«Tutti al rogo»

Ieri su facebook ho avuto la sventura di leggere frasi raccapriccianti, tutte espresse pubblicamente, col massimo di visibilità concessa da quel mezzo. Un tizio ha avuto la sfrontatezza di scrivere: «Con l’acido li scioglierei….farei uno sterminio……… Eliminiamoli…parassiti….» [qui]. Un’altra persona ha aggiunto: «Bastardi ora bruciate loro ,che sono le persone peggiori di qst terra.TUTTI AL ROGO» [qui]. Un’altra ancora ha affermato: «Con questi animali ci vuole il NAPALM» [qui]. E, per concludere la rassegna, qualcuno ha sottolineato: «C’e’ un’unica soluzione… Zyclon B» [qui].
A queste e a tante altre frasi dello stesso tenore corrispondono dei nomi, talvolta delle facce, pertanto – come mi auguro – forse potrebbero essere perseguiti per istigazione all’odio e incitamento della violenza (Legge 25 giugno 1993, n. 205). L’indignazione genocidiaria di queste persone è rivolta ai rom ed è originata da una notizia di cui si conoscono pochi dettagli, oltre al terribile bilancio di un crimine orribile: a Roma 9 cani sono morti arsi vivi per mano di qualche delinquente incendiario (sempre che si tratti di un incendio doloso). Al momento non c’è alcuna prova, nessun indizio, eppure alcuni webjournal hanno titolato «Roma, zingari bruciano vivi undici cani: abbaiavano» [1] e certe pagine fb hanno diffuso cartelli come questo:

Per quanto apparentemente essenziale, il messaggio veicolato da questa immagine è allo stesso tempo articolato e preciso:
1) fornisce un colpevole chiaro e riconoscibile (addirittura un’intera etnia);
2) graficamente usa caratteri enfatizzati, ma non dà alcuna informazione in merito al fatto (mancano data, luogo, contesto, dinamica);
3) utilizza un’immagine di sfondo palesemente falsa rispetto al caso in oggetto (quello ritratto è l’incendio di una baracca, non di un canile), ma, sintetizzando efficacemente la brutalità del gesto criminoso, il suo scopo è di muovere l’emozione;
4) indica con il nome di battesimo la signora che accudiva i cani, così da rendere più intima la vittima e far aumentare la partecipazione viscerale dell’osservatore;
5) invoca la presenza del sindaco, ponendo la questione su un piano politico (l’appello sembra sottintendere mancanze e assenze istituzionali), piuttosto che legale (a rigore, dovrebbe trattarsi di un caso giuridico);
6) usa la prima persona plurale, il “noi”, come per chiamare ad una solidarietà e ad una coesione di intenti che, implicitamente, sottolinea e accentua differenze di carattere morale nei confronti dell’altro gruppo, quello chiaramente “reo”.

Quando si condanna un’intera comunità, un’intera etnia, e per di più lo si fa sulla base di un sospetto, se non di un pretesto, ci troviamo dinnanzi a dei palesi casi di razzismo. Se i responsabili di questa terribile azione venissero individuati e fermati – come spero -, avranno un processo e vari gradi di giudizio; solo dopo, solo con una sentenza di condanna, dovranno scontare una pena (magari detentiva) che, comunque, non è mai la gogna, mediatica o facebookiana. Quand’anche i responsabili fossero membri della comunità rom attigua al luogo del reato, resterebbero loro e solo loro i colpevoli di questo crimine, non il loro gruppo o, addirittura, la loro etnia.

A tutti coloro che condividono immagini e contenuti di questo tipo vorrei fornire un umile suggerimento: oltre ad alimentare la vostra indignazione, ricordate di alimentare anche il pudore verso le sconcezze razziste e la cautela nei confronti dei facili giudizi non supportati da prove. Bisognerebbe prendere esempio da Loredana Pronio, presidente dell’associazione cinofila coinvolta nel caso, che ieri ha dichiarato: «Noi ci dissociamo da qualunque titolo o articolo o post in cui si additino i Rom come artefici di questo incendio. Né noi, né tanto meno gli inquirenti, siamo ancora giunti ad una conclusione definitiva. […] Trovo non solo scorretto quanto si sta scrivendo anche su Facebook, ma pericoloso. La mia associazione attende che siano le indagini di chi di dovere a dare risposte definitive» [qui].

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AGGIORNAMENTO del 30 settembre 2014:
Un amico ha condiviso un articolo su fb (“Quanto ci costa discriminare i Rom“, di Alessandro Capriccioli: “Libernazione”, 30 settembre 2014, QUI) e ne è scaturita una discussione stimolante e deprimente allo stesso tempo: QUI. La cronaca ci riferisce anche di un (presunto) tentato rapimento di bambini nel torinese a cui molti hanno risposto con violenza: “Sul web c’era già chi voleva venire a bruciarci il campo” (“La Stampa”, 30 settembre 2014, QUI).

