Sei all’università, segui dei corsi che ti fanno sentire come in un wormhole: viaggi da una galassia all’altra, scopri nuove realtà e, soprattutto, riscopri il tuo stesso mondo. In particolare, stai seguendo un corso di “Storia delle tradizioni popolari”, il professore e le sue collaboratrici sono magnetici, riescono a farti vedere i fili del chi sei, nonché le modalità con cui questi fili trasparenti continuamente si intrecciano tra loro, così da formare visioni e pratiche sempre nuove. Stai scoprendo Giambattista Basile, le fiabe e la lingua napoletana del Seicento; stai capendo che i Fratelli Grimm hanno un debito, ma anche che quell’antica raccolta di storie popolari napoletane è una base a cui tutti possono attingere, ancora oggi. Stai scoprendo che le tradizioni sono un bene culturale continuamente da riscoprire, da reinventare, da riattualizzare; e che uno strumento antichissimo e rivoluzionario è il teatro.
“Non avete mai sentito La Gatta Cenerentola?” – chiede il professore – “Davvero? Sapete chi è Roberto De Simone? Eh, ragazzi, ma qui è necessario che voi vi osserviate di più intorno“.
(Avrei potuto rispondere che mancavano ancora diversi anni per YouTube, ma mi avrebbero preso per un veggente, che decisamente non sono).
Insomma, io mi sento già abbastanza figo ad ascoltare i Nirvana contro la massa di discotecari che mi circonda, eppure è in questo momento che Nello ed io ci guardiamo negli occhi, togliamo le cuffie del walkman e ci mettiamo a studiare il “Pentamerone”, a tradurre le ingiurie del napoletano antico, a recitare il rosario delle lavandaie, a cercare il disco della prima rappresentazione effettuata dalla “Nuova Compagnia di Canto Popolare”, durante quei magnifici – per noi – anni ’70, in cui a Napoli c’erano solo musicisti eroici e sudati.
Passano alcuni mesi e accade una coincidenza fortunata: è la fine del 1998, dopo non so quanti anni una compagnia rimette in scena la scandalosa “Gatta Cenerentola” ed io e lui corriamo ad acquistare il biglietto. Corriamo al teatro e finalmente possiamo vederla, ascoltarla, cantarla. Compriamo anche il libretto, dove troviamo le parole di “Jesce Sole”, la canzone che poi avremmo cantato ad ogni alba vista insieme.
Ora, per i 40 anni de “La Gatta Cenerentola”, Radio 3 propone una monografia in 5 puntate, ascoltabili/scaricabili QUI.
Ma questo Nello lo sa già.
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