Le parole sono da un lato lo specchio di una mentalità e dall’altro il propellente di un’azione. «Sono un gesto che anticipa un altro gesto», scrivevo il 1° ottobre sul mio fb, in occasione di una serie di insulti e violenze verbali nei confronti della minoranza etnica più bistrattata d’Europa pronunciate e scritte in alcuni spazi social della mia città di origine. Se ne può leggere QUI (e mancano le frasi più oscene e genocidarie).
Alle indecenti parole di allora, alla fine di ottobre sono seguiti provvedimenti istituzionali di altrettanta sconcezza: chiedere l’elemosina è ritenuto un «diversivo preordinato ad agevolare la commissione di attività illecite (borseggi, scippi, furti, ecc.)». Un consigliere di maggioranza ha fatto approvare una mozione «per porre fine al dilagante fenomeno dell’accattonaggio a Sorrento». Se ne può leggere QUI (che poi, inquadrare il mendicare come presupposto d’un reato ha un qualche fondamento giuridico o un precedente legislativo in qualche paese civile?).
Il suddetto consigliere (un “moderato”, fa parte dell’UDC) a metà ottobre si era distinto per un post su facebook dove si vantava come un bullo di aver usato violenza contro una persona che, a suo dire, stava «sporcando» la sua amata città col suo semplice esistere. Se ne può leggere QUI.
Dall’11 novembre 2014, infine, l’ordinanza è entrata ufficialmente in vigore (download diretto del pdf):
«In tutto il territorio del Comune di Sorrento è fatto divieto a chiunque di esercitare attività alcuna dedita all’accattonaggio, con particolare riferimento alle seguenti aree ed alle zone prospicienti a: edifici di culto, ospedale, case di cura e case di ricovero, sedi delle istituzioni preposte al soccorso ed alla sicurezza, stazione ferroviaria, stazione dei bus extraurbani, fermate dei mezzi di trasporto pubblico di linea e non di linea, porto, cimitero, parchi, parcheggi, aree mercatali e zone annonarie, musei e teatri»
(Ordinanza n° 373 dell’11/11/2014, “Misure anti-accattonaggio e mendicità molesta per contrastare il degrado urbano“)
Un secolo fa Sybil Fitzgerald, descrivendo Sorrento e la Penisola osservò:
«Sfortunatamente, qui c’è una popolazione povera, esuberante per un territorio esiguo e sia pur ferace. Bambini dalle guance imporporate e in buona salute e contadini agghindati vi chiederanno, fastidiosamente, l’elemosina. I mendicanti pullulano, petulantemente, in ogni angolo della costiera»
(Sybil Fitzgerald, “Naples painted by Augustine Fitzgerald, described by S. F.“, Adam & Charles Black, Londra, 1904).
Ma io ricordo ancora le parole del Papa, più di 20 anni fa, pronunciate nella piazza principale della mia città:
«Promuovete sempre, in maniera autentica, la causa dell’uomo. Mentre vi sforzate di migliorare e rendere più efficienti i servizi per il tempo libero, non chiudete gli occhi dinanzi ai tanti fratelli vicini e lontani, privi ancora del necessario. E’ forte, infatti, la tentazione di aderire alla “congiura del silenzio”, che, soprattutto nelle località turistiche, cerca di allontanare, o addirittura di rimuovere, il ricordo di chi ha fame, o giace nella miseria, o è senza casa, o è privato dei propri diritti fondamentali»
(Giovanni Paolo II ai sorrentini, 19 marzo 1992)
A quella storica visita e a queste parole, profondamente umane e non confessionali, la stessa attuale amministrazione sorrentina ha dedicato nel marzo 2012 un monumento ed un marmo in pieno centro cittadino (QUI):
Il rispetto del povero e del mendicante è parte della storia locale, se solo la si conoscesse, e delle pratiche tradizionali, se solo le si riconoscesse. Presso la Casina dei Capitani di Meta, ad esempio, è facile ascoltare ricordi sulla “messa pezzentella” o “messa pezzuta”, quando i marittimi – col capitano e talvolta l’armatore in testa, ovvero i ricchi e gli istruiti – facevano pubblica pratica di umiltà per ringraziare la Madonna del Lauro o altre divinità a cui erano devoti, per lo scampato pericolo occorso durante la navigazione. Il mendicare diventava una pratica di profonda umanizzazione, una forma di empatia coi meno fortunati, una strategia di riconquista della vita dopo aver sfiorato la morte. Esempi simili ce ne sono ancora oggi durante le questue che si effettuano nelle settimane precedenti le feste patronali, quando fedeli, sacerdoti e chierichetti procedono di casa in casa per ricevere un sostegno e, allo stesso tempo, per tenere unita la comunità.
