L’altro giorno ho incontrato un conoscente che mi ha detto: «Sai, qualche mese fa sono stato a Napoli, l’ho vista davvero messa male». Già, è così, c’è poco da arrampicarsi sugli specchi neoborbonici. Però poi gli ho detto (e non per ripicca, perché del campanilismo non m’importa nulla): «Sai, di recente sono stato a Roma, splendida come sempre, eh, ma cavolo, l’ho vista davvero al collasso». Ha annuito con lo sguardo basso, ma non perché romano, bensì perché grillocomunista. Io invece non sono niente: né verde, né rosso, né azzurro, niente… nemmeno arancione. Certo, guardo lo spettacolo con interesse, leggo, ascolto, studio, valuto, ritengo di avere il diritto di dire la mia e di fare qualcosa nelle mie competenze e possibilità, con le persone con cui ho sviluppato un percorso e un’idea; siamo in 5 o 6, per di più sparpagliati. Vabbè, in realtà siamo di più, ma.
Insomma, le minoranze mi piacciono, ma non sempre e non tutte (d’altronde siamo tutti minoranze, anche le maggioranze). Oggi, ad esempio, in un teatro di Roma una minoranza della maggiore minoranza ha parlato dei destini del loro partito, nonché del Paese e, a conclusione dell’incontro, quei tizi si sono salutati intonando “Bandiera Rossa” (non so, forse circolava pure un fiasco di vino, peccato non essere presente). Contemporaneamente, in un paese della costa ligure un parlamentare europeo italiano ha evocato la pulizia etnica e i rallestramenti strada per strada contro chi non gli aggrada. Ripeto, ché non vorrei si passasse troppo velocemente su queste parole; ha detto: «Ci vuole una pulizia di massa anche in Italia […]; via per via, quartiere per quartiere e con le maniere forti se serve, perché ci sono interi pezzi d’Italia fuori controllo».
Ecco, lo chiedo a voi che avete la bontà di leggermi: cosa si fa per arginare questo squallore? Insomma, a Napoli ci sono gli zapatisti eppure la città fa schifo, a Roma ci sono gli honesti eppure fa schifo, in Veneto ci sono gli identitari eppure fa così schifo che se la prendono coi bambini del nido (quelli da 0 a 3 anni, per intenderci), a Milano ci sono i soldi eppure arrivano le palme in piazza Duomo (quelle di cui parlava Sciascia? si domandava ieri un amico). Insomma, c’è un modo per contenere e far indietreggiare lo schifo di cui tutti parlano? Personalmente, ritengo di si: cominciare ad accorgersi da dove sgorga questo schifo, dunque fermare l’onda populista dei “nazisti acchiappalike” (cit. Christian Raimo). Quelli della minoranza canterina di cui sopra, lo sanno che è questo lo schifo più inquietante?
Vabbè, metto una canzone, perché tanto già lo so «chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese».
PS: La strofa del titolo continua così: “…politici rampanti, venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false che avete spesso fatto del qualunquismo un arte, coraggio liberisti, buttate giù le carte“.