Informazioni su giogg

Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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5 risposte a «Tutti al rogo»

  1. giogg ha detto:

    Su FB questo post ha alimentato una discussione tra me ed un’amica:

    LEI: mi spieghi perché sarebbe un invoco al genocidio, io per esempio davanti a tanta violenza inaudita, chiedo solo una punizione, per non passare il messaggio che chi fa queste cose può farle tranquillamente… o perché sono solo animali, non si dovrebbe dire nulla?

    IO: leggi il post.

    LEI: ma perché quando non si parla di italiani, si deve sempre far attenzione alle parole usate, ai sostantivi, ai verbi, ecc ecc. a me sembra tanto un razzismo inverso

    IO: Ti pare una cosa tollerabile parlare di napalm, di zyklon b, di sciogliere la gente nell’acido e così via? Ma a te non danno nemmeno un po’ di imbarazzo frasi di questo tipo? Ma di che stai parlando? Per reati (orrendi) come questo c’è la galera, il resto è orrore nazista. Inoltre, ma con quali prove si accusa qualcuno? E addirittura un’intera etnia? E se la signora avesse fatto cadere un fornellino da campo e avesse appiccato lei (involontariamente) l’incendio e poi avesse provato a difendersi incolpando qualcun altro? Purtroppo sono cose già accadute (ricordi come si difese Erika De Nardo dopo l’assassinio di sua madre nel 2001?) Insomma, un po’ di cautela nell’uso delle parole, no? Un po’ di pudore verso risposte così rabbiose, no? Io ho parlato di un caso specifico e a questo voglio stare. Il resto è annacquamento.

    LEI: infatti anche l’articolo sbaglia secondo me, ha la foto di quel particolare link, che ho condiviso anch’io, in cui io non ci vedo nulla di male, sebbene forse, ma è ancora da accertare, per l’etnia nominata, se risultasse innocente; ben altro sono le frasi che cita, che sicuramente sono intollerabili. ma posso chiederti, che sarebbe successo se alla parola rom, ci fosse stato scritto napoletani, o modenesi, o inglesi, io credo che nessuno si sarebbe preoccupato di uno sterminio… di razzismo ne so qualcosa, questi commenti da un lato non mi preoccupano se sono legati a questo fatto di cronaca, poiché anch’io come puoi leggere, mi sono trattenuta dal commentare proprio per evitare che qualcuno potesse pensare che sono razzista; altre esclamazioni, mi mettono ben più a disagio, frasi buoniste come leggo ultimamente su internet, come la frase su un link di una mia amica: ” io sono dalla parte dei neri sempre, io li amo” ah ah ah non rendendosi conto che a mio modesto parere suonasse ancora più razzista

    IO: Ogni generalizzazione etnica è sbagliata, ogni accusa senza prove è sbagliata, ogni evocazione della peggiore storia del novecento è sbagliata. Allo stesso modo, ogni difesa “a prescindere” è debole, ogni pre-giudizio è una banalizzazione, ogni lettura del sociale senza rendersi conto dei rapporti di forza è vacua. Detto questo, nel caso specifico, chiedere che vengano svolte indagini accurate e che i responsabili siano assicurati alla giustizia mi pare una cosa del tutto condivisibile e, per quanto mi riguarda, ovvia. Ma l’articolo non parla di questo.

  2. giogg ha detto:

    Il razzismo in rete è sempre più diffuso e visibile. «Come uscirne?», si domanda Carlo Berini di «Sucar Drom»: «Prima di tutto rendendosi conto che il razzismo, come anche il sessismo, in Italia non è appannaggio di “un gruppo di scalmanati” ma è diffuso e pervade tutta la società italiana, in particolare contro gli immigrati e gli appartenenti delle minoranze linguistiche sinte e rom. Le fiaccolate contro i rom, con corollario in alcuni casi di veri e propri pogrom, sono continue e dovrebbero avere delle risposte più decise da parte delle Autorità. […] L’obiettivo che si devono porre i tecnici del Ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge è quello di contemperare la libertà di espressione e la possibilità di sanzionare l’incitamento all’odio e alla violenza razzista. Nel frattempo non sarebbe una cattiva idea, quella di convocare a Palazzo Chigi i responsabili italiani di Facebook e Twitter e chiedergli di essere più attivi sul contrasto al razzismo anche perchè spesso evidenti istigazioni all’odio e alla violenza seppur segnalate non vengono rimosse»
    (in: “Razzismo in rete”, 19 luglio 2013, QUI)

