I napoletani sono persone che se oltraggiate dall’ignoranza, rispondono «Mammt»; se offese dall’arroganza, rispondono con un pernacchio (che sottintende «Tu si’ ‘a schifezza, ra schifezza, ra schifezza, ra schifezza ‘e ll’uommene»); se insultate con un «Forza Vesuvio», rispondono trasformandosi essi stessi in vulcano; se denigrati con un «Senti che puzza / scappano anche i cani / stanno arrivando i napoletani», rispondono con una manifestazione di 15mila persone, aperta da uno striscione che cita Pino Daniele.
Tre settimane fa, non anni fa, tre settimane fa, Matteo Salvini ha pronunciato le seguenti parole: «Ci vuole una pulizia di massa; via per via, quartiere per quartiere e con le maniere forti se serve». Si riferiva ai migranti, e chiunque abbia una minima nozione di storia, magari per aver ascoltato i ricordi di un nonno, sa che quello è un discorso nazifascista. Ebbene, nessun esponente delle istituzioni comunitarie e repubblicane ha risposto, nessuno ha arginato quella vergogna, nessuno ha sentito l’esigenza di fermare la deriva di un buffone che sa solo seminare odio e razzismo.
Napoli, città “Medaglia d’oro al valor militare” per aver cacciato i nazifascisti durante le Quattro Giornate nel settembre 1943, ieri ha dato una dimostrazione a tutta l’Europa (Salvini è eurodeputato). Le violenze che hanno ferito Fuorigrotta (incendiare le auto di chi abita in quel quartiere è una cazzata come poche) sono indegne e vergognose, le condanno senza alcun appello, ma non possono e non devono coprire il grande corteo pacifico e allegro che ha attraversato la città, e a cui avrei partecipato con convinzione, magari dipingendomi la faccia di nero, perché conosco la mia storia e so che nelle mie vene c’è pure il sangue di Annibale.
E no, non è una questione di evitargli visibilità mediatica, come dicono alcuni. Giustamente, osserva Arianna Ciccone, «Questo personaggio sta tutti i giorni in TV a parlare di una invasione che non esiste e a istigare all’odio e all’intolleranza». Denunciare il suo razzismo, opporsi al suo odio, contrastare il suo veleno è un dovere.
La foto è di Ferdinando Kaiser; altre sue immagini del corteo sono visibili cliccando sulla fotografia qui sopra.
– – –
Il post ha avuto una grande diffusione e tra i commenti ci sono stati dei contributi che mi hanno fatto riflettere ulteriormente. Ne copio qualcuno particolarmente stimolante.
AnVi: Aggiungo una breve nota di riflessione. Faccio i miei complimenti a De Magistris per aver fatto immolare a vittima quel personaggio a nome di Salvini. Complimenti sindaco per avere in parte la responsabilità nell’aver dato fiamma alle violenze a Fuorigrotta e procurato danni alla suddetta zona.
Giogg: Sono d’accordo, il sindaco ha responsabilità nell’aver fomentato certi animi. Il suo “grado zero di governo” ieri si è inceppato.
FuDD: Non sono d’accordo: Salvini doveva essere seppellito da una risata.
Giogg: L’introduzione del mio post intendeva proprio questo: per i napoletani l’ironia è sempre stata l’arma più forte. Da quanto ho visto, il corteo mi è sembrato allegro. Io sarei stato ancora più dissacrante: 15mila facce dipinte di nero che facevano 15mila pernacchi di eduardiana memoria.
FuDD: La cosa migliore sarebbe stata lasciargli fare il suo bravo comizio nella più assoluta indifferenza. Salvini non è un golpista né un sovversivo. E’ uno che, più o meno come Grillo e De Magistris, cerca di accaparrarsi la sua misera fetta di mercato elettorale. Io ho schifato Napoli quando ha lascito che si facesse una marcia neonazista senza battere ciglio.
Giogg: Caro FuDD, ho parlato del corteo, che è legittimo tanto quanto il comizio. Invece tutto il contorno – ovvero le tarantelle tra ministro, sindaco, prefetto, mostra d’oltremare ed esagitati sparsi – è roba da far vomitare e che ha fatto il gioco dei populismi contrapposti. Poco fa ho letto questo articolo di Adriano Biondi e penso che possa essere utile alla nostra conversazione:
“La desalvinizzazione [fomentata da de Magistris, a cui dobbiamo pure la “derenzizzazione”, tanto per chiarire che, per me, questo sindaco – coi suoi periodici giochetti populisti – dimostra solo la sua scarsa levatura] ha finito con il soggiogare completamente un altro concetto, ben più interessante: quello dell’opposizione alla “normalizzazione di Salvini” […]. In sottofondo, a parere di chi scrive, il trionfo del discorso vittimista, che troppo spesso avviluppa le considerazioni intorno alla città di Napoli. Il vittimismo di Salvini, che non si assume la responsabilità della carica di violenza dei concetti che esprime […]. Quello di de Magistris, che non porta fino in fondo le implicazioni della “desalvinizzazione” caldeggiata e fomentata“.
