La copertina di “Internazionale” della settimana scorsa è dedicata al ventesimo anniversario del genocidio in Rwanda e all’incapacità della stampa dell’epoca di accorgersi dell’abominio in preparazione e in atto.
L’orrore, per la verità, cominciò parecchi mesi prima, nell’ottobre 1993, in Burundi.
Ora, in Burundi la situazione – che non si è mai sopita del tutto – sembra nuovamente incandescente. Giusto pochi giorni fa un diplomatico dell’Onu è stato espulso dal governo come “persona non grata” e forse la ragione è in un report dei primi di aprile [non so se sia autentico, ma Sonia Rolley assicura che lo è] in cui viene denunciata alle Nazioni Unite l’avvenuta distribuzione di armi e uniformi di esercito e polizia ai giovani miliziani Imbonerakure.
Ho cercato conferme autorevoli, ma non ne ho trovato traccia (anche “RFI Afrique” si esprime con cautela); tuttavia la notizia è stata twittata da giornalisti accreditati come Sonia Rolley di “RFI” e retwittata da Gabriel Gatehouse di “BBC”:
#Burundi: The UN concerned about reports of alleged distribution of weapons to the Imbonerakure, the ruling CNDD-FDD youth wing. Info @RFI
— Sonia Rolley (@soniarolley) 10 Aprile 2014
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AGGIORNAMENTO del 28 aprile 2014:
Riccardo Bottazzo su “Frontiere News” del 27 aprile 2014 racconta che “Il Burundi si prepara alla pulizia etnica“, perché armi, alcolici e uniformi sono state distribuite ai miliziani hutu dell’Imbonerakure.
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AGGIORNAMENTO del 29 luglio 2014:
Riccardo Noury di “Amnesty International” scrive che in Burundi la repressione si intensifica in vista delle elezioni politiche del prossimo anno.