La Francia è in subbuglio per la “Loi Travail” (modifiche), una riforma del diritto del lavoro presentata dal ministro Myriam El Khomri, che è stata paragonata al “Jobs Act” italiano. Contro questo progetto si manifesta in tutto il Paese dai primi di marzo perché si ritiene che smantelli alcuni diritti acquisiti e renda più facili i licenziamenti. Il clou delle proteste si è avuto il 31 marzo con centinaia di migliaia di persone scese in strada in ogni città (tutti cortei pacifici, sebbene in qualche caso ci siano stati atti di violenza), ma la vera novità si è avuta dopo, a Place de la République a Parigi, quando i manifestanti non sono rientrati a casa e hanno trascorso la notte in piazza: quella è stata la prima “Nuit debout”, cui ne sono seguite ogni sera altre, in tutta la nazione (e non solo: ce ne sono anche in Belgio, Germania e Spagna). Da quella sera è cambiato anche il calendario: aprile non è mai cominciato, per cui oggi, ad esempio, è il 41 marzo.
Le “Nuit debout” sono delle assemblee spontanee in cui le persone discutono e si scambiano informazioni e opinioni: come recita il manifesto dell’iniziativa,
«Ciascuno si riappropria della parola e dello spazio pubblico. Nè ascoltate, nè rappresentate, persone d’ogni orizzonte riprendono possesso della riflessione sul futuro del nostro mondo».
Secondo “Le Figaro”, il movimento non sarebbe del tutto spontaneo, per cui ne ha fatto una genesi e ne ha attribuito la paternità al giornale di estrema sinistra “Fakir”, che poi è il finanziatore di un film-documentario di grande successo e attualità, in questo momento nei cinema di tutta la Francia: “Merci Patron!“.
Il fenomeno è in forte crescita, al punto che “Le Monde” si è domandato cosa possa diventare tale movimento in vista delle elezioni presidenziali del 2017.
L’altra sera (39 marzo), la “Nuit debout” si è tenuta anche a Nizza, in Place Garibaldi, dove alcune centinaia di persone hanno animato un’assemblea pubblica (foto). L’evento è notevole se si considera, come osserva “Libération”, che ciò è avvenuto in una città fortemente ancorata a destra e senza molta esperienza di lotte sociali. Uno dei manifestanti nizzardi ne ha realizzato un video-racconto, con gli interventi di tante persone: studenti, pensionati, attivisti nostalgici, lavoratori, frontalieri italiani, disoccupati.