Una settimana con Cécile

Elenco dei titoli giornalistici riguardanti il ministro Kyenge, raccolti durante una sola settimana dell’estate 2013. Se questa non è un’escalation (di intolleranza nei suoi confronti), allora cos’è?

«CorSera», 26 luglio 2013, QUI
CERVIA: LANCIATE BANANE VERSO LA MINISTRA KYENGE ALLA FESTA DEL PD
Il commento della ministra, che stava tenendo un discorso: «Uno schiaffo alla povertà e uno spreco di cibo»
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«CorSera», 27 luglio 2013, QUI
La ministra alla festa di SEL a Sesto San Giovanni
KYENGE: «RAZZISMO SINTOMO DI DISAGIO. MA IO FIERA DI ESSERE ITALIANA»
Il lungo abbraccio con la presidente della Camera Boldrini
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«CorSera», 27 luglio 2013, QUI
Dopo l’episodio di Cervia
KYENGE E IL LANCIO DI BANANE, CARFAGNA: «BRAVA CECILE A USARE L’IRONIA PER RISPONDERE»
La solidarietà bipartisan e la condanna del gesto. Il ministro dell’Integrazione e Boldrini attese a Milano alla festa di Sel
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(Il post su Facebook del consigliere comunale di Prato Giancarlo Auzzi)

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«Repubblica», 29 luglio 2013, QUI
CANTU’, NUOVO AFFRONTO LEGHISTA A KYENGE: FUORI DALL’AULA CONSILIARE QUANDO ENTRA LEI
Il ministro dell’Integrazione, in città per un incontro col sindaco (leghista) di Varese, era stata invitata a partecipare al consiglio comunale. “Non ci è stata data la possibilità di replicare”. E lei: “La libertà è sacra”. Un ex consigliere del Carroccio: “Se le avessero tirato noci di cocco le avrebbero fatto più male”
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«Repubblica», 30 luglio 2013, QUI
KYENGE: “NON VADO ALLA FESTA DELLA LEGA. MARONI FERMI GLI ATTACCHI CONTRO DI ME”
Il ministro per l’Integrazione dopo il boicottaggio dei consiglieri comunali leghisti di Cantù si rivolge al segretario del Carroccio: “Questi episodi sono ormai intollerabili. Se continuano sarò costretta a declinare il loro invito”. Lui replica: “La chiamerò per chiarire”
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«Repubblica», 31 luglio 2013, QUI
LEGA, CASTELLI: “KYENGE E’ UNA NULLITA'”. E DA MARONI ANCORA NESSUNA RISPOSTA
Il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge aveva chiesto ieri a Roberto Maroni di far cessare gli attacchi contro di lei, altrimenti non avrebbe partecipato alla Festa della Lega Nord in programma a Milano Marittima. Il segretario leghista ancora non risponde. Replica invece Castelli: “E’ lei la razzista, insulti sono errore politico perché la stiamo trasformando in vittima”
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«Repubblica», 1 agosto 2013, QUI
LA KYENGE NON ANDRA’ ALLA FESTA DELLA LEGA NORD
Il ministro non sarà presente alla manifestazione leghista di sabato a Milano Marittima: “Maroni non è intervenuto per far cessare gli attacchi”. Pini: “Non le fa onore”. Non sarà neanche alla serata del Pd a Reggio
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«Repubblica», 1 agosto 2013, QUI
KYENGE DECLINA L’INVITO DELLA LEGA. ZAIA: “INCONTRIAMOCI ALLA FESTA DEL PD”
Nei giorni scorsi il ministro dell’Integrazione aveva chiesto al segretario nazionale della Lega Nord Roberto Maroni un suo intervento per stigmatizzare gli attacchi rivolti contro di lei da alcuni leghisti. Ma da Maroni nessuna risposta. Mentre Zaia, con cui era previsto l’incontro a Milano Marittima, dice: “Vado io alla Festa del Pd per incontrarla”
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«Ansa», 1 agosto 2013, QUI
KYENGE: MARONI: “NON VIENE A FESTA? HA CAPITO CHE SBAGLIA”
Boldrini: ‘Paese non pacificato se la si offende’
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«La Stampa», 2 agosto 2013, QUI
MARONI A KYENGE: “NIENTE FESTA? S’E’ ACCORTA DI DIRE COSE SBAGLIATE”
Boldrini: «Possiamo pensare che questo Paese sia pacificato se ancora oggi vi sono uomini delle istituzioni che offendono una donna nera?»
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«Repubblica», 3 agosto 2013, QUI
SALVINI: “KYENGE E’ UN PERICOLO PUBBLICO”
Così il vicesegretario della Lega Nord, Matteo Salvini, intervenuto alla festa della Lega di Corgeno di Vergiate in provincia di Varese. “La Kyenge è un pericolo pubblico non perché nera ma perché ha delle idee che distruggono la nostra società”.

