Come in ogni località turistica, a Nizza ci sono luoghi, tempi, appuntamenti per i turisti e altri per gli abitanti del posto. In uno splendido giardino pubblico su una delle colline cittadine, un oliveto accanto ai resti di un anfiteatro romano e adiacente al Musée Matisse, ogni domenica di maggio si svolge la “Fête de Mai“, un pic-nic con migliaia di persone per “celebrare” la primavera, a cui partecipano solo famiglie e gruppi di amici che abitano qui. La festa è completata da musiche tradizionali provenzali e nizzarde, bancarelle con artigianato locale, gastronomia tipica, zucchero filante, giochi per bambini e così via.
Tra le attrazioni c’è un piccolo palco su cui si alternano una compagnia che mette in scena, alla maniera della commedia dell’arte, l’epopea di Catarina Segurana, l’eroina nizzarda che nel 1543 salvò la città da un assedio corsaro, e il teatro delle marionette di Serge Dotti.
Ieri lo spettacolo di quest’ultimo era “Il était une fois Polichinelle” (“C’era una volta Pulcinella”). Noi eravamo contentissimi e trepidanti, il parterre era zeppo di bambini, compresa nostra figlia di due anni e mezzo, che conosce molto bene Pulcinella in versione guarattella. Quando finalmente si è aperto il sipario, però, Pulcinella era una marionetta orribile: tutta rossa, con gli occhi spiritati e il naso enorme. La nostra bimba ci ha guardato interdetta e dopo pochi minuti s’è alzata e mi è venuta incontro. Le ho detto che quello era un cugino del Pulcinella bianco e nero che conosciamo, ma non si è convinta.
Senza entrare nei dettagli, l’aspetto davvero inquietante, però, è che questo Pulcinella nizzardo, oltre ad essere molto brutto, è anche un violentatore, un infanticida e un assassino che riduce le proprie vittime in salsicce (un trailer video è qui).
Ora, una storia del genere vi pare normale, considerati gli sguardi piuttosto turbati dei bambini presenti? Pulcinella è sempre ambiguo, a volte simpatico, altre odioso, spesso oggetto di bastonate, altre lui stesso violento, ma mai al punto da triturare qualcuno in una macchina per salsicce. Lo so bene che la cultura folklorica è tutt’altro che rasserenante, ma ho i miei dubbi che una messa in scena così cruenta faccia parte del repertorio classico del teatro di figura.
[fonte]
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INTEGRAZIONE:
Sul mio fb ho ricevuto un commento molto interessante, che riproduco qui:
Penso che chi ha messo in scena questo spettacolo ci abbia messo del suo in modo forzato, ma penso anche che se il teatro di figura locale ha un suo repertorio della tradizione o meno, non dovrebbe comunque stravolgere figure della tradizione partenopea, altrimenti non dobbiamo chiamare il personaggio Pulcinella. Di Pulcinella ce ne è solo uno che ambisce ad ottenere il riconoscimento da parte dell’UNESCO, sia come figura del teatro di strada che come maschera delle tradizioni carnevalesche campane. Ha proprio ragione [la tua bimba] a disorientarsi, ma che scherziamo? Confondere i bambini in questo modo? Le specificità vanno rispettate.