Quando arrivo in treno o in aereo e vedo il Vesuvio, mi sento già a casa: è il mio campanile di Marcellinara; e so che lo è per altri milioni di persone.
Lo stesso, ormai, mi capita quando guardo l’azzurro del mare di Nizza: provo una sensazione di appaesamento perché so di essere in un posto in cui ho degli ancoraggi.
Quando passo per Menton, c’è una zona in territorio francese, prima del confine con Ventimiglia, in cui il mio telefono già si aggancia alla rete italiana e mi piace mandare un sms a qualche amico, senza pagare il roaming e, così, abbattere una micro-frontiera.
Rientrando da un viaggio in un altro continente, tutte le volte in cui ho fatto scalo ad Amsterdam, Bruxelles, Londra o, come oggi, Parigi, mi sono sentito già a casa e ho cominciato a contattare i miei più prossimi: “sto arrivando, ci sono”. Puntualmente, ricevo questa risposta: “bentornato”.
Arrivare in Europa significa arrivare a casa. E questa casa, per quanto malconcia, personalmente la difendo, l’aggiusto, la sostengo. La critico e a volte la contesto, ma non la piccono, non ne sogno il crollo, men che mai uso slogan nazionalistici, che tutt’intorno si fanno sempre più raccapriccianti, così beceramente di chiusura ed esclusione, inneggiando a patrie sempre più piccole, così infime che prima o poi i nazionalisti – implicitamente razzisti e intolleranti – arriveranno a chiedere di uscire da loro stessi.
E forse, chissà, questa sarebbe la soluzione migliore per tutti.
(In loving memory of Jo Cox).
PS: Non abbiamo una sola patria, ma tante e a diverse scale: quelle più intime e personali e quelle familiari, di lavoro, di frequentazione… La patria esistenziale non coincide quasi mai con dei confini amministrativi, ma con un’area più fluida, come ad esempio quella fin dove arriva lo sguardo sul Vesuvio e, dunque, può essere così estesa da arrivare fin sul cosmo o, addirittura, su Google Maps: porre dei confini a questa declinazione del concetto di patria è assurdo, semplicemente non si può e ogni tentativo in tal senso è una forzatura, una imposizione, una violenza. La cosa bella del concetto di patria (peccato sia storpiato così tanto dagli invasati) è che la vita lo estende, lo dilata al punto da renderlo plurale: ognuno di noi ha più patrie, il ché rende ancora più anacronistico e insensato chiunque dica “Britain first” (e simili).
AGGIORNAMENTO del 24 giugno 2016:
I sogni dei peggiori vanno classificati nella categoria “incubi”.
INTEGRAZIONE del 24 giugno 2016:
Il 19 maggio scorso è morto Marco Pannella. Ricorderete la quantità e la qualità dei coccodrilli pubblicati nell’immediato. Quell’uomo, coi suoi vizi e i suoi errori, aveva delle idee sull’Europa molto chiare e nette. Da radicale, appunto. Lui, infatti, voleva gli Stati Uniti d’Europa.
Ma c’è di più. Quell’uomo, con la sua schiettezza e fantasia, riteneva che anche Israele e Palestina dovessero entrare in Europa; una proposta ribadita anche poco tempo fa come possibilità concreta da dare alla pace in Medioriente.
Ora non voglio mica allargare il tema della discussione, ché già solo parlare di Brexit stamattina basta e avanza, ma, appunto, tra le dotte argomentazioni di banche, debiti, migrazioni e convivenza, vorrei sommessamente ricordare che la cosiddetta “Europa dei popoli” è qualcosa che molti praticano già, agendo nel quotidiano, organizzando incontri nei quartieri multietnici delle nostre città, ascoltando e praticando scambi. Questa “dei popoli” è ovviamente la declinazione migliore di Europa, una visione così potente da farci immaginare anche la fine di uno dei più drammatici e ideologizzati conflitti contemporanei.
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Poi, però, su tutte queste istanze di “indipendenza” e “autonomia” si può ironizzare e, chissà, magari questo è il miglior esercizio per svelare il pensiero sfascista e xenofobo della Brexit. Non so se lo sapete o lo ricordate, ma io stesso, ad esempio, sono il leader di un movimento (agnostico e nonviolento, sebbene radicale e determinato perché col fascismo non voglio averci nulla a che fare) per l’indipendenza di Villazzano, ridente micro-borgo rurale della Penisola Sorrentina.
INTEGRAZIONE del 28 giugno 2016:
‘Why are you here?’: Juncker to Farage in EU parliament, today.