Gli occhi dei bambini e la violenza degli adulti

A leggere la cronaca nera di queste ore si rimane sotto shock, non si trova un motivo plausibile che possa spiegare la ferocia di certi gesti. Ma ha senso cercare la ragione di azioni irragionevoli? Forse no, forse è impossibile capire il perché, comprendere cosa accade nell’animo di un uomo che si trasforma in mostro, o che fa uscire il mostro che è in lui.
Quel che bisognerebbe fare, piuttosto, è affrontare il tema del rispetto dovuto all’altro, a tutti gli altri, come suggerisce Michela Marzano.
O anche, come scrive Massimo Gramellini, bisognerebbe ripensare la famiglia, ormai sempre più spesso al centro di vicende abominevoli.
Ma è un complesso di elementi, quello che va tenuto presente. Viviamo immersi in un reticolo di relazioni e di comunicazione che plasma il nostro vedere e il nostro sentire; le modalità con cui questo flusso di informazione scorre su di noi ci leviga come la corrente di un fiume modella le rocce incontrate al suo passaggio. Ieri la pagina fb de “Il Giornale” ha usato un cinismo senza precedenti per aumentare la propria audience:

Clicca sull’immagine per accedere alla pagina originale.

Lo ha evidenziato Arianna Ciccone e, stamani, lo spiega anche Loredana Lipperini, invocando un maggior senso di responsabilità da parte di tutti, lettori compresi. [Aggiornamento: Il tema è stato affrontato anche da Luca Sofri].
Ma la questione non riguarda solo la stampa “ufficiale”, bensì anche gli anonimi che sui socialnetwork aprono pagine dedicate al mostro di turno. Stamattina ne sono comparse almeno due sul presunto omicida di Yara Gambirasio: la prima si intitola “Massimo Giuseppe Bossetti: colpevole o innocente?“, la seconda si chiama “Lasciate Massimo Giuseppe Bossetti alla piazza“. Sono entrambe dei “luoghi” in cui dare libero sfogo alla ferocia e alle frustrazioni di una folla assetata di giustizia sommaria: vi si stanno scrivendo, proprio ora, dei commenti irripetibili. D’altra parte, l’ipocrita sottotitolo della seconda pagina in questione lo esplicita con chiarezza: «Non auspichiamo violenza o pena di morte a cui siamo contrari, ma è bene che la piazza possa sfogarsi».
[Aggiornamento: C’è addirittura l’inquietante caso di una pagina fb aperta 3 giorni prima del triplice delitto avvenuto a Motta Visconti; ne scrive Guido Baldazzi].
Forse dovremmo avere davanti agli occhi solo i volti di Yara, Giulia e Gabriele e quelli dei tre bambini che da oggi conviveranno per tutta la vita con l’enorme peso di avere un padre assassino. Se avessimo davvero i loro occhi davanti ai nostri occhi, forse non potremmo sostenere il loro sguardo innocente e, attraverso un’umile introspezione, quel nostro imbarazzo ci aiuterebbe a fermarci prima di commettere l’irreparabile.

«Nun s’hanna mai deludere, nun s’hanna mai tradì, nun s’hanna abbandunà, nun s’hanna fa suffrì» (Enzo Avitabile)

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INTEGRAZIONI:
Alessandro Gilioli ha scritto alcune brevi riflessioni per punti sulla rappresentazione mediatica dei due casi di cronaca nera che dominano l’odierna informazione italiana. Rispetto al rischio di apparire troppo “politicamente corretto”, Gilioli spiega: «so bene di espormi a questa critica. A me sembra invece una questione di ecologia dei comportamenti, insomma di civiltà, di rispetto reciproco. Perché in questo cazzo di mondo dell’anno 2014 siamo tanti, viviamo tutti più o meno insieme, siamo tutti tracciabili digitalmente e siamo pure tutti dentro la grande marmellata mediatica con entrambi i piedi anche se nella vita facciamo altro. Cerchiamo di avere cura di noi stessi, del nostro vivere sociale».

Adriano Sofri ha affiancato il presunto omicida di Motta Visconti all’Ivan Kamarazov di Dostoevskij: «perché tanto male inflitto ai bambini, perché la sofferenza dei bambini? Noi siamo forse più attenti, o almeno possiamo esserlo, al male inflitto a quella madre e alle donne che gli umini uccidono. Dostoevskij credeva ancora all’inganno tragico degli uomini che uccidono per amore, e il suo Idiota, il sublime principe Myskin, abbraccerebbe forse l’uomo che ha assassinato la sua famiglia come il più bisognoso dei fratelli, senza attenuare perciò il proprio orrore, e anzi scegliendo di uscire di senno per non rassegnarsi a una simile realtà».

Marco Revelli ha spiegato in un’intervista qual è la patologia sociale alla base degli orrori scoperti negli ultimi giorni: quella dell’assassino di Motta Visconti è «Una vita nella quale gli altri appaiono solo come sfondo o come ostacolo. Una vita nella quale l’elemento della relazione è cancellato. E c’è un io, un “sé” totalmente auto-centrato. Talmente tanto da essere l’unica presenza.  […] Siamo di fonte ad un atomo che vede solo sé stesso e vive tutto l’esterno come un possibile vincolo. A me ha colpito una frase. Quando il procuratore, saputo che il movente era l’innamoramento per una donna che non lo considerava perché sposato, gli chiede: “non era meglio divorziare?”. Lui risponde: “sarebbero rimasti i figli”. Nella sua assolutizzazione dell’io considerava i figli un ostacolo e un vincolo. È terribile questo bisogno di non avere vincoli negli altri. L’altro come ostacolo a sé. Questa è la malattia sociale del nostro tempo: l’individualizzazione spinta».

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AGGIORNAMENTO:
Bartolomeo Pepe è un Senatore della Repubblica eletto nelle fila del M5S. Due giorni fa, appena saputo del terribile triplice omicidio di Motta Visconti, ha copincollato su fb un post delirante (screenshot), tra anagrammi ed esoterismo, di un “esoterista/simbolista”, tale Paolo Franceschetti. Costui, oggi, lusingato e grato al politico che amplifica e diffonde il suo pensiero, ha puntualizzato che «Da una serie di indizi (che ora non sto a indicare, ma che per qualunque esoterista/simbolista, ma anche semplice lettore del blog, sono chiari) [ho individuato] immediatamente la possibilità (non la certezza, certo, ma solo la “possibilità”, anzi meglio sarebbe dire la “probabilità”) di un omicidio rituale».
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PS: per la storia, l’on. Pepe è il referente politico del disegno di legge del M5S sul “rischio Vesuvio”, il cui iter è stato bloccato dallo stesso meet-up di appartenenza del senatore.

Informazioni su giogg

Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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