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Altri aggiornamenti sono tra i commenti.

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AGGIORNAMENTO del 18 aprile 2014:
E’ stato condannato a due mesi di reclusione, pena sospesa, per diffamazione aggravata da finalità di discriminazione etnico razziale Agostino Pedrali, l’ex assessore della Lega Nord ai Servizi sociali del Comune di Coccaglio (Brescia) che nel luglio scorso aveva pubblicato sulla sua pagina di Facebook una foto dell’allora ministro Cècile Kyenge con a fianco quella di una scimmia. Il tutto con il titolo ‘Separate alla nascita’ e il commento: ‘Dite quello che volete ma non assomiglia a un orango, dai guardate bene” (“La Repubblica”, 18 aprile 2014, QUI).

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INTEGRAZIONE del 30 ottobre 2014:
Nel novembre 2013 il settimanale francese di estrema destra “Minute” aveva paragonato il ministro della giustizia Christiane Taubira ad una scimmia: “Maligne comme un singe, Taubira retrouve la banane“. Oggi il “tribunal correctionnel” di Parigi ha riconosciuto il reato di “injure publique à caractère racial” e ha condannato il direttore a 10.000 euro di multa (QUI).

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Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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9 risposte a Una settimana con Cécile

  1. giogg ha detto:

    «Europa», 30 luglio 2013, QUI

    L’EX-MINISTRO SVEDESE SUL CASO KYENGE: “L’ITALIA E’ UN PAESE RAZZISTA”
    Nyamko Sabuni, originaria del Burundi, è stata titolare del ministero dell’integrazione in Svezia per diversi anni. “Rispetto e ammirazione” per la collega italiana, parole durissime per il Belpaese
    di Filippo Sensi

    «Sfortunamente, tutti i segnali indicano che il razzismo in Italia sta accelerando»: parola di Nyamko Sabuni che in Svezia ha ricoperto per diversi anni lo stesso incarico di governo del ministro Cecile Kyenge.
    44 anni, esponente politica del Folkspartiet, uno dei partiti della coalizione moderata di governo svedese, Sabuni è stata anche titolare del dicastero della Parità di genere. Si è dimessa all’inizio di quest’anno, lasciando nel vago un suo futuro impegno politico. Originaria del Burundi, il suo mandato da ministro non è stato privo di polemiche; non tanto perché è stata il primo ministro di origine africana nella storia della Svezia, ma perché le sue prese di posizione – in particolare nei confronti dell’Islam – la hanno esposta a scambi infuocati con le associazioni rappresentanti della comunità musulmana svedese.
    Raggiunta da Europa sugli episodi di razzismo che hanno preso di mira Kyenge, dall’orango del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli alle banane lanciate a Cervia, fino alla protesta leghista in Consiglio comunale a Cantù, Sabuni è durissima nei confronti del nostro Paese: «Il razzismo ha sempre fatto parte dell’Italia, non comincia certo con il fatto che Kyenge sia stata nominata ministro».
    L’ex-collega svedese ci tiene a non limitarsi ad una solidarietà generica nei confronti della titolare italiana del dicastero dell’integrazione: «Ho letto i commenti che ha fatto a ciò che le è capitato e posso dire che ci troviamo di fronte ad una donna orgogliosa afroeuropea, pronta a fare la differenza per l’Italia e per la sua gente».
    Testimoniati, insomma, «grande rispetto e ammirazione» per il modo con cui Kyenge ha affrontato questa situazione, Sabuni allarga le sue critiche oltre il Belpaese: «Quanto ha fatto venire fuori Kyenge non può essere confinato alla sola Italia. Il razzismo si può trovare in tutta Europa, sebbene il vostro Paese sembri avere un tasso di tolleranza più alto per il razzismo nelle sue forme più becere».
    Una condanna senza appello, insomma, dal momento che, conclude l’ex-ministro svedese, «un paese che non mostra rispetto per l’intelligenza e il talento non ha certo un radioso futuro davanti»
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    Sul mio profilo FB c’è stato qualche scambio di opinioni con alcuni amici:

