Cosa sta succedendo in Burundi? Come forse qualcuno ricorderà da uno dei miei aggiornamenti precedenti, l’ONU ha definito le elezioni legislative e comunali del 29 giugno scorso «né credibili, né libere» (il rapporto del Segretario Generale Ban Ki-moon è qui), ma intanto sono arrivati i risultati dello spoglio delle schede: come era prevedibile, il partito di governo (il CNDD-FDD) ha avuto 77 seggi parlamentari su 100. Da allora si sono registrati numerosi scontri, sempre più duri, con morti e feriti, al punto che sia l’ONU, sia gli USA hanno condannato l’escalation di violenza nel Paese africano.
Sul piano diplomatico internazionale va segnalato il costante impegno dell’europarlamentare Cecile Kyenge e l’arrivo di nuovi mediatori: Tom Perriello è il nuovo Inviato Speciale degli USA per la Regione dei Grandi Laghi, lo storico senegalese Abdoulaye Bathily è il nuovo facilitatore dell’ONU per la crisi burundese, mentre il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, è l’intermediario designato dall’EAC, la Comunità dei Paesi dell’Africa Orientale. Quest’ultimo si è recato a Bujumbura due giorni fa e, con ben sette ore di ritardo sul programma, ha avviato incontri con le varie parti in causa. Sull’efficacia di tali negoziati e sulla credibilità di questo mediatore (uno che ha messo in prigione due oppositori poco prima di partire) ci sono molti dubbi, come riassume molto efficacemente una vignetta del disegnatore kenyota Victor Ndula.
Intanto i partiti di opposizione invocano la creazione di un Consiglio Nazionale per la Restaurazione degli Accordi di Arusha e le elezioni presidenziali previste per ieri, 15 luglio, le più temute e contestate, sono state rinviate di sei giorni, al prossimo 21 luglio. Queste, come riferisce Ndung’u Wainaina, esponente dell’International Center for Policy & Conflict, «potrebbero spingere il Burundi in una crisi molto più profonda» o addirittura in una nuova guerra civile.
Infine, l’ultimo bollettino sui rifugiati burundesi all’estero parla di 167.034 persone fuggite dal Paese: 75.840 in Tanzania, 66.993 in Rwanda, 12.578 in DRC, 11.165 in Uganda, 458 in Zambia. Da qualche giorno, inoltre, nel campo di Mahama, in Rwanda, l’UNHCR ha aperto una scuola per i bambini burundesi [25] (di cui alla foto allegata) e nel campo di Nyarugusu, in Tanzania, l’UNICEF ha trovato un modo per dissetare decine di migliaia di persone.
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Una galleria fotografica in divenire (tratta da twitter):
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Gli aggiornamenti non finiscono mai. Mentre pubblicavo questo post (anche su fb) sono stati diffusi due differenti comunicati:
1) un appello da parte degli esperti delle Nazioni Unite affinché il Consiglio di Sicurezza adotti delle azioni decise per prevenire la violenza di massa nella regione dei Grandi Laghi (via-tweet);
2) un documento della Presidenza del Burundi in cui viene esplicitato che qualunque cosa accada (coi negoziati avviati da Museveni) le elezioni presidenziali saranno svolte il 21 luglio (via-tweet).
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