Insufficienza di prove

“Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte mi cercarono l’anima a forza di botte”

Il 31 ottobre 2014 la sentenza del processo di appello per l’omicidio di Stefano Cucchi ha assolto gli imputati per «insufficienza di prove» (ultimo tassello di un procedimento investigativo pieno di errori, come documenta Giovanni Bianconi).
Raccolgo i commenti che ho trovato più pertinenti e toccanti (come già sul mio fb).

ErreCi:

«Questo non è un paese del domani, è un luogo abitato da prepotenze» (QUI).

Concita De Gregorio:

«Vada a casa signora, ci dispiace. Suo figlio è morto mentre era nelle strutture dello Stato, una caserma poi un’altra, una cella di sicurezza poi un’altra, un ospedale poi un altro. È stato picchiato, è vero. Aveva le vertebre rotte gli occhi tumefatti: lo sappiamo, le perizie lo confermano, non potremmo d’altra parte certo negarlo. Le sue foto avete deciso un giorno di renderle pubbliche e da allora le vediamo ogni volta, anche oggi qui, ingigantite, in tribunale. Un ragazzo picchiato a morte. Ma chi sia stato, tra le decine e decine di carabinieri e agenti, pubblici ufficiali e dirigenti, medici infermieri e portantini che in quei sei giorni hanno disposto del suo corpo noi non lo sappiamo. Dalle carte non risulta. Nessuno, diremmo. Anzi lo diciamo: nessuno. […] Dev’essere stato difficile anche per i magistrati, è lecito e necessario supporre, prendere una decisione così. Ci si augura che sia stato un rovello terribile, una via per qualche ragione patita e obbligata. Perché altrimenti diventa difficilissimo per ciascuno di noi continuare ad esercitare con scrupolo e dovizia la strada impopolare e impervia, ma giusta, della responsabilità individuale e personale. Quella che se non paghi una multa ti pignorano casa, ed è giusto, se dimentichi una scadenza sei fuori dalle graduatorie, ed è giusto, se commetti un’imprudenza o violi una norma sei sottoposto a giudizio, ed è naturalmente giusto» (QUI).

Luigi Manconi:

«Lo stato può pretendere ubbidienza e rispetto delle leggi solo se si mostra in grado di garantire l’incolumità dei suoi membri. E, in primo luogo, l’integrità fisica e l’inviolabilità del corpo. Ancor più quando quel corpo si trova in stato di reclusione e privato della libertà» (QUI)

Ilaria Cucchi:

«Insufficienza di prove.
Insufficienza di prove sugli autori materiali del pestaggio.
Insufficienza di prove sulla causa di morte.
Insufficienza di prove sulle colpe dei medici.
Insufficienza, insufficienza, insufficienza» (QUI).

Infine, due canzoni che, a risentirle oggi, danno un brivido:

24 grana, “Malevera” («Nun s’adda sapè comm’è fernuto chillu llà»):

Caparezza, “Non siete Stato voi” («Non Siete Stato Voi, uomini boia con la divisa che ammazzate di percosse i detenuti. Non siete Stato voi con gli anfibi sulle facce disarmate prese a calci come sacchi di rifiuti»):

L’immagine di apertura di questo post è tratta da “Non mi uccise la morte. La storia a fumetti di Stefano Cucchi: arrestato a Roma il 15 ottobre del 2009, tradotto in carcere e mai più uscito vivo“, di Luca Moretti e Toni Bruno (Alberto Castelvecchi Editore srl, Roma, 2010), disponibile in pdf QUI.

La didascalia del disegno – nonché titolo della graphic novel – è un verso di “Un blasfemo” di Fabrizio De Andrè (1971):

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AGGIORNAMENTO (d’epoca) del 3 novembre 2014:
Nel novembre 2009 Carlo Giovanardi, allora Sottosegretario con delega per la lotta alla droga e “co-ideatore” della legge Fini-Giovanardi, commentò con le seguenti parole la morte di Stefano Cucchi:

«Stefano Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto, è morto, e la verità verrà fuori, soprattutto perchè pesava 42 chili. La droga ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente… E poi il fatto che in cinque giorni sia peggiorato… Certo, bisogna vedere come i medici l’hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così».

Erri de Luca gli rispose su “Liberazione” con queste righe:

«Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l´aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita. I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato».

A tal proposito si è espresso anche Luigi Manconi in un’intervista pubblicata il 3 novembre 2014 su “Vita”:

«È un’antica metafora. Dal primo momento anch’io ho detto che Cucchi ha vissuto una via crucis. In senso proprio: ha attraversato 12 istituti statuali, 12 strutture pubbliche. Il dato che richiama una sacra rappresentazione sono più d’uno. Anche il ruolo delle donne, della madre e della sorella, ricorda la vicenda di Gesù…».

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Come si sarà letto in questo post/raccolta, sulla vicenda di Stefano Cucchi sono state dette molte parole, alcune delle quali particolarmente toccanti, come quelle che hanno proposto un parallelo con la Passione di Cristo. Oltre a Erri de Luca e a Luigi Manconi, citati più su, lo hanno fatto anche altri:

  • Makkox, attraverso un bel fumetto animato che ha chiuso una puntata della trasmissione tv “Gazebo”: VIDEO.
  • Marco Ardemagni, con una poesia declamata in radio a “Caterpillar” e disponibile sul blog dell’emissione: QUI.

[…] Dovete misurare la pietà / sull’ultimo di noi, quello sgradito / quello che ha sbagliato e sta punito / quello con qualche cosa che non va […]

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Poi c’è qualcuno che, chissà, ha preso alla lettera il parallelo Cucchi/Cristo, per cui ne deduce che se Gesù è stato ammazzato dagli ebrei (sebbene lo fosse lui stesso), anche Cucchi ne è stato vittima. Non ci credete? Ebbene, è quanto ha scritto pubblicamente questa (pseudo)pacifista a senso unico: QUI.

Informazioni su giogg

Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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