Due brevi riflessioni scritte su fb prima della nomina di Papa Francesco.
Mattina:
Vorrei osservare, con Max Gluckman, che come «un minatore africano è innanzitutto un minatore», così un (eventuale) “papa nero” (ma perché non viene detto più correttamente africano o, meglio ancora, ghanese, nigeriano…?) sarebbe innanzitutto un papa.
In altre parole – e a dispetto dell’evidenza epidermica -, che il prossimo pontefice abbia una pelle di colore scuro (“nero”, ma il discorso vale anche nel caso fosse bianco, giallo, verde), si tratterà comunque di un elemento da dimostrare.
La questione, cioè, non tocca il futuro papa, ma riguarda coloro che ne sottolineano il colore: quale significato attribuiscono a tale caratteristica? quali sono le loro aspettative circa una condizione (l’avere un’epidermide scura) che elevano a qualità morale, a valore politico, a ruolo sociale?
Sera:
Vorrei ri-osservare che il colore della pelle non è per niente un dato (politico, culturale) secondario.
Chiunque abbia avuto un’esperienza di viaggio nel cosiddetto Sud del Mondo ha certamente sperimentato in che misura, agli occhi dei nativi, noi turisti (per quanto responsabili) non siamo mai considerati “individui medi” (come noi pensiamo di essere), ma veniamo percepiti innanzitutto per ciò che spesso dimentichiamo di essere: “bianchi”, con tutto il carico di senso che questo comporta (ricchi, potenti, moderni, compratori di tutto). (Eh, si, gli stereotipi viaggiano sempre in più direzioni).
Capovolgendo la prospettiva, dunque, un “nero” che raggiunga il potere nelle istituzioni storicamente in mano ai “bianchi” (anzi, “dei bianchi”) rappresenterebbe un fatto di proporzioni epocali: ma non perché “inusuale”, bensì perché “inedito”; e la sfumatura semantica non è da poco, in quanto proietta tale evento nel campo del simbolico. Questa peculiarità – cioè l’essere un fatto simbolico – innesca dei processi potenzialmente rivoluzionari, cioè di trasformazione sociale virtualmente radicale. (Dico “potenzialmente” e “virtualmente” perché dopo e oltre i simboli dev’esserci il coraggio di intraprendere e di portare avanti politiche che realizzino in concreto quelle premesse).
Pertanto, un papa “nero” è una prospettiva che auspico fortemente. (Ed è per questo che sono contento della presenza di onorevoli “neri” nel nuovo Parlamento italiano e sarei ancora più contento se nei prossimi mesi venisse eletta una donna Presidente della Repubblica; sperando, naturalmente, che in futuro mantengano le aspettative di oggi).
PS: Come si sarà colto, con questa breve riflessione ho riempito di significato politico (di quello che io gli attribuisco, ovviamente) una semplice caratteristica dell’epidermide. In altre parole, si tratta dell’esercizio cui alludevo stamattina citando Gluckman.