Vorrei dire ai mercanti di paura che no, il 25 aprile non è morto.
Non è morto nelle persone che si prendono cura degli ultimi, non è morto perché c’è ancora qualcuno che ogni giorno prepara un pasto nelle mense sociali sempre più affollate, perché ci sono tantissimi studenti e docenti che caparbiamente continuano a imparare e a insegnare, perché c’è qualcuno che crede che la ricerca possa contribuire a risollevare il Paese, perché ci sono medici e infermieri che non abbandonano i loro ospedali sempre più desolanti. Il 25 aprile non è morto perché c’è ancora chi si oppone alla cementificazione indiscriminata e all’arroganza del capitale, perché c’è qualcuno che passa le notti sui monti a scovare i bracconieri e gli incendiari, perché i laureati che sono dovuti emigrare continuano a sognare che un giorno torneranno a casa, perché ci sono persone che tra mille sacrifici tentano di tenere aperto un museo, e giornalisti che denunciano in solitudine la criminalità, e politici che rigettano il clientelismo, e impiegati che non cedono alla corruzione, e agricoltori che non lasciano la loro terra, e volontari che vanno lontano a curare mamme e bambini colpiti dall’aids, e ragazzi e ragazze che manifestano perché i loro amici – figli di immigrati – siano cittadini come loro.
No, il 25 aprile non è morto. Forse è morto solo per chi vuole speculare sulle difficoltà e sulle ansie, per chi non perde nemmeno un giorno per soffiare sulla disperazione.
Il 25 aprile forse è malconcio, ma non è morto. Anzi, vivrà finché ci sarà qualcuno che «viaggia in direzione ostinata e contraria».
E se i partigiani tornassero tra noi sarebbero orgogliosi di questi loro nipoti.
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Oggi, 25 aprile 2013, Beppe Grillo ha pubblicato un post sul suo blog dal titolo “Il 25 aprile è morto“, in cui, alla fine di un lungo elenco di disfunzioni dell’Italia contemporanea, conclude dicendo che «Oggi evitiamo di parlarne, di celebrarlo, restiamo in silenzio con il rispetto dovuto ai defunti. Se i partigiani tornassero tra noi si metterebbero a piangere».
Sono completamente in disaccordo, sia con i contenuti del testo (una sequela di luoghi comuni e accuse senza prove), sia – e soprattutto – con la prospettiva (che non temo di definire “da imprenditore della paura”). Per questa ragione, pensando agli sforzi che compiono tanti miei amici e alla loro caparbietà nel voler guardare avanti sempre positivamente, ho sentito l’esigenza di rovesciare il panorama tetro, disfattista e rabbioso del comico/politico. Semplicemente, mi sono stancato delle picconate quotidiane, perché quell’approccio non porta a nessun cambiamento; al contrario, ritengo che sia giunto il momento di costruire.
PS: tutti i principali quotidiani (Repubblica, CorSera, Sole24Ore…) hanno ripreso il post di Grillo sottolineando la somiglianza (o addirittura l’esplicito e consapevole richiamo) con il testo di Francesco Guccini “Dio è morto”. Nulla di più sbagliato, la canzone di Guccini termina in maniera molto diversa: «Ma penso che questa mia generazione è preparata a un mondo nuovo e a una speranza appena nata, ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi, perché noi tutti ormai sappiamo che se dio muore è per tre giorni e poi risorge, in ciò che noi crediamo dio è risorto, in ciò che noi vogliamo dio è risorto, nel mondo che faremo dio è risorto».
C’è un motivo per il quale non sono così sicura che i partigiani si metterebbero a piangere. È che il 25 aprile è innanzitutto una festa della libertà. E fin quando avremo tutti opinioni diverse ma potremo discuterne insieme, fin quando i giornalisti saranno liberi di interrogare i politici e avranno diritto ad avere una risposta, o fino a quando si potrà fare la differenza tra le persone e non semplicemente bollare “alcuni” come buoni e “altri” come cattivi, il 25 aprile, o per lo meno i suoi effetti saranno ancora presenti. Però è un tesoro prezioso e sta a noi non rinchiuderci di nuovo in gabbia come tanti cretini.
W il 25 aprile.
«Ho sfilato in corteo a Milano. Eravamo tanti, tantissimi! C’è chi parla del 25 Aprile come di una ricorrenza stanca e invecchiata. Questa mattina c’è stato chi ha scritto che questa festa è morta. Agli scettici e agli increduli rispondo che questa festa è più viva che mai. E’ la festa di tutti. Di tutti gli italiani liberi. […]» (Laura Boldrini, fb)
«Dite a Grillo che Dio è morto, ma poi risorge» (Enrico Letta ai parlamentari del Movimento Cinque Stelle, video)
«Ogni giorno Grillo annuncia la morte di qualcuno o di qualcosa… Eviti questa immagine di becchino planetario… Il 25 aprile è fonte di legittimazione dell’Italia repubblicana, il 25 aprile è una bussola» (Nichi Vendola, leader di Sel)
«Oggi qualcuno dice che il 25 Aprile è morto: questa è la cosa peggiore che si possa dire. Questa non è ironia, né una provocazione, ma provare a cancellare la radice comune del nostro Paese» (Susanna Camusso)
«Queste parole mi hanno fatto molto effetto, se c’è un mezzo morto quello è lui con i suoi che lo seguono. Grillo e i suoi devono capire che l’unica strada da seguire è quella della democrazia» (Riccardo Lolli, partigiano della Brigata Stella Rossa)
«La botte dà il vino che ha. Grillo non arriverà mai da nessuna parte perché i suoi sono solo voti di protesta. Per me, più che un pagliaccio è un dittatore, se qualcuno dei suoi sgarra lo caccia subito. Le parole che ha detto sul 25 Aprile mi hanno toccato nel vivo» (Franco Fontana, partigiano della Brigata Stella Rossa)