La scomparsa di Giulio Angioni e Clara Gallini, antropologi

In dieci giorni sono morti due antropologi italiani importanti, Giulio Angioni il 12 gennaio e Clara Gallini il 21 gennaio 2017. Ne ho scritto due post su Fb (qui e qui), che di seguito riproduco:

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Il prof. Giulio Angioni ripeteva sempre che il paesaggio, come l’identità, è plurimo e dinamico, per cui qualsiasi piano paesaggistico «non può non essere un progetto del futuro, in rapporto col passato, nel contesto del resto del mondo. Che lo si sappia o meno, è sempre così».
Giulio Angioni, antropologo e scrittore sardo, è morto oggi [Unione Sarda, Sardinia Post, Sardegna Oggi, La Nuova Sardegna] e le parole qui sotto – intensissime – sono le ultime che ha pubblicato, ieri sulla sua pagina Fb.

Giulio Angioni, 11 gennaio 2017, 12h23:

Restanti

Resuscitiamo i morti
con foto e audiovisivi
e il passato rivive
da sembrare che morte non dissolva.

La gente di una volta lo sapeva
come tenere vivi i propri morti,
lari e penati in stretta convivenza
che stavano qui in casa
là nella stanza buona,
li potevi pensare
a fare un pisolino dopo pranzo
o al lavoro in campagna
o in viaggio e poi ritornano,
la notte custodivano la casa
stavano insieme a noi
o felici o scontenti come noi

nell’hora mortis nostrae ci accoglievano
per essere all’altezza del morire.

(ga)

Tra i ricordi più toccanti, segnalo quello di Pietro Clemente:

Guardate oggi la pagina facebook di Giulio Angioni. A me è sembrata un antico funerale vissuto come una festa, pieno di colori e di poesie. Giulio ci aveva abituato a una pagina FB che sapeva rendere la poesia un dialogo con le persone, che creava comunità poetiche pubbliche. Ci ha lasciato con un florilegio di poesie sulla vita che ci porteremo appresso per tanto tempo. […]

– – –

galllini2-300x225La prof.ssa Clara Gallini, come ricorda “FanPage“, è stata una delle prime antropologhe italiane; fu allieva di Ernesto de Martino e, dopo aver insegnato a Cagliari e a Napoli, ha concluso la sua carriera accademica come professore emerito di antropologia culturale all’Università di Roma “La Sapienza”.
Alla fine degli anni Settanta la Rai le commissionò una ricerca che sarebbe diventata anche una trasmissione radiofonica di quindici puntate: “Noi, voi, loro, donna”. In quest’ambito nacque “Intervista a Maria“, uno dei suoi lavori più noti e importanti. Da segnalare, inoltre, le sue presentazioni dei documentari di Luigi di Gianni, disponibili su “Teche Rai“: “Nel sud di Ernesto De Martino: tre documentari di Luigi di Gianni presentati dall’antropologa Clara Gallini“. Tra i ricordi più intensi, segnalo quelli di Pietro Clemente e di Fabio Dei:

Pietro Clemente:

[…] La ritrovai in una giornata di uno dei convegni di Amalfi in cui Paolo Apolito ci spinse a costruire una comunità scientifica (fine anni 80 forse?), a pranzo, e ci parlammo col cuore. Ritrovai la mia Maestra di Etnologia e una donna ironica, critica, affettuosa con la quale sono rimasto amico. Da quando andavo a trovarla a Roma in una casa invasa da gatti in amore, a quando la incontravo ai convegni con Fabio Dei e Sandro Simonicca e mi diceva sempra che non ricordava quale era l’uno e quale l’altro, e ci prendeva in giro con affetto. […]

– – –

Fabio Dei:

La scomparsa di Clara Gallini, avvenuta ieri, lascia un vuoto profondo negli studi etnoantropologici e nella cultura italiana più in generale. Forse non così nota a un ampio pubblico, la studiosa ha rappresentato una figura di primissimo piano nello sviluppo delle scienze umane e sociali nel nostro paese. […] Gallini usa strumenti teorici più ampi di quelli del maestro [Ernesto de Martino], collocandosi con decisione in una prospettiva di analisi marxista e strutturalista; inoltre, non è interessata alle forme più statiche della tradizione, ma alla loro interazione con i mutamenti prodotti dalla modernità. L’ideologia del malocchio, ad esempio, non è per lei la permanenza di una antica e irrazionale credenza: piuttosto, è il risultato dell’impatto del capitalismo e di una economia di mercato sulle strutture tradizionali delle comunità locali sarde, dominate dai codici dell’ospitalità, della reciprocità e dell’egalitarismo. […] Questi lavori mostrano una discontinuità radicale rispetto alla tradizione della folkloristica o «demologia» italiana. Diversamente da altri successori di De Martino, Clara Gallini è convinta che gli aspetti subalterni della cultura non si possano studiare separatamente da quelli egemonici, isolandoli in repertori o in musei. In questo è interprete fedele di Gramsci, oltre che del suo maestro. […] Dagli anni ’90 in poi, Gallini apre nuovi campi d’indagine, ponendosi come osservatrice curiosa e critica della globalizzazione e dei mutamenti culturali che essa apporta. Si occupa in particolare della diffusione del razzismo nell’immaginario comune, delle reti relazionali connesse all’uso di Internet, dei dibattiti legati alle guerre dei simboli e in particolare all’uso pubblico della croce. […]

“La Lettura” del “Corriere della Sera”, inoltre, ha riproposto un’intervista a Gallini originariamente pubblicata da Teresa Ciabatti il 21 febbraio 2016. Il testo riguarda l’ultimo libro dell’antropologa, «Incidenti di percorso. Antropologia di una malattia» (di cui segnalo la bella recensione che ne ha scritto Marco Aime su “Doppiozero”):

Il libro è stato scritto dopo l’operazione al cervello per un tumore, senza sapere che poi ci sarebbero state altre operazioni che le avrebbero definitivamente danneggiato la memoria. «Quello che ho scritto ho potuto farlo quando ancora gli eventi stavano lì disponibili al ricordo. Ora è come se fossi svuotata. Rileggermi è stata una scoperta». […] Lei scrive: «Adesso mi rimangono la televisione e i ricordi d’infanzia». «Solo la televisione. I ricordi sono svaniti. A volte mi domando: che faccio ora? Non ho altro che Sanremo da vedere». Lo ha visto? «Sì. Ma soprattutto sono stata due giorni davanti alla tv a guardare il viaggio delle spoglie di Padre Pio. Volevo vedere la folla, quanti erano, i gesti rispetto alla salma. Toccare, segnarsi la croce, il silenzio». Un fenomeno che aveva studiato come antropologa? «Avevo letto la storia di Padre Pio e del suo amministratore che si era riempito di soldi ed era sparito. Letto ma non studiato». Considerazioni su questo «viaggio di Padre Pio»? «Mi sono chiesta se ci fossero altri esempi nella storia di viaggi verso destinazioni temporanee. Non lo so. Ho pensato: a Cascia c’è il corpo di Santa Rita, in qualche modo deve esserci arrivato. Però questo di Padre Pio è un’altra cosa, è un viaggio turistico». […]

Su Fb, inoltre, in molti hanno espresso il loro ricordo: ad esempio Loredana Fraleone, Vincenzo Santoro, Mariano Pavanello.
Sempre su Fb, infine, ho scoperto che “Il Mattino” di Napoli ha dedicato un’intera pagina all’antropologa:

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Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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