Oggi, 7 gennaio, sono due anni dalla strage di matrice islamista nella redazione di “Charlie Hebdo”, che si sarebbe conclusa solo due giorni dopo, il 9 gennaio 2015, con l’eccidio del supermercato “Hyper Cacher” e 20 morti (compresi 3 terroristi).
La vignetta del giornale satirico, qui accanto, si domanda: «Due anni dopo, cosa resta? Il libro del mentore dei Kouachi».
Negli ultimi giorni, infatti, è accaduta una cosa piuttosto controversa: Farid Benyettou, guida ed ispiratore dei fratelli Saïd e Chérif Kouachi, autori della strage al giornale (mentre Amedy Coulibaly fu responsabile di quella al supermercato), ha appena pubblicato un libro, “Mon djihad. Itinéraire d’un repenti” (“Il mio jihad. Itinerario di un pentito”). Oggi 35enne – ex allievo di infermieristica ed ex detenuto a 6 anni di galera per affiliazione terroristica – Benyettou è libero e si dice pentito. Come si è scoperto tre mesi fa, ora è un “formatore in deradicalizzazione”, cioè lavora con Dounia Bouazar (coautrice del volume), fondatrice del “Centre de Prévention contre les Dérives Sectaires liées à l’Islam” e, più di recente, del “NOOR” (“Neutraliser Online et Offline la Radicalisation”).
La questione è: ci si può fidare? Bouazar ha preso tutte le cautele? è sicura di quello che fa? anche dopo la scoperta di alcuni e-book di organizzazioni terroristiche che, su internet, consigliano agli affiliati di mascherarsi da pentiti per poi colpire nuovamente? (qui e qui)
Tornando all’anniversario, oggi a Parigi si terranno varie cerimonie silenziose nei luoghi degli attentati: un fiore e nessun discorso.
PS: sul Taccuino ho scritto varie volte di quella strage: qui.
Anche io temo che il pentitismo dei jihadisti sia solo taqiya!