Il mio ultimo post su Fb del 2016 voglio che sia il mio primo post del 2017 sul Taccuino:
Un pomeriggio di incontri al centro storico di Napoli, insieme ad una bambina di tre anni che indossava “il vestito di Elsa” (sì, la regina dei ghiacci; e in effetti oggi ci stava bene).
- Un presepista di via San Gregorio Armeno, notando il labbro screpolato della bimba, ha chiesto alla madre: «Signora, ho 8 nipoti, posso darle un po’ di Leocrema?».
- La commessa di un tarallificio ha domandato: «Bimba, posso offrirti una fragola di marzapane?».
- Una vecchina in via San Sebastiano è appositamente uscita dal negozio di strumenti musicali e, al freddo e al gelo, ha detto: «Ma che bel vestito da principessa che hai!».
- Un cioccolattaio è venuto al di qua del bancone per portare dei tovaglioli alla bambina che stava impiastricciandosi di cioccolata calda.
- Una libraia, assediata dai clienti, si è fatta ghiacciare dai poteri magici della baby-Elsa.
- Una cliente della stessa libreria si è prodigata in commenti affettuosi, come se la piccola fosse sua nipote.
- Un pizzaiolo, ideologicamente avverso alle pizze sotto misura, ha fatto un’eccezione regalando una squisita mignon alla bambina (ripeto: regalata).
Napoli è quel che è: una città in cui è snervante guidare e dove i mezzi pubblici sono deprimenti. Ma a piedi no, a piedi è una città che regala spesso sorrisi e gentilezze.
Il testo ha ricevuto diversi commenti, ai quali ho risposto con le seguenti parole:
Vi ringrazio per i vostri commenti. Eravamo stati in centro a Napoli anche prima di Natale e la bimba era rimasta affascinata dai Pulcinella di San Gregorio Armeno (adora quel personaggio, là rappresentato in mille statuine diverse), poi dalla pizza a portafoglio e dalla sfogliatella riccia. Il giorno dopo, ai nonni, disse: «Ma Napoli è bellissssima e si mangiano cose buonissssime!». Da allora, il nostro orgoglio di genitori etnicamente partenopei è salito alle stelle. Ieri vi siamo tornati per un mio impegno, rimanendovi più a lungo, fino a sera; l’impressione è che il turismo stia facendo molto bene a quella parte della città: accogliente, interessante, con una vasta offerta di servizi e una buona dose di autenticità (le località turistiche spesso soffrono di una certa ipocrisia e hanno uno sguardo blasé sui visitatori, che invece a Napoli non abbiamo colto). Gli episodi che ho elencato nel post sono reali e spontanei, ci hanno fatto piacere innanzitutto perché rivolti a nostra figlia, ma anche – e direi soprattutto – perché mostrano un atteggiamento positivo della città, cortese, garbato, disinteressato. Conosco bene Napoli, so che lì la quotidianità può essere tortuosa e oscura e che l’infanzia talvolta è addirittura negata, ma del buio parliamo spesso, ora – alla vigilia del nuovo anno – mi piace mostrare anche una luce, come le fiammelle dell’Hannukah accesa ieri in piazza dei Martiri.
Per l’ultimo dell’anno, infine, ho salutato i miei amici con questa foto e un verso della canzone che, ritualmente, intoniamo in famiglia: «Nzomma, ‘n qualunque stato / Avisse lli ricchezze / E chelle contentezze / Ch’addesirie».
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