Nel 2005 ho vissuto una delle esperienze più intense della mia vita. Mi trovavo in Burundi in occasione delle prime elezioni politiche dopo la guerra civile che dal 1993 aveva insanguinato il Paese con una spaventosa carneficina tra hutu e tutsi. Nelle settimane precedenti le consultazioni, nei vari quartieri di Bujumbura si tenevano delle vere e proprie lezioni di “filosofia della democrazia”, organizzate da esponenti dell’ONUB (Opération des Nations Unies au Burundi). Era necessario far capire ai cittadini il senso di quel che si stava organizzando: cosa sono le elezioni? a che serve votare? cos’è la democrazia? perché il voto è segreto? forse è qualcosa di sbagliato, se è segreto? E così via.
Il contatto con quell’alterità mi aveva permesso di accorgermi di qualcosa di cui disponevo da sempre e che mi era talmente usuale che quasi non la vedevo più. Tutto ciò che noi, in questa parte di pianeta, diamo per assodato (al punto che talvolta ci permettiamo di snobbare il diritto di voto), lì, in quel momento, era da dire e da ribadire, a volte da sottolineare.
Oggi ho ripreso la pagina del mio diario in cui avevo segnato alcune frasi ascoltate durante quegli incontri. Le copio qui proprio in questa giornata elettorale, per ricordare innanzitutto a me stesso che la democrazia non è un dato acquisito, ma una costruzione senza sosta:
- “Bisogna far sapere alla popolazione che una vera democrazia è possibile solo esprimendo un voto libero“;
- “Il voto è personale ed è il modo in cui ogni cittadino può contribuire a costruire un Paese migliore, un Paese nuovo… è come se si costruisse una casa ed ogni membro della famiglia portasse un mattone“;
- “Per sapere chi votare, cioè chi eleggere come proprio rappresentante per i successivi 5 anni, è necessario conoscere, informarsi, sapere chi sono i candidati, qual è la loro storia, le loro idee…“;
- “Una buona democrazia è quella libera e informata“;
- “Stiamo costruendo una democrazia, ci vuole tempo e lavoro. Non dobbiamo fare come quando andiamo al mercato a comprare un mango, dimenticandoci che quel mango ha avuto bisogno di tempo e lavoro per maturare“;
- “I burundesi hanno subito anni di guerra ripetendosi “un giorno finirà”… Beh, quel giorno è arrivato! E’ per questo che io sono fiducioso, perché l’occasione delle elezioni che stiamo vivendo ci dà la possibilità di cambiare le cose“.