    (1) personalmente non sono molto d’accordo, non che l’Italia non sia razzista, ma i continui attacchi di lega e fn, secondo me sono dettati più da oppurtunismo politico, marketing elettorale. si cerca visibilità ed attenzione per partiti ormai quasi del tutto abbandonati dalla base. Per poi invitare salvini a parlare in tv dell’accaduto e controbattere “Ma con tanti problemi che ha l’Italia noi stiamo a parlare di qualche frase sconsiderata, ma parliamo invece delle imprese che chiudono etc etc”. Tutto studiato a tavolino, segretamente Borghezio va pazzo per il kebab e Salvini si deletta nel canto a fronn e limone.

    (2) Sarà così ma la loro parte la recitano molto bene.

    (IO): Anche io ho delle grandi difficoltà a definire “razzista” un intero Paese, a meno che non vi sia una qualche struttura come nel Sud Africa dell’apartheid, ad esempio. Conosco tanti italiani che non sono razzisti (anzi, molti sono antirazzisti), che con la loro sola presenza inficiano l’assolutismo di un’affermazione come quella dell’ex-ministro svedese («L’Italia è un Paese razzista»). Alla luce di questo, però, è innegabile che in Italia il razzismo ci sia e stia montando in maniera preoccupante. Socialmente, quel che è saltato negli ultimi anni è il pudore nell’esprimere determinati pensieri, per cui ci troviamo al punto che taluni ritengono che determinate frasi siano “opinioni”. E invece no, in merito al razzismo non esistono opinioni, esistono solo insulti. Tutto ciò, come evidenziavi tu, dipende in primo luogo da talune forze politiche che lucrano sulla paura, sulla xenofobia, sui pregiudizi e gli stereotipi, sia fomentando esplicitamente il pensiero e le azioni razziste, sia “tollerando” tale regressione. Attualmente usano spesso la scusa della crisi, il ché li rende ancora più viscidi; con la crisi stanno giustificando di tutto: dai licenziamenti all’erosione dei diritti, dalle delocalizzazioni alle chiusure xenofobe. Salvini, Calderoli, Maroni, Borghezio, forzanuovisti, casapoundisti e taluni devoti centristi, compresi – purtroppo – certi grillini, sono degli «imprenditori della paura», per usare una definizione di Dal Lago. Vanno smascherati e marginalizzati. Il problema è che non vedo chi ne abbia la forza culturale e politica.

    (2) Io aggiungerei che non c’è peggior razzismo che quello di definirsi più buoni degli altri. E in questo, almeno dal dopoguerra in poi, l’Italia ha fatto scuola. Mi si scusi la brutale sintesi.

    (1) il punto è proprio quello. onestamente non ho capito se nessun giornalista abbia avuto la lucidità di capire che quello della lega & co. è solo un modo e per avere visibilità o, magari, gli fa più comodo “stare al gioco”. considera che la lega deve provare di tutto per A) recuperare consenso e cercare di far dimenticare gli scandali interni. più che razzismo c’è opportunismo politico, in mancanza di contenuti forti si fa leva appunto sulle paure delle persone e su questo si costruisce un intero programma politico. ha avuto un certo successo la prima volta, poi chissà

    (2) Ma da sempre è stato così. Le guerre di religione, quelle contro e pro la schiavitù sono sempre state fatte in virtù di qualcos’altro

    (IO): Bravo Ciro: http://www.ilmediano.it/apz/vs_art.aspx?id=6451 (“Cécile Kyenge e Ángela Bachiller la differenza tra due Paesi in crisi”).

