Non so quanto impiegai per ricevere una copia de “Il viaggiatore leggero“, all’epoca Amazon non c’era ancora, per cui chiamai direttamente l’editore Sellerio, che andò a scavare nei suoi depositi per cercarmene una copia (poi due anni fa ha ristampato il volume, di cui potete leggere alcuni stralci qui). Quando Alexander Langer morì, il 3 luglio 1995, rimasi attonito: non che lo conoscessi così bene, ma quella figura mi aveva colpito; un pacifista che si uccide, un ambientalista che abbandona, come può essere?
Per me il suo «più lento, più profondo, più dolce» non era solo il principio di una «conversione ecologica», ma uno stile di vita, così come il suo «decalogo per la convivenza interetnica» non era semplicemente una lista di buoni propositi, ma una visione del mondo: di sé e dell’altro. Langer è stato uno dei primi, forse il primo, politico-attivista pienamente europeo (multietnico e poliglotta): un «disertore della compattezza etnica», un «Brücke» (un ponte).
Qualche giorno fa sono stati 20 anni dalla sua morte e lo hanno ricordato in tanti, proverò a farne un elenco esaustivo. Tengo giusto a precisare che le celebrazioni sono facili, così come le belle parole costano poco; fare proprio il pensiero di Langer, invece, è faticoso e comporta l’impegno a un cambio radicale di paradigma. Che, naturalmente, è da augurarcelo.
Langer è stato ricordato al Parlamento Europeo e alla Camera dei Deputati italiana, il Comune di Roma gli ha intestato un viale, la città di Srebrenica gli ha dedicato un tiglio e il prossimo incontro del movimento di Giuseppe Civati sarà a lui dedicato.
Sul “Foglio” ne ha scritto innanzitutto Adriano Sofri, che poi l’ha citato anche a commento dell’enciclica “verde” di Papa Francesco e degli annunciati muri antimigranti nel cuore d’Europa, tematica a cui ha fatto riferimento anche un articolo di Paolo Campostrini su “L’Alto Adige”.
Sull’attualità del pensiero di Langer si sono soffermati Alex Corlazzoli (“Langer, una lezione per i nostri politici“) ed Emiliano Liuzzi (“Langer, l’aver visto tutto con vent’anni d’anticipo“), mentre Loris Capovilla ne ha sottolineato l’impegno sul fronte del dialogo (“I ponti di Alex Langer verso il prossimo“) e Franco Lorenzoni l’ampiezza della visione (“I sogni senza limiti di Alexander Langer“).
Ancora, segnalo gli articoli pubblicati su “PeaceLink“, su “L’Adige“, su “RaiNews“, su “Lavoro Culturale” e un’ora di trasmissione radiofonica su “Radio Radicale“.
Infine, dato che Amazon nel frattempo l’hanno inventata, se avete voglia di approfondire, qui ci sono alcune letture, a cui va aggiunto il recente libro biografico scritto da Marco Boato, consigliato da Concetto Vecchio e del quale c’è stata una presentazione il 6 luglio all’Università Cattolica di Milano.
NB: ho avviato questa raccolta di ricordi sul mio fb.