Tra le innumerevoli rielaborazioni grafiche dell’immagine di Alan Kurdi, esanime sul bagnasciuga di una spiaggia turca ai primi di settembre 2015, vanno incluse anche le drammatizzazioni fotografiche, ovvero i ritratti di figuranti che, assumendo la posa del bambino, intendono rendere omaggio al piccolo e, allo stesso tempo, denunciare il dramma di migranti e rifugiati, ampliato dalla chiusura delle frontiere europee.
Negli ultimi mesi ho riscontrato questo fenomeno visuale in molte zone del Mediterraneo e l’ultimo esempio è fornito dall’artista cinese Ai Weiwei, che alcuni giorni fa si è fatto ritrarre su una spiaggia dell’isola di Lesbo, in Grecia. Come riferisce “La Repubblica”, la foto è stata pubblicata da “India Today” e poi condivisa su Twitter «per contestare con forza le politiche restrittive dei paesi europei e sensibilizzare l’opinione pubblica su una crisi che sembra non trovare soluzione».
In precedenza foto del genere erano state realizzate a Gaza [qui e qui], in Turchia [qui], in Marocco [qui e qui] e in altre località, forse ancora Gaza [qui, qui e qui] o Turchia [qui e qui].
Tra i primi a farsi riprendere su un bagnasciuga «in solidarietà con i migranti», tuttavia, prima ancora della morte di Alan, è stato un consigliere comunale sardo nell’agosto scorso: [qui, qui, qui e qui].
Per fortuna, secondo la mia sensibilità, ci sono altri che si sono limitati a fotografare un fiore sul bagnasciuga
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PS: è da sottolineare come la stampa (sicuramente quella italiana e quella francese) usi ancora il nome errato Aylan per riferirsi al piccolo Alan.
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INTEGRAZIONE del 3 febbraio 2016:
Commentando proprio l’ultima trovata di Ai Weiwei, ovvero farsi fotografare come Alan Kurdi, Giulia Pompili sul “Foglio” di ieri, 2 febbraio 2016, si domanda: “E se Ai Weiwei fosse un bluff? L’artista-dissidente cinese è perfetto per l’occidente che lo sfrutta tentando di espiare il proprio senso di colpa“.