Domenica sera 29 gennaio 2017 a Quebec City un 27enne infarcito di odio ha compiuto un attacco terroristico contro la moschea cittadina: ha ucciso sei persone, compreso l’imam, e ne ha ferite altre otto. Come osserva Karima Moual, si tratta del «primo attentato di dimensioni significative contro una moschea in un paese occidentale» e, purtroppo, la stampa italiana non se n’è occupata adeguatamente:
«il tema è molto caldo e di attualità. La strage, per la sua portata è da prima pagina. Ma che dico, da tutta pagina. [Invece] è un sottotitolo, uno dei tanti fatti di cronaca. Solo il quotidiano La Stampa gli ha dato il giusto spazio in prima pagina. Tutti gli altri? Non pervenuti come dimostra questa carrellata di prime pagine che vi allego (quelle del Giornale e di Libero sono sotto choc)».
Da principio, c’è stata parecchia confusione: si è parlato di tre attentatori e che costoro avessero urlato “Allah Akbar”, ma non era affatto così, perché il responsabile era soltanto uno e, come si poteva intuire, profondamente razzista. C’è stata, cioè, la consueta gara di velocità giornalistica che sacrifica le verifiche e la cautela. Successivamente, poi, la BBC ha fornito un profilo più preciso, per quanto ancora poco dettagliato, dell’unico arrestato:
“According to local media, Mr Bissonnette studied political science and anthropology at Laval University. […] Francois Deschamps, an official with an advocacy group, Welcome to Refugees, said the suspect was known for his far-right views. Mr Bissonnette was “unfortunately known to many activists in Quebec for taking nationalist, pro-Le Pen and anti-feminist positions at Laval University and on social media,” Mr Deschamps posted on the organisation’s Facebook page”.
Chiunque sia, non sembra che, da studente di antropologia, abbia compreso granché i libri d’esame.
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Tornando a Karima Moual, segnalo che una decina di giorni fa ha lanciato un vero e proprio manifesto: “Svelatevi”, indirizzato ai musulmani.
«Svelatevi! Sì, è il caso di utilizzare proprio questo termine per voi musulmani che non fate notizia, che non avete aperte le porte dei talk show, degli spazi di discussione sociale e anche della politica.
Siete fuori da ogni partecipazione solo perché non fate dell’Islam la vostra unica bandiera […]».
Il testo è disponibile anche su “Confronti” ed è stato presentato pure su “Formiche”; inoltre ha dato vita ad un gruppo-Fb. La mattina del 3 febbraio, infine, ne ha parlato la trasmissione radiofonica “Pagina 3”.