Naturalmente, sono fenomeni diversi da quelli oggetto dell’ordinanza, ma il discrimine dov’è? Dove poniamo la soglia tra gli uni e gli altri? La guerra ai poveri (e non alla povertà) rivela solo un enorme disagio psicologico, una vera e propria fobia per quello che eravamo. Il mendicante è uno specchio in cui abbiamo paura di rifletterci.
Così basta confiscare 90 centesimi e credere che il decoro urbano sia salvo. Chissà, però, se lo è anche quello interiore.
La realtà è che tra sei mesi ci saranno le elezioni comunali e taluni amministratori, non sapendo quali luminosi risultati vantare dinnanzi alla cittadinanza, ora tentano un disperato recupero sbandierando i soliti feticci (paure, insicurezze, poveri, invasori…), come da tradizione della peggiore politica italiana.
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Altre info:
- L’ordinanza sorrentina contro l’accattonaggio “molesto” non solo è vergognosa, ma è pure un duplicato: nel 2008 la precedente giunta comunale varò un provvedimento simile (ovviamente sempre in scadenza di mandato): QUI.
- Il parroco della Cattedrale di Sorrento, don Carmine Giudici, del direttivo regionale della Caritas, ha preso le distanze dall’ordinanza, che prevede di donare le elemosine confiscate all’ente cattolico di cura dei disagiati:
(L’articolo completo è QUI)
- Per questa presa di posizione, il sacerdote è stato attaccato da certa stampa e dal sindaco stesso, il quale, invece, ha ricevuto vari plausi, come ad esempio quello dell’associazione albergatori.
- La Caritas sorrentina, però, ha ribadito il rifiuto di essere strumentalizzata dalla politica locale per questioni di tal fatta e il suo stesso direttore, Domenico Leonetti, ha scritto su fb che la delibera sorrentina è “incredibile”: «Utilizzare l’organismo pastorale della Caritas per affermare scelte sociali assurde, inumane, populiste e strumentali e tutto questo senza dare alcuna informazione nè la Vescovo, nè al Direttore Caritas… siamo difronte a processi di inciviltà, di intolleranza,di incapacità di affrontare umanamente un problema in tempi gravemente di crisi».
- A riprova della profonda distanza (culturale e civile) dall’atto del Comune di Sorrento, la stessa Curia Arcivescovile ha seccamente rifiutato forma e contenuti dell’ordinanza “anti-accattonaggio”: «[…] Fa, perciò, clamore in questi giorni l’ordinanza adottata dal sindaco di Sorrento, Giuseppe Cuomo, in riferimento all’accattonaggio molesto. Nell’ordinanza è previsto che i soldi confiscati ai mendicanti vadano alla Caritas diocesana di Sorrento. La Caritas, però, non è stata consultata e non accetterà di ricevere le elemosine confiscate».
- Stante questa situazione, il sindaco ha firmato una nuova ordinanza in cui le elemosine confiscate andranno ad un fondo comunale anti-povertà, ma la sostanza resta uguale e nessuna delle osservazioni presentate dalla minoranza del Consiglio Comunale sorrentino è stata accolta, soprattutto la prima, quella di carattere generale: «La nostra città, per la sua notorietà e attrattività, è luogo di convergenza di tanta umanità, talvolta anche disagiata e, in alcuni casi, legata a pratiche illegali. Tale questione, dunque, non va negata, ma affrontata. Il metodo con cui la si tratta, tuttavia, risulta centrale, specie per una città votata all’accoglienza. Alimentando il sospetto verso la condizione dei mendicanti, invece, questa ordinanza va in direzione opposta alla nostra tradizione».
