Sicurezza e prevenzione sono due ossessioni della società contemporanea. Se non minacciata da disastri più o meno naturali, da epidemie, da crisi economiche e da attacchi terroristici, essa ha certamente al suo interno una delle preoccupazioni che più la tormentano: la convivenza urbana, specie in determinati quartieri. In Italia tale questione si mischia, e spesso si sovrappone, alla presenza criminale o ad altri problemi, pur strettamente legati tra loro, come ad esempio lo smaltimento dei rifiuti. Per questa ragione, periodicamente si decide di inviare l’esercito, militarizzando il territorio in modo da contenere l’«emergenza». Negli ultimi anni è accaduto a Palermo e a Napoli (ma si potrebbero citare anche la Val di Susa e L’Aquila, sebbene siano situazioni diverse). L’idea di vivere in una zona militarizzata è piuttosto difficile da digerire, a meno che non si tratti di una fase all’interno di una strategia più complessa e profonda. Come scrissi nel 2006 per un’emergenza napoletana: «ok, che si inizi la terapia inviando più forze dell’ordine che blocchino l’infezione, che isolino il morbo. Ma poi si passi immediatamente alla cura vera utilizzando le medicine più adatte: maestri e imprenditori, ovvero le uniche figure che possano dare serietà e lungimiranza a qualsivoglia progetto» [qui]. Giudicate voi se una tale prospettiva di “riqualificazione” è stata realmente portata avanti.
In Francia, durante la scorsa campagna presidenziale, l’allora candidato François Hollande (Parti socialiste) aveva promesso maggior sicurezza, soprattutto nelle aree più rischiose del Paese. Una volta eletto, non è passato molto tempo e quel progetto ha iniziato a prendere forma. Gia dal giugno 2012, il ministro degli Interni Manuel Valls ha cominciato ad individuare ciascuna area geografica che «souffre plus que d’autres d’une insécurité quotidienne et d’une délinquance enracinée» o che «connaît depuis quelques années une dégradation importante de ses conditions de sécurité» [qui; un esempio è quello di Amiens, che nell’agosto 2012 è stata teatro di scontri tra abitanti e polizia: qui]. Ciascuna di queste porzioni di territorio francese prende il nome di «zone de sécurité prioritaire» ed esse sono state progressivamente istituite a partire dal mese di settembre 2012, arrivando attualmente ad un numero di 64, con circa 1,7 milioni di abitanti. In concreto, nella ZSP viene aumentata la presenza della gendarmerie nationale e della police nationale (per la fine del 2014 saranno circa 700 gli agenti di forze dell’ordine impiegati nelle ZSP).
Tale perimetrazione si va ad affiancare ad altre già esistenti (zones d’aménagement concerté, zones urbaines sensibles, zones franches urbaines e così via) che, nel loro complesso, delineano una vera e propria “cartografia della Francia pericolosa”: «Aujourd’hui, l’appellation “ZUS” résonne davantage comme le symbole d’une France menaçante que d’une France malade» [qui].
Questa politica di zonizzazione rischia di accentuare l’esclusione di aree che, in tal modo, ricevono ufficialmente il titolo di “zone pericolose”, un “marchio” che, con tutta evidenza, può produrre effetti molto diversi dall’integrazione auspicata e dalla limitazione del crimine. Come osserva Didier Fassin, i poliziotti in missione nei quartieri sensibili considerano gli abitanti non come cittadini utenti di un servizio pubblico, ma come delle masse ostili [“La force de l’ordre“, 2011; una lunga recensione è qui]. La militarizzazione delle banlieues, dunque, segnerà un riavvicinamento tra polizia e abitanti? Sarà in grado di riconciliare “sicurezza” ed “uguaglianza”? La sperimentazione è avviata, con tutti i dubbi ereditati da tante esperienze simili precedenti: forse nel breve periodo arriveranno dei risultati (anche se la stessa polizia ha qualche dubbio), ma qual è la strategia che, nel lungo periodo, intende incidere strutturalmente contro il disagio sociale e la sua concentrazione in aree “degradate”?
PS: A Nizza e nel suo circondario le ZSP sono 7: i due quartieri di Les Moulins e de l’Ariane e i comuni limitrofi di La Trinité, Saint André de la Roche, Drap, Cantaron e Falicon. Per i due quartieri nizzardi, le ragioni della loro individuazione sono le seguenti: «Le quartier des Moulins, classé ZUS et situé à l’ouest de la ville de Nice, concentre plusieurs milliers d’habitants dans un habitat HLM ancien avec une configuration propice au développement des trafics et de l’économie souterraine. Le quartier de l’Ariane, classé également en ZUS et situé au nord-est de la ville, comprend des HLM et des immeubles résidentiels anciens. La zone gendarmerie présente un cloisonnement géographique dû à la présence de collines, qui concentre les flux de circulation et facilite le passage de la délinquance en provenance directe des quartiers sensibles du nord de Nice. La délinquance dans les deux quartiers de Nice est essentiellement caractérisée par une économie souterraine importante, des incendies et dégradations, ainsi que la présence d’un phénomène de bandes. Les atteintes aux biens sont très présentes en zone gendarmerie» [qui].