    (IO): Torno su questa discussione per aggiungere una considerazione che conferma e completa quanto dicevamo qui sopra: la Lega sta alimentando odio per mero calcolo elettorale, con la crisi di consensi che la caratterizza da alcune consultazioni a questa parte. Ma la questione è anche interna alla Lega stessa, tra le due anime principali di quel partito: lombardi e veneti. I leader leghisti veneti stanno tenendo un comportamento molto diverso da quello dei colleghi lombardi. Tre esempi:
    1) il 17 giugno 2013 Luca Zaia (presidente della Regione Veneto) dichiarava che «Per i bambini nati qui ci può essere lo ius soli»: QUI;
    2) l’1 agosto 2013, dinnanzi al rifiuto di Kyenge di partecipare alla festa della Lega (perché il segretario di quel partito, Maroni, ha taciuto sulla violenza verbale di molti suoi iscritti), Zaia ha teso una mano: «Vado io alla Festa del Pd per incontrarla»: QUI;
    3) il 4 agosto 2013 il sindaco di Verona Flavio Tosi si è scusato pubblicamente con Kyenge: «Le porgo le mie scuse se qualcuno della Lega l’ha offesa. Il rispetto è una cosa dovuta». (E il ministro lo ha ringraziato «per le sue parole»): QUI.
    Insomma, la Lega non combatte solo una “battaglia” esterna per riconquistare consensi (a quanto pare, tra gli elettori più rabbiosi), ma si trova a dover affrontare anche una lotta interna per la leadership del partito, dove a scontrarsi sono le due correnti territoriali storiche (una delle quali, quella veneta, per lo più sempre in secondo piano; fino ad ora, almeno)
    .

  2. giogg ha detto:

    «L’Anticomunitarista», blog di Daniele Sensi su «L’espresso», 3 agosto 2013, QUI

    ASSESSORE LEGHISTA ALLA KYENGE: «MUSSULMANA DI MERDA»
    «Vaffanculo mussulmana di merda»: lo scrive, su Facebook, Giuseppe Fornoni, assessore leghista allo Sport, Tempo libero, Commercio e Attività produttive di Lograto, nel bresciano, commentando una notizia relativa al confronto tra il ministro Kyenge e il sindaco di Varese, Attilio Fontana, tenutosi la scorsa settimana alla festa del Partito democratico di Cantù.

    (Il post di Giuseppe Fornoni su facebook)

  3. giogg ha detto:

    Finalmente parole diverse da parte di un leghista:

    «Repubblica», 4 agosto 2013, QUI
    LEGA, LE SCUSE DI TOSI A KYENGE: “IL RISPETTO E’ UNA COSA DOVUTA”
    Dopo la mancata partecipazione del ministro alla Festa della Lega, le scuse del Carroccio, per gli attacchi che le sono stati rivolti, da parte del sindaco di Verona. “Le porgo le mie scuse se qualcuno della Lega l’ha offesa”, dice. E il ministro lo ringrazia

  4. giogg ha detto:

    Messaggi xenofobi e razzisti dopo l’annuncio che il ministro Kyenge rappresenterà il governo in occasione della visita del Papa a Cagliari. Cosa succede in Sardegna?

