Sconcerta il linguaggio di un assessore di Sorrento (città autodefinitasi “accogliente”) che rivendica l’impegno a “cacciare” dal territorio comunale uno specifico gruppo umano, stigmatizzato nella sua interezza, criminalizzato etnicamente (forse l’abominio più grande dopo gli orrori del Novecento), inferiorizzato utilizzando una eterodenominazione dispregiativa come “zingari“.
Che Sorrento avesse dichiarato guerra ai pezzenti (e non alla povertà) è noto da anni, che il martellamento di titoli etnicizzanti stia dando dei frutti nella mentalità diffusa è altrettanto risaputo, che della galassia Rom non si sappia alcunché è ulteriormente assodato, ma che un rappresentante delle istituzioni possa arrivare ad esprimersi in questo modo, addolora e inquieta.
E’ in casi come questo che sento profondamente la responsabilità di aver compiuto un percorso formativo dedicato all’antropologia culturale. E’ in casi come questo che sento di non poter tacere.
PS: ulteriori sviluppi della vicenda sono segnalati tra i commenti di questo post.
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Forse rileggere una pagina di storia di Sorrento (del suo centro cittadino, il brano fa riferimento all’attuale piazza Tasso) può aiutare a capire che il problema non sono mai i poveri, ma la povertà, la disuguaglianza, la stigmatizzazione, il pregiudizio, il pressappochismo, la bile.
Buona lettura.
«Vi è una classe di gente miserabile, ma l’apparenza la fa credere più numerosa che nella realtà, per l’abitudine che hanno sin dalla più tenera età di chieder sempre l’elemosina ai forestieri. Io ho visto delle donnicciuole ben nudrite, che mentre mangiavano nella strada ed aveano sotto il braccio un pane, mi chiedeano un grano, ed ho anche visto dei ragazzi di vegeto aspetto, di cinque a sei anni, che mentre giocavano tra loro, sospendeano i loro giuochi per chiedermi qualche cosa»
(C. Merlo, “Guida della città di Sorrento” [1a ed. 1857], Tip. Gutemberg ’72, Sorrento 1978, p. 18)
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INTEGRAZIONE del 6 ottobre 2016:
A Carrù, in Piemonte, si è verificato un episodio controverso ad opera dell’Amministrazione Comunale contro dei richiedenti asilo. Il prof. Adriano Favole, docente di antropologia culturale, ha spiegato che : «Quello è puro razzismo». Gli antropologi, per fortuna, non stanno zitti.
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