Christian Estrosi è un politico nizzardo di caratura nazionale, ma saldamente ancorato al territorio della sua città. È stato deputato all’Assemblée Nationale (cioè, l’equivalente della Camera dei Deputati italiana) dal 23 giugno 1988 al 30 marzo 2016.
Intanto, però, è stato anche:
- Presidente del Consiglio Generale delle Alpi-Marittime (cioè della vecchia Provincia italiana) dal 18 settembre 2003 al 14 dicembre 2008;
- Ministro delegato alla Pianificazione del territorio (governo Chirac) dal 2 giugno 2005 al 15 maggio 2007;
- Segretario di Stato per l’Oltremare (governo Fillon) dal 19 giugno 2007 al 17 marzo 2008;
- Ministro dell’Industria (governo Fillon) dal 23 giugno 2009 al 13 novembre 2010;
- Presidente della Città Metropolitana di Nizza-Costa Azzurra (denominazione mutata nel tempo), dal 18 aprile 2008;
- Presidente del Consiglio Regionale PACA (Provence-Alpes-Côte d’Azur) dal 18 dicembre 2015 a ieri, 8 maggio 2017;
- Sindaco di Nizza dal 21 marzo 2008 al 13 giugno 2016;
- Vicesindaco di Nizza (sindacatura Pradal) dal 13 giugno 2016 a ieri, 8 maggio 2017, quando il sindaco Pradal si è dimesso affinché Estrosi possa essere eletto nuovamente sindaco dal consiglio comunale, verosimilmente la prossima settimana.
L’annuncio delle dimissioni contemporanee di Estrosi (dalla Presidenza della Regione, ma resterà consigliere) e di Pradal (da sindaco di Nizza, ma resterà consigliere) è stato fatto ieri sera, due giorni dopo l’elezione di Macron a Presidente della République, al quale Estrosi aveva dato un forte appoggio durante le due settimane di campagna per il ballottaggio contro Le Pen (al primo turno, invece, aveva sostenuto Fillon, anche se con poco entusiasmo). Si tratta di un riposizionamento in vista degli sconvolgimenti in atto nei partiti storici francesi:
- il “Partit Socialiste” sta implodendo: praticamente è scomparso, con il 6% dato al candidato presidente Hamon e un’emorragia di voti verso Mélenchon, che invece è in piena ascesa;
- il partito “Les Républicaines” probabilmente si smembrerà: il candidato Fillon era dato per eletto, pochi mesi fa, poi scandali e guerre intestine lo hanno affossato e hanno sfibrato quell’area, che ora probabilmente farà i conti anche con le trasformazioni del partito lepenista;
- il “Front National”, appunto, probabilmente scomparirà per ripresentarsi con un nuovo nome già alle prossime elezioni di giugno (in ogni caso, quel partito è sempre stato meno compatto di quanto apparisse all’esterno, con guerre feroci tra padre e figlia, nonché tra zia e nipote).
In questo scacchiere estremamente complesso, di cui la stampa italiana non fornisce granché informazioni (e a ragione, intendiamoci: il quadro italiano è altrettanto controverso, per cui sarebbe un po’ masochistico entrare così a fondo anche nella politica francese), la mossa di Estrosi è emblematica di come si possa passare da una funzione all’altra per la sola ragione di perpetuare se stessi: “tutto deve cambiare affinché tutto resti uguale”, sappiamo bene noi italiani. Ebbene, gli ultimi tre anni di Estrosi sono davvero esemplificativi:
rieletto sindaco di Nizza per un secondo mandato il 4 aprile 2014, dopo un anno e mezzo ha lasciato per essere eletto presidente della Regione il 18 dicembre 2015; ma dopo un altro anno e mezzo, si è dimesso ieri, 8 maggio 2017, al fine di riprendere il ruolo di primo cittadino nizzardo la prossima settimana.
Insomma, candidato ed eletto per compiere un determinato lavoro durante 5 anni, in realtà costui dopo pochi mesi passa da una poltrona all’altra per due sole ragioni: mantenere potere (al di là dei progetti, la cui lungimiranza – evidentemente – non interessa) e sopravvivere (agli scossoni politici, radicandosi al territorio, su cui in effetti ha un consenso molto vasto).
Come diceva il buon Silvio? Ah, già: “teatrino della politica”. Qui, però, siamo su uno spettacolo un po’ diverso, quello della “giostra della politica”.
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PS: spero sia chiaro che, con queste considerazioni, non mi interessa dare un giudizio sull’amministrazione in sé (sebbene credo sia implicito e nonostante ritenga Nizza una città molto vivibile per tanti aspetti), ma ciò che mi preme è mostrare una pratica, che sono sicuro potrete riconoscere in numerosi angoli del nostro Paese.