    «SardiniaPost», 23 agosto 2013, QUI

    SIAMO DIVENTATI RAZZISTI?
    di Francesca Mulas

    Razzismo sardo: una preoccupante realtà o il delirio di qualche isolato della rete? Nelle ultime ore in tanti si sono posti il dubbio: tra social network e quotidiani impazzano i commenti contro l’arrivo in Sardegna del ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge annunciato nei giorni scorsi a proposito della visita sarda di Papa Francesco.
    Considerando che Papa Bergoglio rappresenta lo Stato Pontificio, è previsto che durante i suoi spostamenti fuori dal Vaticano venga accolto da un rappresentante del governo italiano, in base a quanto suggerisce un protocollo diplomatico. Nonostante ciò la notizia dell’arrivo della Kyenge nell’isola sembra aver rotto gli argini di un fiume di xenofobia che non usa direttamente la parola “razza”, ma si cela dietro offese pesanti: “Il ministro viene a Cagliari per vedere quanti clandestini irregolari può spedire in Sardegnia; che resti a casa sua non ci fa gniente a Cagliari”, scrive Felice Tuveri sulla pagina facebook di Sardinia Post. “A questo punto non riceverei neanche il Papa! Insieme ci stanno solo per un motivo: aprire centri di accoglienza per immigrati in Sardegna, la chiesa ovviamente ci guadagna. I volontari no, e sopratutto la Sardegna perderà i diritti di decidere! Dovrà solo pagare tasse senza avere servizi perché quei soldi andranno solo per l’integrazione”, scrive Margherita Ro. “A che titolo?????????? Se voleva venire in Sardegna poteva farlo senza scroccare viaggio e quant’altro”, commenta invece Carmen Cogotti.
    Ma allora cosa succede? C’è davvero una parte della Sardegna che sta sprofondando nel razzismo? “Purtroppo lo sostengo da tempo, il pensiero razzista nella nostra isola non è mai morto”, denuncia l’archeologo oristanese Alfonso Stiglitz. “Fino a poco fa era un pensiero strisciante, da qualche tempo invece sembra non ci si vergogni più di dire certe cose. Il fatto di essere una terra accogliente e ospitale ci ha fatto credere di non avere questo problema, purtroppo è ora di fare i conti con la realtà”.
    Stiglitz, studioso della storia sarda del primo millennio avanti Cristo, sottolinea che le teorie attorno a una presunta “purezza” dei sardi hanno una loro, diciamo, “tradizione”. Anni fa il mondo scientifico isolano ha dovuto fare i conti con la figura di Lino Businco, vicedirettore dell’Ufficio della Razza e firmatario del Manifesto della Razza, che nel 1938 pubblicò il suo studio “Sardegna Ariana” con l’incredibile affermazione che “Non potevano appartenere a opachi aggruppamenti razziali africani quegli uomini i cui antenati avevano dato origine alla luminosa civiltà dei Nuraghi”.
    Pochi anni prima un altro studioso cagliaritano, Romualdo Loddo, aveva firmato un mirabolante ragionamento in cui ritrovava le origini del fascio littorio nientemeno che nell’ascia nuragica. Ma stiamo parlando di un secolo fa, vedendo i commenti contro la Kyenge possiamo realmente pensare a un razzismo sardo contemporaneo? “Leggere certe frasi mi ha colpito molto – prosegue Stiglitz – ma non sono sorpreso. Oggi si parla di Dna e si porta a modello una presunta identità genetica per giustificare l’unicità dei Sardi. Non dimentichiamo però che siamo figli di una regione che per secoli ha ospitato popoli diversi in un clima culturale e sociale complesso. Il termine “sardi” indica già in origine una realtà meticcia, di migranti e di autoctoni venuti da fuori. Lo racconta la storia di Sardo, eroe che viene dalla Libia, figlio di Maceride, il Melqart di Tiro, la città fenicia per eccellenza. Guida i Libici in Sardegna dove si stabiliscono. Da qui inizia la storia dei Sardi, i meticci di Sardegna: dall’incontro tra tutto quello che c’è stato prima e quello che viene dopo, un processo continuo”.
    Dobbiamo preoccuparci di chi palesa in maniera così feroce intolleranza e xenofobia? “Credo che certe persone vadano semplicemente ignorate. Purtroppo quelle che si fanno sentire sono sempre le voci che urlano di più”, sostiene Lilli Pruna, docente universitaria e sociologa, “per fortuna non è certo questo il sentimento che prevale in Sardegna; anzi, credo che la presenza di un ministro che ha subito tanti attacchi a sfondo razzista possa essere un ottimo esempio per mostrare l’isola come una regione accogliente e solidale”.
    Tra i commenti sulla pagina facebook di Sardinia Post anche quello di Antonello Saba parla della visita della Kyenge come di un’opportunità per dare un buon esempio davanti al resto del paese: “Ad accogliere il Papa ci sarà (per lo Stato) uno dei ministri più interessanti di questo governo. Emblema di un tema a cui questo Papa è particolarmente sensibile. L’Italia e la Sardegna faranno un figurone, alla faccia di quei quattro gatti di cui sopra”
    .