- La vicenda ha fatto molto discutere e ha ispirato anche alcuni testi particolarmente brillanti, come questi di Torquato Spasso, un personaggio interpretato su fb da un anonimo sorrentino:
a’ finale, il problema sono i quattro spiccioli che lasciate sul bancone del bar tutte le mattine come mancia alla barrista con le zizze toste e il legins che non lascia nulla all’immaginazzione (e vi fa sentire anche giovani dentro, mentre fuori avete bisogno del cialis).
abbiamo capito: quei 10 centesimi non li volete dare al mendicante straccione, perchè vedete in lui un pericolo per la vostra democrazia, un ladro di bambini, un rackettaiuolo, un claun che vi fa a pezzettini e poi vende le vostre budelle in romania e il vostro fegato fracito al bancone del robbivecchi.
voi dite che e’ una questione di principio, e c’avete raggione. ammagari ricordatevi il principio anche quando a fine mese dovete pagare irpef, acqua, imu, munnezza, tosap, tasi e il piggione al vostro proprietario di casa. E ammagari anche in nero.
[continua QUI][…] io pensavo ad una fuga per non perdere il treno della vesuviana, invece Nin Otto fuggiva dai SS (i StracciaStraccioni) istituiti dal comune a difesa del nemico elemosinatore. la colpa di Nin Otto era quella di essere allergico al metallo. avete capito bene, Nin Otto ha un problema col metallo.
[continua QUI][…] ma come sarebbe oggi l’attivita’ di scagnulillo con l’ordinanza degli straccia-straccioni? ve lo immagginate antonio a’ guardia che gli confisca il caffe’ per destinarlo in beneficenza all’orzo-bimbo? la storia di scagnulillo, mi ha fatto venire in mente il caffe’ sospeso a napoli. un caffe’ sospeso all’incontrario. Da sospeso a soppresso.
[tutto il testo è QUI]
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Il riflesso pavloviano di gran parte delle discussioni su fb in merito a questa ordinanza è di deviare in dibattiti sui Rom, in cui si sprecano luoghi comuni, pregiudizi, falsità, ignoranza, giustizialismo, filonazismo e, naturalmente, termini vuoti come “integrazione”. Non è una questione meramente sorrentina, ma nazionale, dinnanzi alla quale pare che le capacità razionali di molti si arrestino. Alessandro Capriccioli ha tentato di chiarire coi numeri perché quella dei Rom è una segregazione e perché in realtà non la si vuole eliminare: perché in gioco c’è un fiume di soldi per tenere “le persone in container malridotti, spesso riparati alla buona con materiale di risulta, per stiparle in spazi claustrofobici, senza areazione né luce, con servizi sanitari sotto il limite della decenza e senza cucine, per confinarli quasi sistematicamente in zone recintate e videosorvegliate, in cui bisogna comunicare il proprio numero (il numero, neanche il nome) ogni volta che si entra e che si esce, a chilometri di distanza dal negozio di alimentari, dall’ufficio postale, dalla farmacia più vicini. Un fiume dei soldi per gestire dei lager” (tutto il testo è QUI).
I razzisti non credono all’evidenza, ma solo alla loro verità precostituita, così un sindaco come quello leghista di Concamarise (Verona), Cristiano Zuliani, senza alcun pudore afferma che bisogna «termovalorizzare i rom» (e poi, non soddisfatto, lo ribadisce pure) e alcuni genitori di una scuola elementare di Torino non vogliono che il bidello sia Rom: «E’ uno scandalo in un momento in cui ci sono tanti italiani senza lavoro che la pubblica istituzione abbia assunto i Rom».
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Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, sta alzando notevolmente la temperatura dell’odio contro i rom (e gli immigrati). In merito, sono stati pubblicati vari articoli. Eccone una piccola selezione:
- Davide Piacenza, Qualcuno era comunista padano, “Rivista Studio”, 30 ottobre 2014
- Christian Raimo, Il nazista acchiappalike, “Internazionale”, 6 novembre 2014
- Alessandro Gilioli, Su Salvini: lettera aperta, “L’Espresso”, 9 novembre 2014
- Christian Raimo, La questione è la violenza contro i rom, non il parabrezza, “Internazionale”, 10 novembre 2014
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AGGIORNAMENTO del 23 novembre 2014:
“L’Osservatore Romano” il 22 novembre 2014 ha pubblicato il testo integrale di un intervento di Papa Francesco, intitolato “La trappola di Narciso“. Un estratto è stato citato oggi da Eugenio Scalfari nel suo editoriale domenicale su “Repubblica”:
“[…] Che cos’è la povertà? Di questo solitamente si tace, si sottolineano molto i soldi che mancano per creare lavoro, per investire in conoscenza, in formazione, per progettare un nuovo welfare e per salvaguardare l’ambiente. È giusto, ma il vero problema non sono i soldi che da soli non creano sviluppo. La loro mancanza è diventata una scusa per non sentire il grido dei poveri e la sofferenza di chi ha perso la dignità di portare a casa il pane perché ha perso il lavoro. Il rischio è che l’indifferenza ci renda ciechi, sordi e muti, presenti solo a noi stessi con lo specchio davanti. Uomini e donne chiusi in se stessi. C’era qualcuno così che si chiamava Narciso. Quella strada no. Noi siamo chiamati ad andare oltre, il che vuol dire allargare, non restringere, creare nuovi spazi e non limitarsi al loro controllo. Andare oltre significa liberare il bene e goderne i frutti […]”.
