Democrazia diretta. Non così.

Ritengo che la “democrazia diretta”, almeno quella vista all’opera il 13 gennaio 2014 dagli iscritti al Movimento 5 Stelle sull’abolizione del “reato di clandestinità”, sia una anomalia antidemocratica, una preoccupante distorsione del processo democratico, il quale non è confronto tra umori, ma tra idee e tra conoscenze. Quell’esperimento è una aberrazione perché cancella d’autorità il dibattito, che è il luogo e il momento dello scambio, del confronto, del mutamento, della persuasione addirittura. Il punto non riguarda il referendum tra “si” e “no” perché quella modalità è il punto di arrivo di un percorso; la questione, invece, è l’annullamento di ciò che avviene prima: l’occasione, cioè, in cui due (o più) tesi su un determinato argomento vengono ad essere comparate dibattendo, disquisendo, discutendo, adducendo, dimostrando, negando, negoziando… parlando e soppesando cause ed effetti. Indire un referendum (ma lo si dovrebbe chiamare col suo nome: sondaggio) dalle 10 alle 17 del 13 gennaio su una materia in cui è in ballo la libertà, la vita degli esseri umani, i loro corpi, la nostra e altrui dignità, per non parlare di dinamiche sociali-culturali-economiche epocali, e chiamare al “voto” migliaia di persone che su quel tema hanno scarsa o nessuna cognizione e competenza, ma soprattutto che non hanno avuto modo di riflettervi, è una inquietante perversione di quel che è – e dovrebbe essere – la democrazia. L’idea che il processo di conoscenza (che, in questo senso, ritengo equivalga al processo democratico, cioè di costruzione della democrazia e di esperienze democratiche) venga spazzato via con un click e con la retorica dell’1=1 è preoccupante; la democrazia, come scriveva Bobbio, è «un insieme di regole, primarie o fondamentali, che stabiliscono chi è autorizzato a prendere le decisioni collettive e con quali procedure» (e questa decisione spetta a «un numero molto alto di soggetti»).

Alcuni articoli critici di questi giorni, tutti su “il manifesto”:

(Altre informazioni e qualche link all’esperimento grillino di “democrazia diretta” li ho raccolti QUI).

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AGGIORNAMENTO del 2 aprile 2014:
Il reato di clandestinità è stato abolito: Via libera della Camera: stop al reato di clandestinità. Passa con 332 voti a favore il ddl su pene alternative e messa alla prova che contiene anche la norma. depenalizzata anche la coltivazione della cannabis (“CorSera“).
Sui socialmedia il voto ha fatto molto discutere. Ecco due esempi che riassumono efficacemente il voto: «Depenalizzato il reato di clandestinità. Ottima notizia dalla Camera. Ovviamente il voto contrario ha compattato le destre: FdI, Lega e M5S» (Francesco Nicodemo su twitter); «il 13 gennaio 2014 sul blog di Beppe si votò a favore della cancellazione del reato di immigrazione clandestina. il 2 aprile 2014 alla Camera i deputati di Beppe hanno votato contro la cancellazione del reato di immigrazione clandestina. democrazia diretta» (Michele Di Salvo su facebook).
Secondo “Giornalettismo”, tuttavia, la dinamica del voto parlamentare pare sia più complessa: QUI.
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«Lampedusa non è più un luogo reale. È oltre. Molto di più. Iper-reale. Al punto da essere divenuta un mito. Alle porte del “nostro” mondo. […] Per questo Lampedusa, ieri luogo felice, di riposo e di vacanza, è divenuta l’inizio e la fine del “nostro” mondo. Le colonne d’Ercole del “nostro” tempo. Che segnano i “nostri” limiti. Il “nostro” limite» (Ilvo Diamanti).

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Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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