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INTEGRAZIONE del 9 maggio 2017 (sera):
Come scrivevo stamattina in questo post, nella politica francese sono in atto degli sconvolgimenti pesanti. Il caso della regione PACA può essere considerato esemplificativo dell’aria che tira. Come dicevo, il presidente della Regione, Estrosi, si è dimesso così da poter assumere nuovamente la carica di sindaco di Nizza (il suo bacino elettorale più solido, anche in vista delle celebrazioni per il primo anniversario dell’attentato del 14 luglio 2016, che in Francia avrà certamente molta eco); “Le Monde” lo racconta con questo articolo.
Nel pomeriggio, poi, è arrivata un’altra notizia molto importante: a dimettersi dal Consiglio Regionale PACA, dal partito “Front National” e, più in generale, dalla politica tout-court è Marion Maréchal Le Pen, colei che era stata la più giovane deputata all’Assemblée Nationale nel 2012, nonché vicinissima ad essere eletta presidente della regione PACA lo scorso anno, quando Estrosi la superò al secondo turno solo grazie al ritiro del candidato socialista (in quell’occasione, infatti, per una particolarità della legge elettorale locale, i candidati erano tre e non due). Maréchal Le Pen – il cui nonno è Jean-Marie e la cui zia è Marine – era ritenuta la prossima generazione a capo del partito di estrema destra, magari con ambizioni presidenziali. Oggi si è dimessa da tutto e, come scrive “Le Monde”, si tratta di un “sisma dalle conseguenze ignote“.
Infine, ho parlato più volte in questo post di sconvolgimenti. Ebbene, ecco altri quattro esempi, sempre di oggi, su fronti opposti:
- i partiti della sinistra radicale (“France Insoumise” e “Partit Communiste”) non trovano un accordo per le (importantissime) elezioni legislative del prossimo giugno;
- il partito di centro-destra “Les Républicains” domani si riunirà in congresso e, da quanto dichiarato da alcuni, i sostenitori di Alain Juppé si scinderanno e formeranno un gruppo indipendente che sosterrà il governo di Macron;
- l’ex-premier Manuel Valls – socialista, candidato alle primarie del suo partito, ma sconfitto da Hamon – ha annunciato che lascia la sua compagine (che ha definito “morta”) e si è lanciato col neo-presidente Macron (il quale, però, ha risposto freddamente);
- il candidato socialista alle recenti presidenziali Benoît Hamon, infine, ha annunciato che il prossimo 1° luglio nascerà un suo nuovo movimento transpartitico per rifondare la gauche.
[Edit, 10 maggio 2017: in Francia le novità politiche in questi giorni si succedono di ora in ora; oggi è la volta di Hidalgo, Arthus-Bertrand, Taubira e altre 200 personalità che hanno lanciato un «movimento d’innovazione per una democrazia europea, ecologica e sociale»]
Come ha concluso Bernardo Valli il suo editoriale (dal titolo chiarissimo: “La Francia che sparisce“), siamo di fronte ad una transizione epocale come all’inizio della Quinta Repubblica:
Dall’anno della fondazione della Quinta Repubblica, il sistema politico francese non ha subito una ricomposizione come quella che si annuncia. Che anzi è già in corso a Parigi. A sconvolgere il panorama politico, nel 1958, fu de Gaulle, in piena guerra d’Algeria; adesso è l’elezione a capo dello Stato di un giovane tecnocrate senza partito, che non solo ha sconfitto l’avversaria di estrema destra ma ha frantumato le formazioni politiche tradizionali, i socialisti e il centro destra, su cui si basavano gli equilibri politici da più di mezzo secolo.
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INTEGRAZIONE del 10 maggio 2017:
C’è un livello di analisi dell’elezione di Macron che fa ampio riferimento alla simbologia. La prima parte dell’ultima newsletter di Francesco Maselli (disponibile anche su “IL Magazine“) è un’affascinante lettura dei tanti riferimenti che il nuovo Presidente della République ha voluto lanciare a partire dalla sera stessa dell’elezione, davanti al Louvre. Un piano simile è stato affrontato da “Le Monde”, che con questo video di Asia Balluffier rivela i principali simboli giocati da Macron:
Ovviamente, però, c’è anche il fronte di coloro (Claudio Borghi Aquilini, Mario Adinolfi, Maurizio Blondet) che i simboli li leggono come tracce del complotto, per cui il nuovo presidente sarebbe chiaramente massone a causa della piramide alle sue spalle. Di questi deliri ha scritto efficacemente Giovanni Drogo.
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