Il 2015 del Burundi

Alla fine di ogni anno si fanno bilanci, elenchi, classifiche. Tra i tanti episodi, pubblici e privati, legati a paure, gioie, dolori, soddisfazioni, vorrei ricordare un tema più degli altri: la crisi del Burundi, un Paese a cui mi legano amicizie e sguardi, affetto e impegno.
Nell’aprile scorso la crisi politica che serpeggiava da tanti mesi (anzi anni) è emersa in maniera del tutto inedita attraverso continue e quotidiane manifestazioni di protesta per le strade di Bujumbura, capitale del Paese, contro la candidatura del presidente Nkurunziza per un terzo mandato. Nel corso dei mesi si sono susseguiti un tentativo di golpe, chiusura delle radio indipendenti, repressioni violente, rappresaglie ancor più sanguinose, elezioni farsa, fuga di centinaia di migliaia di profughi, arresti di attivisti e oppositori, nonché espulsioni di diplomatici.
Varie comunità internazionali (Unione Africana, Unione Europea, ONU, USA tra tutti) hanno denunciato spesso la violazione dei diritti umani nel Paese, minacciando sanzioni, boicottaggi e sospensioni dei rapporti bilaterali. Tutto ciò, però, non ha fatto desistere il presidente rieletto per la terza volta e, dal mese di settembre, gli assassinii (ma bisognerebbe definirli più propriamente esecuzioni sommarie) sono aumentati in maniera esponenziale, fino al raccapricciante massacro del 12 dicembre, quando all’alba sono stati scoperti almeno 87 corpi lungo le strade dei quartieri più critici verso il potere.

Ne ho scritto numerosi post su fb, sul mio blog “il Taccuino dell’Altrove” e sul webjournal “Frontiere News”, di cui vi propongo l’intera cronologia dei link:

  1. Burundi: pre-elezioni 2015 (28 aprile, con aggiornamenti fino al 13 maggio)
  2. In Burundi un golpe dall’esito incerto (14 maggio, con aggiornamenti fino al 26 maggio)
  3. Ad un mese dall’inizio della crisi in Burundi (3 giugno, con aggiornamenti fino al 5 giugno)
  4. Costruire la democrazia in Burundi, una lezione (anche) per l’Europa (8 giugno)
  5. Sindumuja, mai più schiavi. Democrazia e partecipazione in Burundi (8 giugno, con aggiornamenti fino al 16 giugno)
  6. Burundi: rumore all’ora dei notiziari (17 giugno, con aggiornamenti fino al 29 giugno)
  7. Poesia nella rivolta, poesia in rivolta (18 giugno, con integrazioni fino al 13 novembre)
  8. Burundi: mediazioni sempre più difficili (16 luglio)
  9. Elezioni in Burundi, ovvero la resa dei conti (20 luglio)
  10. Elezioni presidenziali in Burundi, la resa dei conti (21 luglio, con aggiornamenti fino al 29 luglio)
  11. Ad un mese dall’inizio del terzo mandato presidenziale di Nkurunziza in Burundi (16 settembre)
  12. Ogni mattina si scoprono cadaveri in Burundi (8 ottobre, con aggiornamenti fino al 24 ottobre e, ancora, fino all’11 novembre)
  13. Un attacco al Centre Jeunes Kamenge (26 ottobre)
  14. Il Burundi nel Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU (29 ottobre, con aggiornamenti fino al 13 novembre)
  15. “Dovete fare tabula rasa di questa gente” (9 novembre, con aggiornamenti fino al 10 novembre)
  16. Retorica del “genocidio” e costruzione mediatica dello “scontro etnico” (24 novembre)
  17. Bujumbura: il massacro del 12 dicembre (12 dicembre, con aggiornamenti del 13 dicembre)

Burundi_2015mag17_01_profughi

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Ho scritto questo post anche su fb: QUI.

Informazioni su giogg

Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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2 risposte a Il 2015 del Burundi

  1. Pingback: Gaël Faye racconta Ketty Nivyabandi su Libération | il Taccuino dell'Altrove

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