    • giogg ha detto:

      AGGIORNAMENTO del 31 agosto 2013:
      Il ministro Kyenge non rappresenterà più il governo durante la visita del Papa in Sardegna del prossimo 22 settembre.

      Ne scrive Giovanni Maria Bellu sulla sua pagina fb:

      La notizia di qualche settimana fa era che Cecile Kyenge il 22 settembre avrebbe accolto, in rappresentanza del governo, il Papa nella sua visita in Sardegna. La notizia ha scatenato una tale quantità di reazioni negative e razziste che persino il quotidiano di Cagliari ha scritto un editoriale molto preoccupato. La notizia di oggi è che a rappresentare il governo (succede sempre quando il Papa gira per l’Italia) non sarà più il ministro Cecile Kyenge ma il ministro Anna Maria Cancellieri. In questi casi, le ragioni del cambiamento di programma non vengono spiegate. Ma è molto probabile, se non certo, che a suggerirlo sia stato proprio questo clima ostile. Ancora adesso compaiono su pagine sarde di Facebook commenti che attaccano la Kyenge perché ha parlato di una “Italia meticcia”. Un’assoluta ovvietà: il mondo è meticcio.
      Tutte le volte che sono andato nel Nord Africa ho visto gente che avrei potuto incontrare a Cagliari o a Palermo. Con un amico scrittore algerino, Amara Lakhous, si scherzava su queste somiglianze. Rideva quando gli dicevo che la principale differenza tra noi due è che i miei avi erano stati capaci di nuotare meglio dei suoi. Sono arrivati prima. E’ una tragedia che i loro discendenti – cioè noi, i nostri figli – anneghino nell’odio mentre i nostri fratelli continuano ad annegare nel mare. Sardi, che vergogna!

  5. giogg ha detto:

    Passano i giorni e le settimane dal momento più “caldo” degli insulti al ministro Kyenge, ma le offese, le ingiurie e la violenza verbale nei suoi confronti non si placano:

    «Repubblica», 25 agosto 2013, QUI
    KYENGE, VICESINDACO PDL: “E’ UNA PROSTITUTA”
    POI SI SCUSA: “SONO STRESSATO DA TANTI PROBLEMI”

    Garibaldi, numero due dell’ammistrazione comunale di Diano Marina (Imperia), ammette di aver usato parole offensive. E invita il ministro per l’Integrazione a visitare la riviera ligure

  6. giogg ha detto:

    «Repubblica», 26 agosto 2013, QUI

    KYENGE, QUATTRO MESI DI INSULTI E RAZZISMO: LA VITA AGRA DEL PRIMO MINISTRO AFRO-ITALIANO
    Da “scimmia” a “prostituta”, l’ininterrotta sequela di offese rivolte contro l’esponente del governo di origini congolesi da parte di parlamentari, dirigenti, amministratori, consiglieri comunali di Lega e Pdl. Con le relative “scuse” e spiegazioni “politiche” (Con galleria di immagini da fb e twitter)
    di Redazione

