Fragilità dell’ecosistema marino: gli spiaggiamenti dei cetacei

Post pubblicato nel gruppo-Fb “La Grande Onda”, 10 febbraio 2017:

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Disegno dello spiaggiamento di una grande balena a Luc-sur-Mer, in Normandia, nel 1885 (tratto da: Nelson Cazeils, “Dix siècles de pêche à la baleine“, 2000).

Forse lo slogan di questi ultimi decenni – almeno dall’Agenda 21 del 1992 – che più mi convince è «Pensare globalmente, agire localmente». La “Grande Onda” si occupa di Penisola Sorrentina, ma so che lo sguardo è più ampio e può arrivare ad abbracciare l’intero pianeta. E’ per questa ragione che stasera vi segnalo una notizia che oggi mi ha addolorato molto: 416 globicefali, tutti insieme, sono morti spiaggiati in Nuova Zelanda.
Non tengo questo genere di conteggi, ma proprio lo scorso fine settimana sul litorale della Gironde, sulla Francia atlantica, era accaduta una cosa simile: 100 delfini morti sulla spiaggia. Un mese fa, invece, un centinaio di balene si erano spiaggiate nell’India meridionale. Nei mesi precedenti era accaduto in Cile (60 balene il 18 luglio 2016) e in Indonesia (32 cetacei il 16 giugno 2016). La mia ricerca si è conclusa tornando in Francia, quando il 2 novembre 2015 le balene morte furono una decina nei pressi di Calais. (Secondo un report dell’Università di Pavia, nel 2015 lungo le coste italiane ci sono stati 141 cetacei spiaggiati).
Da quanto ho letto, questo triste fenomeno riguarda mediamente circa 2000 cetacei all’anno ed è antico, dal momento che ne scrisse anche Aristotele nel primo libro della sua “Historia Animalium“. Come ha spiegato Marino Vacchi al “Corriere della Sera”, sulle vere cause che determinano lo spiaggiamento si sa abbastanza poco, tuttavia esistono delle possibili spiegazioni legate alla socialità degli animali: «può accadere che finiscano spiaggiati non solo quelli vittima di qualche problema ma anche tutti gli altri che li accompagnano». Il disturbo di cui più si parla è quello relativo al sonar biologico dei cetacei e, come spiegò tempo fa Ferdinando Boero, è da considerarsi “normale”, dal momento che è documentato da diversi secoli; tuttavia – aggiunse lo zoologo – «l’azione dell’uomo può renderlo più acuto».
Ora, io non voglio dilungarmi oltre perché so di non saperne abbastanza, dunque non voglio aggiungere ipotesi non verificate. Tuttavia penso che questi casi, specie quello neozelandese di oggi, ribadiscano un principio che conosciamo bene: l’equilibrio dell’ecosistema marino è delicato e fragile, preservarlo è un compito quotidiano e di ciascuno di noi.

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Clicca sulla foto per accedere ad altre immagini dello spiaggiamento in Nuova Zelanda (via “Il Post”)

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AGGIORNAMENTO dell’11 febbraio 2017:
Purtroppo oggi altri 200 cetacei si sono spiaggiati in Nuova Zelanda. Con quelli di ieri, sono oltre 600 esemplari. Che grande tristezza.

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AGGIORNAMENTO del 13 febbraio 2017:
“Il Post” riferisce che molti dei cetacei spiaggiati in Nuova Zelanda sono morti, ma «i soccorritori hanno fatto un gran lavoro e ne hanno salvati a decine»: QUI (con foto).

Informazioni su giogg

Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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