L’antropologo, disse Lévi-Strauss, è “un astronomo delle culture“. Un filosofo, invece, mi disse che l’antropologo è “uno psicologo delle masse” e uno storico mi spiegò che è “un archeologo del presente“. Un ministro, dal canto suo, specificò che è “un funzionario di Soprintendenza” e un fotografo sentenziò che è “un parolaio“. Un antropologo accademico pontificò che è “un critico del potere“, mentre un religioso rivelò che è “un ateo laicista“. Un impiegato dei servizi sociali, infine, chiarì che è “un mediatore culturale“, mentre un ingegnere precisò che è “un poeta“.
Io, dall’irrilevanza della mia esperienza e sensibilità, ritengo che l’antropologo sia un fastfood-worker che adora camminare per ascoltare i luoghi.
Stamattina, in compagnia di GioVis, ho sentito la storia del Pagliarulo del Vuallariello sul Monte San Costanzo, in Penisola Sorrentina (Sud Italia).