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INTEGRAZIONE del 26 novembre 2014:
Naga: Chi vuole contrastare gli stereotipi dilaganti sui rom fatica ad ammettere fatti frequenti come la commissione di furti, la discriminazione delle donne, l’accattonaggio a mezzo di minori. Evitare considerazioni negative è necessario per bilanciare gli attacchi oppure concorre al fraintendimento della situazione?
Sigona: Domanda complessa. Dovendo rispondere in breve, direi che certo ci sono episodi di criminalità da marginalità sociale tra i rom, ma questo non implica che tutti siano colpevoli di tali comportamenti devianti. Quando mi si dice che i rom sono ladri e rifiutano di integrarsi e di comportarsi da buoni cittadini, ricordo che in Italia c’è una lunga lista di politici, amministratori pubblici, imprenditori e faccendieri indagati per furti di ben altra grandezza. E nessuno si sogna d’accusarli di non essere integrati. In definitiva, che ci siano comportamenti devianti non va negato, va contestualizzato e vanno accuratamente evitate le generalizzazioni.
Da un’intervista a Nando Sigona pubblicata su “Nagazzetta” (novembre 2014): QUI (pdf).
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INTEGRAZIONE del 28 novembre 2014:
Un Paese in crisi (e mi fanno ridere quelli che pensano si tratti di una crisi economica), partiti e movimenti in evidente stato confusionale, politici nazionali e locali che annaspano per palese fallimento della propria gestione, città in perenne decadenza… E tutto questo come viene affrontato? Con la logica del sacrificio. Sulla pira del consenso vengono ora immolati i dissidenti, ora i pezzenti, ora i diversi. Ma è tutto inutile perché sono azioni miopi e fuori fuoco. Certo, a meno che l’obiettivo non sia proprio quello di continuare sul piano inclinato dell’erosione etica e democratica. D’altronde, ci siamo già passati:
“Ieri il sindaco di Napoli ha firmato un’ordinanza che sembra uscita dagli uffici creativi del neolepenismo lombardo. In sostanza: guai ai mendicanti, basta con la tolleranza buonista, e via alle multe a chi rovista nei rifiuti per rivendere quel che trova nei mercatini clandestini. A conti fatti, è quasi un mondo che si rovescia […]. È ovvio che ragioni sanitarie e ragioni di civiltà impongano regole e comportamenti inderogabili. Tuttavia, è inutile farsi illusioni: ordinanze come quelle firmate ieri l’altro a Castellammare e ieri a Napoli placano gli umori più accesi, ma non risolvono i problemi più di fondo. Chi è povero al punto da rovistare nei rifiuti è presumibilmente un nullatenente, e i nullatenenti, si sa, non pagano le multe. È un circolo vizioso. Non se ne esce. Più delle multe, allora, possono i controlli, i presidii, la presenza costante dei vigili urbani o anche forme di solidarietà strutturata e non necessariamente istituzionale […]. In ultima analisi, quel che conta è l’attenzione per lo stato effettivo delle città. Ma i sindaci, nel corso di questi decenni, hanno pensato ad altro: ai grandi eventi, all’effimero, al nulla passato per tutto. E così che le periferie si sono allontanate sempre di più e quelle che non lo erano lo sono diventate. Finché l’emergenza sociale produceva trasferimenti statali, si è preferito soffiare sul fuoco. Ora che l’incendio è divampato non si sa più come spegnerlo. Con una multa? Beato chi ci crede” (Marco Demarco)
E poi ci sono quelli che, pur mostrando scetticismo verso l’ordinanza, usano un linguaggio a dir poco imbarazzante: “quei poveracci che vivono di monnezza“, “nullatenenti proliferanti ai margini della società“, “il degrado umano e urbano“, “questi sudici commerci” (Pietro Treccagnoli).