    ‘Noi non siamo razzisti, è lei che è negra’. Politicamente scorretta, la famosa battuta riassume purtroppo un atteggiamento diffuso nella politica di destra e centrodestra rispetto a Cécile Kyenge, cittadina italiana di origine congolese, primo ministro di colore nella storia della Repubblica. Sin dai primi giorni dopo la sua nomina al ministero dell’Integrazione, in dichiarazioni pubbliche con l’ammicco, in post su blog e frasi su Facebook e Twitter, lo stato d’animo di moltissimi esponenti della destra parlamentare rispetto a Kyenge – la Lega è la prima, ma la ‘pancia istituzionale’ del Pdl non è stata da meno – ha trasudato una non contenibile insofferenza spesso precipitata nell’insulto razzista.
    Il metodo è sempre uguale: prima si lancia l’insulto, poi si chiede scusa, si annunciano espiazioni, si assicura che il razzismo non c’entra nulla e che si tratta di ragioni politiche. In realtà, come conferma anche l’ultimo caso dell’assessore di Diano Marina (Imperia), che ha assimilato il ministro a una prostituta (salvo poi pentirsi e scusarsi), le improbabili spiegazioni successive, con la particolarità di epiteti e insulti scelti, rivelano un sostrato culturale colonial-fascista che l’avvento della società multiculturale e multirazziale ha riportato a galla in una parte del paese. Non si può spiegare altrimenti il martellamento a cui Cécile Kyenge è stata sottoposta nei suoi quattro mesi da ministro. Eccone un parziale, ma impressionante, riassunto.
    Le prime offese contro Kyenge arrivano ad appena due giorni dalla sua nomina. Pesanti insulti fanno la loro comparsa sui siti della galassia nazi. “Scimmia congolese”, “Governante puzzolente”, “Negra anti-italiana”, sono le offese che si leggono su Stormfront, Duce.net e le pagine dei gruppi attivi su Facebook. In concomitanza, l’europarlamentare leghista Mario Borghezio, conia lo slogan “ministro bonga bonga”. Per il quale sarà anche espulso dal suo gruppo a Strasburgo (l’EDF).
    Il 2 maggio sul muro esterno del liceo scientifico Cornar, a Padova, compaiono frasi ingiuriose contro il ministro e quattro giorni dopo è la volta di un consigliere leghista di Prato, che ancora su Facebook dedica alla Kyenge l’epiteto ‘nero di seppia’. Prima dell’improbabile autodifesa: soltanto una zingarata.
    Meno di una settimana dopo l’attacco viene ancora dal Carroccio. L’autore è il segretario lombardo Matteo Salvini. Il triste pretesto è la follia di Mada Kabobo, che uccide tre persone a picconate a Milano. “I clandestini che il ministro di colore vuole regolarizzare ammazzano a picconate: Cecile Kyenge rischia di istigare alla violenza nel momento in cui dice che la clandestinità non è reato, istiga a delinquere”.
    Si scaglia contro il ministro dell’Integrazione, qualche settimana dopo, anche un consigliere Pdl del quartiere San Vitale a Bologna: “Meticcia sarà lei” – scrive Alessandro Dalrio su Facebook – commentando una visita in città della Kyenge. Ma, tra gli episodi più gravi, va senz’altro registrato il post di Dolores Valandro, consigliera leghista padovana che sempre su Facebook, il 13 giugno, riserva parole shock al ministro: “Ma mai nessuno che la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato?”. L’autrice sarà poi espulsa dal partito e condannata a 13 mesi per direttissima. Ancora più disarmante la sua giustificazione: “Non sono cattiva, era solo una battuta“. Neanche le polemiche che si scatenano frenano però gli esponenti del Carroccio. Sette giorni dopo dalla pagina ufficiale Facebook della sezione della Lega di Legnano (Verona) parte un nuovo attacco alla Kyenge. Colpevole di aver definito gli immigrati una risorsa. “Se sono una risorsa… va a fare il ministro in Congo! Ebete”.
    A metà luglio il caso più grave dal punto di vista istituzionale. E’ il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, a provocare un’indignazione politica bipartisan. “La Kyenge? Sembra un orango”, dice alla festa leghista di Treviglio. Scosso il Quirinale, furioso il premier Letta, il Pd che chiede le dimissioni dell’ideatore del Porcellum. Inutile: Maroni condanna l’episodio, ma il partito non forza la mano e Calderoli resta al suo posto.” Solo una battuta simpatica, ho telefonato per scusarmi” dirà l’interessato, prima di consegnare un mazzo di fiori in Aula al ministro. La retromarcia non gli evita di essere indagato per diffamazione e discriminazione razziale. Il caso arriva fino all’Onu che definisce scioccante l’affermazione del leghista. Reagisce la società civile e il fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, dichiara: “Calderoli a Eataly non può entrare, per motivi di igiene”.
    Sembrerebbe abbastanza per consigliare anche ai più esagitati una pausa di riflessione. Ma quella leghista per la Kyenge è una vera ossessione. Due giorni dopo le offese del vicepresidente del Senato, è il segretario della Lega Emilia, Fabio Rainieri, ad attaccare: “Il ministro Kyenge è entrata in Italia da clandestina”. Il 18 luglio è invece la volta di Agostino Pedrali, assessore al comune di Coccaglio (Brescia): “Sembra una scimmia”, scrive su Facebook. “Parassita” è invece l’insulto che le riserva Luciano D’Arco, consigliere indipendente (ma ex leghista) di Casalgrande, nel Reggiano.
    Un climax che porta a un altro episodio inquietante: il lancio di banane contro il ministro intervenuto alla festa Pd di Cervia. “Uno schiaffo alla povertà” e “uno spreco di cibo” è la replica ironica della Kyenge, che riceve solidarietà bipartisan da tutto il mondo politico. Gianluca Pini, segretario della Lega in Romagna invita il ministro alla festa della Lega per provare a riportare il confronto su un piano civile, Terreno non congeniale a tutti. Se è vero che lo stesso giorno è un consigliere ex An di Prato, Giancarlo Auzzi, a scrivere su Facebook: “Banane? E’ quello che si merita, un rappresentante di questo governo”. Negli stessi giorni, un nuovo affronto leghista si registra a Cantù, quando due consiglieri (e un terzo ex del Carroccio) lasciano l’aula del consiglio comunale all’arrivo del ministro.
    “Maroni fermi gli attacchi contro di me”, replica lei all’indomani, o non vado alla festa della Lega. Appello che resta inascoltato. Anzi un altro esponente leghista di prima linea, l’ex ministro Roberto Castelli, rincara la dose: “E’ una totale nullità”. Salta così l’incontro, ma non si fermano gli insulti. L’ennesima offesa da un componente della giunta di Lograto, centro del Bresciano: “Vaff… musulmana di m..”, scrive su Facebook Giuseppe Fornoni. Ad agosto, infine, Matteo Salvini annuncia un referendum contro il ministero dell’Integrazione: “Inutile e da abolire”
    .

