Dieci giorni fa celebravamo la “Giornata della Memoria” e ieri è morto Tzvetan Todorov. Nell’ultima pagina del suo “Gli abusi della memoria” c’è il passaggio che potete leggere nella foto qui sopra.
Quel che dobbiamo imparare dalla Shoah è ciò che la rese possibile: da un lato l’aumento dell’indifferenza (anche in un Paese colto come la Germania degli anni ’30) e, dall’altro, lo svilimento del linguaggio (che sdoganò odio sospetti pregiudizi). Non ha senso tramandare una qualche memoria se poi non si coglie la sua essenza, ovvero che gli orrori – anche quelli abnormi come la Shoah – saranno sempre possibili a seconda del nostro atteggiamento verso la sofferenza.
- La settimana scorsa un ragazzo è stato violentato dalla polizia in una banlieue parigina.
- Lunedì a Bolzano un consigliere comunale neofascista si è scagliato contro uno spettacolo teatrale.
- Ieri a Roma c’è stato un sit-in delle seconde generazioni contro l’apatia del parlamento verso la legge sullo jus-soli (che già era un compromesso al ribasso ed ormai è praticamente abbandonata in uno scantinato di Montecitorio).
- Stamattina leggo che alcuni dott., prof. e ing. – sedicenti amanti di Capri – temono l’arrivo sull’isola degli «emigranti (in genere clandestini)».
Ecco, mi fermo qui, perché è troppo anche fare un elenco del genere. Però, considerati questi risultati, ditemi voi se negli ultimi decenni la “memoria” è stata celebrata adeguatamente in Italia e in Europa.
Come diceva Todorov in un altro passaggio di quel libro, «noi dobbiamo mantenere viva la memora del passato: non per chiedere risarcimenti per l’offesa subita, ma per restare attenti di fronte al manifestarsi di situazioni certamente nuove, ma a volte analoghe».
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In merito alla scompasa di Todorov, segnalo gli articoli seguenti:
- “Uno dei massimi intellettuali contemporanei” (La Repubblica)
- “Scavò negli abissi dell’umanità” (di Antonio Carioti, CorSera)
- “Teorico del linguaggio dell’alterità” (di Federica D’Alfonso, Fanpage)
- “Coscienza del Novecento” (di Alessandro Zaccuri, Avvenire)
- “Umanista ribelle” (di Philippe Douroux, Libération)
- “Saggista e storico delle idee” (Le Monde)
- “Fantastico umanista” (di David Caviglioli, L’Obs)