Oggi, 14 luglio, penso alla Resistenza italiana e alle polemiche tra partigiani e revisionisti/negazionisti che ancora dopo 70 anni alimentano il dibattito politico nazionale [Ilenia Rossini, “L’uso pubblico della Resistenza: il “caso Pansa” tra vecchie e nuove polemiche“]. Nelle discussioni, talvolta si fa riferimento alla Francia, che avrebbe avuto più tempo per assimilare la Rivoluzione della fine del XVIII secolo e che ora sarebbe sostanzialmente unita intorno ai valori emersi allora. In realtà non è così e, ancora dopo oltre due secoli, vi sono letture diverse, talvolta discordanti, di alcuni episodi cruenti, come le guerre in Vandea.
Nel gennaio 2013, ad esempio, esponenti della destra (UMP) e dell’estrema destra (Front National) hanno presentato insieme un disegno di legge che riconosce il “genocidio vandeano” perpetrato dai rivoluzionari giacobini tra il 1793 e il 1796 come “crimine contro l’umanità” (ICI e QUI). Quel che colpisce di tale iniziativa è la tempestività rispetto alle politiche di allargamento dei diritti promosse dall’attuale governo socialista: «Screditare l’eredità della Rivoluzione francese serve ad escludere le attuali politiche di uguaglianza», ha dichiarato Emmanuelle Gaziello, consigliera comunale di opposizione a Nizza.
Certi princìpi valgono sempre:
Intanto, stasera sulla Promenade des Anglais di Nizza la festa seguirà QUESTO programma.