    – – –

    «Il Sole 24 Ore», 1 agosto 2013, QUI

    BLOG RAZZISTA, ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
    di Patrizia Maciocchi

    Il blog razzista è un’associazione per delinquere. Per la Corte di Cassazione le pene per i reati associativi, previsti dalla legge 654/1975 in linea con la Convenzione di New York (modificata dalla legge 205/1993) sono estensibili alle comunità virtuali, dalle chat ai social network, che incitano all’odio razziale. Messaggi tanto più efficaci proprio perché affidati alla forza comunicativa delle nuove tecnologie.
    La Suprema corte (sentenza 33179, depositata ieri) respinge il ricorso del coordinatore di un sito internet finalizzato a ingrossare le fila dei sostenitori della superiorità della razza. L’imputato chiedeva di essere assolto in nome della libertà di pensiero e negava la giurisdizione del giudice italiano perché il sito-madre era stato costituito negli Stati Uniti e operava su un server estero. Inoltre rivendicava il diritto ad essere trattato al pari di un direttore di giornale.
    Contestazioni che la Cassazione non ha difficoltà a smontare. Il collegio della III sezione specifica che il giudice italiano è competente a esprimersi sulla diffamazione aggravata dall’odio razziale, anche nel caso in cui il sito web sia stato registrato all’estero, purché l’offesa sia stata percepita dai fruitori che si trovano in Italia.
    Nel caso esaminato l’attività del ricorrente e dei suoi supporter aveva diversi scopi: fare proseliti, istigare a compiere azioni dimostrative nel territorio italiano, raccogliere fondi per la “causa” e dare giudizi sulle persone o sugli episodi.
    Uno dei punti forti degli “opinionisti” era quello di bollare come “traditori” e “delinquenti italiani” i sostenitori dell’uguaglianza e dell’integrazione con gli immigrati.
    Cade naturalmente anche la pretesa di avere la tutela costituzionale che garantisce la libera manifestazione del pensiero e di associazione: entrambe vengono meno quando la libertà viene male usata per istigare alla discriminazione.
    Nessuna possibilità per il ricorrente di essere assimilato al direttore di un giornale: in primo luogo, perché era stata riconosciuta la sua responsabilità come organizzatore e moderatore del blog incriminato, poi perché la stessa Cassazione ha chiarito (sentenza 23230/2012) che il blog non rientra nella definizione di «stampato».
    Per finire, i requisiti di stabilità e di organizzazione propri di un sito internet, rendono la comunità virtuale idonea a configurare l’associazione per delinquere.
    «Il minimum organizzatorio necessario a integrare l’associazione a delinquere nelle diverse sfaccettature analizzate dalla giurisprudenza si modula in maniera specifica per le realtà associative cosiddette “in rete”, le quali utilizzano le nuove tecnologie, privilegiando l’uso dei blog, chat o virtual communities in internet, non potendosi per tali strutture ricercare quella fisicità di contatti tra i partecipi, tipica dell’associazione a delinquere di tipo, per così dire classico
    ».

  3. giogg ha detto:

    Mi è stato segnalato un altro articolo animalista che accusa i rom di maltrattamenti agli animali. Questa volta i responsabili sarebbero bambini che usavano un cucciolo come pallone da calcio (in che modo non riesco a immaginarlo). Eccone qualche stralcio (e si noti il tono drammatico e accorato, gli appellativi toccanti come “cucciolotta”, l’uso di certe espressioni per far trasparire l’immoralità di quei bambini che “non hanno dato carezze al cagnolino”, “non le hanno gettato alcun bastoncino”, ma “hanno buttato la sua vita in una discarica”).

    «L’orrore senza fine dei campi rom».
    «di certo nessuno fermerà queste stragi quotidiane».
    «E’ lunedì, ora di pranzo. Il guardiano del campo rom di Castel Romano, via Pontinia, sente delle grida strazianti. Capisce che si tratta del pianto disperato di un cucciolo. Lascia il suo gabbiotto e si mette sulle tracce di quel grido. La trova. In un cestino dell’immondizia è stata gettata una cucciolotta. Una piccolina di appena trenta giorni di vita. La cagnetta grida, grida per il dolore. Lui la prende in braccio, cerca di calmarla. Ma non c’è abbraccio che possa placare la sua disperazione. La piccola non muove più le zampe posteriori. Il dolore è fortissimo».
    «La cuccioletta è stata ridotta in quelle condizioni da un gruppo di bambini del campo. Quei bambini hanno utilizzato la cucciola per giocare. Non per farle le carezze, per lanciare un bastoncino da farle recuperare. Quella cagnolina loro l’hanno utilizzata come fosse una palla, se la sono tirata da uno all’altro per divertimento».
    «D’altronde per loro quella cucciola non era altro che un pallone ormai rotto. Loro quella vita l’hanno gettata in un cestino dell’immondizia
    ».
    «Forse questa cucciolotta verrà salvata. Lo stesso non si può dire per le migliaia di cani ancora prigionieri dei campi rom. Dei nuovi cuccioli che verranno alla luce nei tantissimi campi della capitale. Dei tanti che in quei campi ci hanno trovato la morte. Per ogni angelo salvato, ce ne sono migliaia per i quali non arriverà mai nessuno per tempo per strapparli alla morte».
    «Tutti sanno cosa accade nei campi rom».