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INTEGRAZIONE del 4 giugno 2015:
Scopro oggi un articolo apparso su “Internazionale” il 3 marzo 2015, a firma di Stefania Mascetti: La carità è sempre molesta, in cui la giornalista racconta l’ossessione di Angelino Alfano, ministro dell’interno: la necessità di nuove norme “nei confronti di comportamenti che, a mio avviso, hanno rilievo penale, come l’accattonaggio molesto o la carità molesta”.
Osserva Mascetti: “La carità è sempre molesta, perché vedere la povertà importuna la nostra coscienza, ci impedisce di tornare a casa tranquilli, ci mette davanti alcune domande scomode“.
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INTEGRAZIONE del 17 giugno 2015:
In Penisola Sorrentina anche il comune di Meta ha emesso un’ordinanza “anti-accattonaggio”, stavolta per mano di un sindaco di centro-sinistra, Giuseppe Tito, del Pd. Dopo un’ordinanza “anti-cafoni” e un’altra “anti-bivacco”, la settimana scorsa Meta “ha dichiarato “guerra all’accattonaggio” molesto dei nomadi su tutto il territorio“, con “la confisca delle elemosine e sanzioni civili che vanno da un minimo di 50 ad un massimo di 250 €, oltre a sanzioni penali nei casi più gravi“. Come ha affermato il sindaco, “Sul territorio di Meta si sono manifestate situazioni e atteggiamenti posti in essere da persone che praticano una forma di accattonaggio, cui conseguono per le modalità insistenti e fastidiose, difficoltà nel libero utilizzo e accesso a spazi e aree pubbliche con potenziali situazioni di pericolo per la circolazione dei pedoni, dei veicoli, per l’incolumità delle persone in genere e degli stessi soggetti che attuano tali comportamenti”.
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INTEGRAZIONE del 23 settembre 2016:
La prima pagina del numero in edicola di un settimanale sorrentino ha il seguente titolo a caratteri cubitali: «Professione mendicante: 3mila euro al mese». Sorrento, l’accogliente città celebre in tutto il mondo per la sua attrattività turistica ed i suoi servizi di qualità, sono anni che ha dichiarato guerra ai poveri e che si adopera per cacciare le etnie sgradite.
Dapprima le misure erano adottate «per contrastare il degrado urbano», ritenuto un prodotto dall’accattonaggio e dalla “mendicità molesta”, a loro volta considerati un «diversivo preordinato ad agevolare la commissione di attività illecite (borseggi, scippi, furti, ecc.)».
Successivamente, il piano inclinato di questo strisciante razzismo e classismo ha fatto sempre più scivolare il linguaggio, i gesti e i provvedimenti.
Si è passati, infatti, dai propositi genocidiari anti-rom (e, in generale, anti-migranti) espressi dai potenziali elettori nei gruppi facebook cittadini (un hate-speech ormai talmente “normale” da sembrare quasi un brusio di fondo) al sequestro degli spiccioli (con relativo tentativo di strumentalizzazione della Caritas diocesana locale).
In seguito abbiamo dovuto assistere ad un consigliere comunale (oggi ex) che strattonava in malo modo una persona da un bar perché, come ha candidamente raccontato sulla sua pagina fb, «stai semplicemente “sporcando” e rubando nella mia Città! che io AMO. fuori da qui! BASTA mendicanti!».
Più di recente, infine, si è arrivati ai post esplicitamente antizigani da parte di assessori in carica, come ho evidenziato io stesso lo scorso agosto (e per il quale un fake mi ha consigliato con un messaggio privato di essere più discreto nelle mie critiche).
Adesso è la volta di taluni giornalisti (non di rado sfacciatamente apologeti del fascismo sui socialmedia) che pubblicano sedicenti inchieste basate sui sentito dire. Nell’articolo cui mi riferivo in apertura di questo post, infatti, viene citata la Polizia Municipale che, indagando presso i commercianti cui i mendicanti cambiano le monetine, avrebbe calcolato la cifra sparata nel titolo di cui sopra. Ecco, a me piacerebbe ascoltare una dichiarazione da parte del Comandante e capire quanto ci sia di vero in questa notizia e, eventualmente, se può fornire maggiori dettagli sulle metodologie di ricerca e analisi che sono state impiegate.