Giogg: Paolo Macry non le manda a dire e attribuisce al sindaco l’intera responsabilità politica degli scontri:
“De Magistris, nei giorni scorsi, ha sapientemente trasformato una legittima opposizione al leader della Lega in ostracismo illegale e anticostituzionale […]. La minaccia della violenza non è una novità nella storia dell’amministrazione arancione. Altre volte, de Magistris ha usato una violenza verbale inaudita contro i propri avversari. […] De Magistris non improvvisa. Il suo ambizioso disegno è la creazione del mito di una Repubblica Napoletana dell’Identità. Cioè di un costrutto culturale che affonda a piene mani nel discorso pubblico contemporaneo: popolo contro élite, sovranismo territoriale contro globalizzazione, localismo comunitario contro governo centrale. [Un territorialismo, cioè, che] ha moltiplicato partiti e movimenti europei dal piglio xenofobo et etnocentrico“.
Giogg: Petizione online: “Torre del Greco non è leghista“. Come saprete, tra i napoletani che sono andati a farsi i selfie con Salvini ci sono il sindaco di Torre del Greco e alcuni esponenti della sua Giunta. La foto dell’allegra combriccola è stata ripresa dai molti media locali e nazionali, per cui la community “Aucelluzzo.it” ha sentito l’esigenza di un chiarimento, avviando una petizione online con cui chiedere al primo cittadino torrese di sottolineare che la sua visita al leader leghista era a titolo personale, non istituzionale. Il comunicato-stampa con cui “Aucelluzzo.it” ha diffuso l’iniziativa è stato ripreso da vari media [qui e qui] e, come leggerete, c’entra anche questo mio post (del quale i coordinatori del gruppo mi hanno chiesto di usare qualche frase; con mio consenso e personale soddisfazione).
RoVi: Mi dispiace ma sono in totale disaccordo con te. Credo nella assoluta libertà di circolazione delle idee. Non ho mai manifestato contro le idee di qualcuno, ma per affermare le mie. Le “contromanifestazioni” servono soltanto a scatenare violenze. E’ stata una pagina nera per la storia di Napoli.
Quest’ultimo commento è di una persona che stimo molto e so che i suoi princìpi democratici e nonviolenti sono sinceri e, soprattutto, messi in pratica in una vita di attivismo. Poco dopo aver lasciato quelle parole sotto il mio post, sul suo profilo Fb ha pubblicato l’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani:
Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Il principio è sacrosanto e ispira anche me, infatti non ho scritto da nessuna parte che Salvini non dovesse poter tenere il suo comizio. Alla luce dello stesso art. 18, però, ritengo che esista anche il diritto a manifestare dissenso rispetto agli argomenti di quel politico. Si può discutere se sia “efficace” tale opposizione (i girotondi, ad esempio, sono serviti a qualcosa nei 20 anni di Berlusconi?), tuttavia la questione emersa a Napoli credo che debba essere storicizzata, ovvero contestualizzata nel momento attuale. A questo proposito, le parole più efficaci che ho trovato sono state scritte da Anna Fava:
Mi sbaglierò, ma io non credo che la nostra democrazia tenga dentro tutto. La nostra democrazia nasce dall’antifascismo, la nostra Costituzione è antirazzista e tra i suoi valori supremi c’è la solidarietà. Nonostante ciò, in Italia abbiamo avuto ripetuti esempi di leader politici che inneggiano all’odio razziale. Quel che è cambiato oggi è lo scenario complessivo: la vittoria di Trump negli USA, il successo delle destre in molte parti d’Europa, l’Ungheria che legalizza il sequestro dei migranti nei container. E’ per questo che oggi la figura di Salvini è ben più pericolosa di quella dei suoi predecessori. Perché oggi il rischio di una saldatura esiste concretamente. Quello che a me preoccupa enormemente è la sottovalutazione di tutto questo, l’accoglimento delle istanze razziste di Salvini all’interno del recinto di ciò che può essere democraticamente dicibile, addirittura difendibile. Il problema vero – e drammatico – è questo, il resto è fumo.
Segnalo, inoltre, anche le parole di Rosario Dello Iacovo, il quale confuta una celebre frase attribuita a Voltaire e poi spiega che la libertà è un’altra cosa dal lasciare libertà di insulto ai fascisti:
«Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire», ogni volta che leggo questa bufala, citazione attribuita a Voltaire che Voltaire non ha mai pronunciato, mi sale l’embolo.
È una di quelle frasi a effetto che nelle intenzioni di chi la utilizza dovrebbe testimoniare una straordinaria tolleranza, uno spirito radicalmente democratico che si spinge fino all’estremo sacrificio per permettere anche al nemico di esprimere la sua opinione. Oltre che, naturalmente, far emergere lo spessore culturale di chi la pronuncia con aria solenne.
