“Il Post” ha pubblicato un articolo sul contrabbando di pangolini nel sud-est asiatico, tra Filippine e Cina. Vi ho aggiunto questo piccolo contributo:
In un mondo pre- (o post?) moderno il pangolino è un animale altamente simbolico. L’antropologa Mary Douglas riferisce che presso i Lele del Congo-Zaire il parto gemellare è una tale rarità e stranezza che deve essere necessariamente riassorbita nel campo del conosciuto. A questo proposito, la cosmologia locale ritiene che tale anomalia umana abbia un corrispondente nel mondo animale, in quello che è considerato un “mostro benigno”, il pangolino appunto. Come avete scritto anche nell’articolo, questo animale si nutre di formiche, è squamoso, nuota, si arrampica sugli alberi e, sebbene assomigli ad una lucertola ovipara, dà alla luce un piccolo per volta come gli esseri umani. Insomma, la sua esistenza è una contraddizione. Pertanto, «invece di essere aborrito e fuggito come totalmente anomalo, il pangolino viene mangiato nel corso di una cerimonia solenne dai suoi iniziati, che in tal modo sono in grado di dispensare la fertilità alla loro stirpe» (“Purezza e pericolo”).
Ovviamente, con i numeri del mercato cinese, qualsiasi lettura (o giustificazione) rituale salta, spingendo il pangolino sull’orlo dell’estinzione. Peccato.
[fonte]
Splendido.