    • giogg ha detto:

      “La Repubblica”, 18 aprile 2014, QUI

      PARAGONO’ LA KYENGE A UNA SCIMMIA: DUE MESI ALL’EX ASSESSORE LEGHISTA BRESCIANO
      Agostino Pedrali, ex assessore ai Servizi sociali a Coccaglio, postò sulla propria pagina Facebook la foto dell’allora ministro affiancata a quella di una scimmia e con il titolo ‘Separate alla nascita’
      di Redazione

      E’ stato condannato a due mesi di reclusione, pena sospesa, per diffamazione aggravata da finalità di discriminazione etnico razziale Agostino Pedrali, l’ex assessore della Lega Nord ai Servizi sociali del Comune di Coccaglio (Brescia) che nel luglio scorso aveva pubblicato sulla sua pagina di Facebook una foto dell’allora ministro Cècile Kyenge con a fianco quella di una scimmia. Il tutto con il titolo ‘Separate alla nascita’ e il commento: ‘Dite quello che volete ma non assomiglia a un orango, dai guardate bene”.
      L’allora assessore era finito nella bufera e si era dimesso un paio di giorni dopo spiegando in una nota che il suo era stato “un tentativo maldestro di sdrammatizzare la situazione”. La Camera del lavoro di Brescia e la Fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo hanno espresso in una nota “viva soddisfazione per la sentenza emessa dal tribunale di Brescia”. “Ancora una volta il tribunale di Brescia dimostra una particolare sensibilità su questi temi – continua la nota della segreteria della Cgil bresciana – tutelando il diritto di ciascuno alla differenza. La sentenza, inoltre, contribuisce a dare rinnovata forza al lavoro di chi, giorno per giorno, vigila affinché episodi simili non si ripetano”.
      Nel dicembre 2009 sempre a Coccaglio la giunta organizzò l’operazione ‘White Christmas’, un controllo a tappeto a casa degli extracomunitari col permesso di soggiorno in scadenza, una caccia agli stranieri in nome del Natale. Uno scandalo che fece il giro del mondo
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