Tenendo presente, soprattutto, che il piano resta così inclinato da non prospettare niente di buono: per i bistrattati, ma anche per l’intera società sorrentina.
“L’Osservatore Romano” il 22 novembre 2014 ha pubblicato il testo integrale di un intervento di Papa Francesco, intitolato “La trappola di Narciso“. Un estratto è stato oggi citato da Eugenio Scalfari nel suo editoriale domenicale su “Repubblica”:
“[…] Che cos’è la povertà? Di questo solitamente si tace, si sottolineano molto i soldi che mancano per creare lavoro, per investire in conoscenza, in formazione, per progettare un nuovo welfare e per salvaguardare l’ambiente. È giusto, ma il vero problema non sono i soldi che da soli non creano sviluppo. La loro mancanza è diventata una scusa per non sentire il grido dei poveri e la sofferenza di chi ha perso la dignità di portare a casa il pane perché ha perso il lavoro. Il rischio è che l’indifferenza ci renda ciechi, sordi e muti, presenti solo a noi stessi con lo specchio davanti. Uomini e donne chiusi in se stessi. C’era qualcuno così che si chiamava Narciso. Quella strada no. Noi siamo chiamati ad andare oltre, il che vuol dire allargare, non restringere, creare nuovi spazi e non limitarsi al loro controllo. Andare oltre significa liberare il bene e goderne i frutti […]”.
“Internazionale”, 3 marzo 2015, QUI
LA CARITA’ E’ SEMPRE MOLESTA
di Stefania Mascetti
Nuove norme “nei confronti di comportamenti che, a mio avviso, hanno rilievo penale, come l’accattonaggio molesto o la carità molesta”. È quello che ha promesso il ministro dell’interno, Angelino Alfano, al termine della riunione del Comitato per la sicurezza che si è riunito a Roma. “Dopodomani incontrerò il presidente dell’Anci, Piero Fassino, per fare insieme una legge contro il degrado urbano e sulla sicurezza delle città”.
Degrado e sicurezza per chi? Secondo l’Istat le persone senza dimora in Italia sono circa 47.600, cioè lo 0,2 per cento della popolazione iscritta presso le anagrafi. A Roma, secondo una stima effettuata nel 2011, sono 7.800, di cui 2.760 trovano riparo durante l’inverno presso centri di accoglienza notturna del comune, di parrocchie, istituti religiosi e associazioni di volontariato. Circa 2.500 persone non trovano riparo per la notte e altre duemila vivono in alloggi di fortuna. A febbraio, dopo alcune giornate di pioggia, i vigili hanno dovuto portare in salvo le persone che dormivano sotto i ponti e lungo gli argini del Tevere. Dov’è il necessario decoro per queste persone?
La sicurezza? Sempre secondo Alfano, nel 2014 a Roma si sono registrati cinquemila reati in meno rispetto all’anno precedente. Eppure la scorsa notte, nel centro di Roma, un senzatetto italiano di 48 anni è stato aggredito da un gruppo di giovani, non ancora identificati, che lo hanno mandato in ospedale con un trauma facciale. Senza motivo. Dorme spesso sui gradini della chiesa di San Calisto, a Trastevere: la sua storia ricorda quella del giovane somalo bruciato e ucciso nel 1979 vicino a piazza Navona, o quella del cittadino indiano a cui hanno dato fuoco nel 2009 mentre dormiva su una panchina della stazione di Nettuno.
Sono aggressioni che non hanno smosso legislatori o ministri. Se per accattonaggio molesto Alfano intendeva i borseggi, non c’è bisogno di nuove figure di reato: il furto con destrezza è già presente nel codice penale.
La carità è sempre molesta, perché vedere la povertà importuna la nostra coscienza, ci impedisce di tornare a casa tranquilli, ci mette davanti alcune domande scomode. E intanto nessuno ha chiesto scusa agli accattoni per chi, nel Capodanno del 2013, è andato a letto augurandosi un anno “pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso e magari con qualche bufera di neve”.
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