[…] Libertà di parola non vuol dire libertà di insulto, libertà di opinione non vuol dire che tu sei libero di venire ad abbattere il posto dove vivo con le ruspe. No signori miei, la libertà è un concetto nobile che vale per tutti quelli che lo rispettano, così come la tolleranza si applica ai tolleranti. Io non avrei dato la vita perché Hitler potesse dire che ebrei, rom e avversari politici dovevano essere sterminati nei campi di concentramento, voi? Non darei la vita perché il Ku Klux Klan possa continuare a urlare “Negri di merda”, dopo averli letteralmente impiccati e crocifissi per decenni. Piuttosto potrei darla per impedirlo. […]
Per concludere, ricordo che il giorno prima dell’arrivo di Salvini a Napoli, trenta artisti partenopei hanno diffuso la canzone “Gente do Sud“:
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Il dovere di opporsi all’odio: Salvini a Napoli
12 marzo 2017
I napoletani sono persone che se oltraggiate dall’ignoranza, rispondono «Mammt»; se offese dall’arroganza, rispondono con un pernacchio (che sottintende «Tu si’ ‘a schifezza, ra schifezza, ra schifezza, ra schifezza ‘e ll’uommene»); se insultate con un «Forza Vesuvio», rispondono trasformandosi essi stessi in vulcano; se denigrati con un «Senti che puzza / scappano anche i cani / stanno arrivando i napoletani», rispondono con una manifestazione di 15mila persone, aperta da uno striscione che cita Pino Daniele.
Tre settimane fa, non anni fa, tre settimane fa, Matteo Salvini ha pronunciato le seguenti parole: «Ci vuole una pulizia di massa; via per via, quartiere per quartiere e con le maniere forti se serve». Si riferiva ai migranti, e chiunque abbia una minima nozione di storia, magari per aver ascoltato i ricordi di un nonno, sa che quello è un discorso nazifascista. Ebbene, nessun esponente delle istituzioni comunitarie e repubblicane ha risposto, nessuno ha arginato quella vergogna, nessuno ha sentito l’esigenza di fermare la deriva di un buffone che sa solo seminare odio e razzismo.
Napoli, città “Medaglia d’oro al valor militare” per aver cacciato i nazifascisti durante le Quattro Giornate nel settembre 1943, ieri ha dato una dimostrazione a tutta l’Europa (Salvini è eurodeputato). Le violenze che hanno ferito Fuorigrotta (incendiare le auto di chi abita in quel quartiere è una cazzata come poche) sono indegne e vergognose, le condanno senza alcun appello, ma non possono e non devono coprire il grande corteo pacifico e allegro che ha attraversato la città, e a cui avrei partecipato con convinzione, magari dipingendomi la faccia di nero, perché conosco la mia storia e so che nelle mie vene c’è pure il sangue di Annibale.
E no, non è una questione di evitargli visibilità mediatica, come dicono alcuni. Giustamente, osserva Arianna Ciccone, «Questo personaggio sta tutti i giorni in TV a parlare di una invasione che non esiste e a istigare all’odio e all’intolleranza». Denunciare il suo razzismo, opporsi al suo odio, contrastare il suo veleno è un dovere.
La foto è di Ferdinando Kaiser;
altre sue immagini del corteo sono visibili cliccando sulla fotografia qui sopra.
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Il post ha avuto una grande diffusione e tra i commenti ci sono stati dei contributi che mi hanno fatto riflettere ulteriormente. Ne copio qualcuno particolarmente stimolante.
Quest’ultimo commento è di una persona che stimo molto e so che i suoi princìpi democratici e nonviolenti sono sinceri e, soprattutto, messi in pratica in una vita di attivismo. Poco dopo aver lasciato quelle parole sotto il mio post, sul suo profilo Fb ha pubblicato l’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani:
Il principio è sacrosanto e ispira anche me, infatti non ho scritto da nessuna parte che Salvini non dovesse poter tenere il suo comizio. Alla luce dello stesso art. 18, però, ritengo che esista anche il diritto a manifestare dissenso rispetto agli argomenti di quel politico. Si può discutere se sia “efficace” tale opposizione (i girotondi, ad esempio, sono serviti a qualcosa nei 20 anni di Berlusconi?), tuttavia la questione emersa a Napoli credo che debba essere storicizzata, ovvero contestualizzata nel momento attuale. A questo proposito, le parole più efficaci che ho trovato sono state scritte da Anna Fava:
Segnalo, inoltre, anche le parole di Rosario Dello Iacovo, il quale confuta una celebre frase attribuita a Voltaire e poi spiega che la libertà è un’altra cosa dal lasciare libertà di insulto ai fascisti:
Per concludere, ricordo che il giorno prima dell’arrivo di Salvini a Napoli, trenta artisti partenopei hanno diffuso la canzone “Gente do Sud“:
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Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"