La condizione dei bambini nella crisi del Burundi

Riportando dati propri o di altri enti internazionali come l’UNHCR e l’IOM, l’UNICEF ha fornito un quadro della situazione dei bambini in 9 mesi di crisi in Burundi:

  • oltre 230.000 sono i profughi che hanno lasciato il Paese, e la vasta maggioranza di essi è composta da donne e bambini;
  • 15.000 sono gli sfollati interni concentratisi nel sud, di cui il 61% è formato da bambini;
  • oltre 200 sono i bambini arbitrariamente arrestati e incarcerati;
  • 22 sono i bambini uccisi, tutti per colpi d’arma da fuoco o scoppio di granate.

In queste condizioni estreme (già in novembre l’UNICEF allarmava sul futuro di questi bambini, compromesso dall’intensificarsi della violenza, e poi, ancora, in dicembre), nei campi di rifugiati hanno cominciato ad operare alcune associazioni, come “World Vision”, che insegna a leggere ai bambini attraverso il canto, la danza e il loro coinvolgimento diretto nella didattica, e come “Clowns Sans Frontières”, che attraverso la musica e il teatro tenta di far tornare i bambini alla serenità della loro infanzia.

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Intanto, però, la paura di un ulteriore peggioramento della situazione è sempre più forte: ad un team di esperti dell’ONU non è stato ancora concesso di entrare nel Paese per investigare sugli abusi dei diritti umani e secondo il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, il Burundi “è sul bordo del precipizio. A questo va aggiunto un terribile report di Amnesty International, che ha diffuso le immagini di cinque possibili fosse comuni.
Una prima, debole speranza (come ha scritto anche il “Guardian“) sarebbe l’invio di 5000 peacekeeper dell’Unione Africana (l’operazione si chiamerebbe MAPROBU), ma in un summit di ieri non è stato raggiunto alcun accordo perché il governo burundese si oppone fermamente a tale ipotesi. Anzi, il potere di Nkurunziza continua col suo disprezzo verso le libertà, come quella di stampa, dato che ieri sono stati arrestati senza un chiaro motivo due giornalisti di “Le Monde”, poi rilasciati dopo alcune ore. Nelle stesse ore, la Francia ha dichiarato di sospendere le sue attività di sicurezza e di difesa con il Burundi.

Segnalo, infine, un articolo molto interessante della eurodeputata italiana Cécile Kyenge sul misticismo politico-religioso di Nkurunziza, elemento essenziale della crisi in cui attualmente versa il Paese africano.

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Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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