parte dal santuario di Lieo e Ino,

    35. quando t’incammini verso l’alta cima di Efire, città sacra a Bacco.
    Anche se l’Elicona mi concedesse tutti i suoi corsi d’acqua e la fonte Piplèa
    sopravanzasse alla mia sete, o se abbondantemente questa venisse spenta
    per opera dello zoccolo del destriero alato, o se anche la misteriosa Femonoe
    le sue pudiche sorgenti dischiudesse, o quelle che col favore di Febo

    40. il mio Pollio agitò immergendovi nel profondo la sua brocca,
    non potrei degnamente descrivere con versi piéri le innumerevoli amenità
    del luogo. A malapena mi bastarono gli occhi per quella lunga serie di bellezze,
    a stento furono bastanti i passi nell’ aggirarmi per ogni dove.
    Quanti spettacolari richiami qui riuniti
    ! […]”.

  3. Pingback: L’ingorgo automobilistico della Regina Giovanna | il Taccuino dell'Altrove

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