Nel 2002 Paolo Rumiz scrisse un diario di viaggio, che era anche reportage giornalistico a puntate, sulle linee ferroviarie locali d’Italia; partì dalla Sicilia e risalì lo Stivale. Qualche tempo dopo uscì anche il libro cartaceo.
Nella puntata sulla Circumvesuviana, in provincia di Napoli, scrisse:
«Il Vesuvio è un vulcano metropolitano. Tra il cratere e le rotaie c’è distanza minima. La gente lo vive con intimità, confidenza. E il treno passa tra gallerie e giardini di limoni, stratificazioni di terrazze, case e balconi “‘n coppa o mare”. L’intasamento è pazzesco. Una giungla irriformabile. Ma ogni cantoniera, ogni stazione, ogni passaggio a livello è guardato e abitato.
La Circumvesuviana è una creatura viva, piena. Anche di ladri. Ladri viaggianti. Colpiscono prima delle stazioni. Tutti lo sanno, e tutto il treno, quando rallenta, lampeggia di occhiate guardinghe. Così hanno istituito anche i vigilantes viaggianti. Ne passa uno, con stivaloni da motociclista e il telefonino con la suoneria da “Guerre Stellari”. Fantastico».
Sono passati 14 anni.