    (da: “Campo rom di Castel Romano: cucciola di trenta giorni usata come pallone per giocare a calcio“, in blog «Anime Bastarde», 25 luglio 2013, QUI).

    Tra i commenti:

    (1) «MA COSA CE NE FACCIAMO DI QUESTO MALEDETTI ROM CHE NON SANNO COS è LA DIGNITA, IL VALORE DELLE COSE???? SONO BESTIE DELLE PIù IMMONDE CON UN SCUSA PER GLI ANIMALI SE LI HO CHIAMATI BESTIE.. NOI IN ITALIA NON POSSIAMO ACCETTARE QUESTE COSE MANDIAMOLI VIAAAAA»

    (2) «io vorrei ringraziare il guardiano del campo rom e dirgli che una mia amica è prontamente andata alla muratella e ha preso con sé la piccola che ha chiamato ZOE perché per ogni vita maltrattata e non rispettata c’è una risposta di vita più grande, e questo nome-talismano proteggerà Zoe che non ha lesioni neurologiche e con santa pazienza riprenderà a camminare perché ora vivrà nell’amore.
    Ma vorrei anche dire che è ora di denunciare i maltrattamenti senza stare a guardare se i colpevoli sono bambini, ci sono genitori che possono rispondere dei reati, e oggi è un reato penale l’abbandono e il maltrattamento, e ci sono sequestri di animali che vanno effettuati senza paura. L’ignoranza e la miseria non valgono come giustificazioni quando portano a offendere la dignità e il corpo di un essere vivente: sono problemi sociali e vanno affrontati.
    E voglio ringraziare i volontari e i medici della Muratella che si sono dimostrati all’altezza di un compito sempre più gravoso e difficile: hanno bisogno di aiuto, fatto di persone, di adozioni anche a distanza. Non dimentichiamolo
    ».

  4. giogg ha detto:

    Ancora razzismo tra i commenti di un articolo online. Ne scrive “Roma Post”:

    “Roma Post”, 7 Agosto 2013, QUI

    Intolleranza e legalità
    QUALI SONO I VERI “NEMICI”?
    Sulla pagina facebook di Claudia Macri, la vigilessa aggredita ieri da 4 ragazze rom, commenti nazisti e razzisti. Appena tornerà nel pieno delle sue forze, ci auguriamo che prenda le opportune distanze da chi inneggia allo sterminio e alla pistola per eliminare “gli zingari”.
    di Francesco Di Majo

    “Gli devi sparare o bruciarli”. “Non gli hanno fatto finire il lavoro a zio Adolf…lui già stava 100 anni avanti…”. Questi sono solo due dei commenti degli amici di Claudia Macri su Facebook. Si, perché la vigilessa che è stata aggredita ieri da 4 ragazze rom, sul suo profilo “social” sembra avere non solo amici (a cui ci leghiamo per esprimere solidarietà e gli auguri di pronta guarigione e perché torni subito a fare il suo prezioso lavoro), ma anche veri e propri “giustizieri della notte”.
    Quello che le “quattro zingarelle” hanno fatto è grave, è da condannare, è incivile. Al pari del continuo innescare sentimenti di odio razziale, puntando sulla generalizzazione di un comportamento, accollandolo a un’intera etnia. Per cosa? Solamente per accaparrarsi il consenso degli intolleranti.
    La vigilessa si riprenderà, lo sappiamo e ce lo auguriamo tutti. Come ci auguriamo che, una volta riconquistate le forze, prenderà le distanze da commenti che molto poco hanno a che fare con legalità, democrazia e buon senso e convinca i suoi amici a ridimensionare le parole che, troppo spesso e loro malgrado, suscitano i più bassi sentimenti umani.
    Lei stessa sul suo facebook ha postato una molto evocativa foto scattata al Foro Italico, che recita: “Molti Nemici, Molto Onore”. E avere qualche “nemico” in più, male non può certo fare
    .

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