Quando un tipo che conosco, all’uscita di “Basilicata coast to coast”, mi mandò un sms con “Sono disgustato”, capii. Capii che per apparire intelligente bisogna distruggere l’esistente. Il critico arguto è quello che stronca, il professore preparato è quello che boccia, l’impegnato rigoroso è quello che disprezza tutti gli altri.
A me piace molto la fantascienza, e la fantascienza è innanzitutto quella con gli alieni. Poi c’è quella con i supereroi, ma dopo. Il mix tra i due filoni è al terzo posto (bah, al momento penso a roba tipo “Men in black”). Ecco, questo per sottolineare che a me le storie che mi portano in altri mondi piacciono, vado al cinema con una predisposizione positiva (poi naturalmente posso rimanerne così deluso da voler chiedere quasi il rimborso del biglietto, ma vabbè). (Beh, come si sarà capito, in tutto questo discorso il film di Rocco Papaleo non c’entra niente, mi serviva solo per cominciare).
Su “Studio”, che è una gran bella rivista, Cesare Alemanni ha recensito gli ultimi due filmoni in circolazione (affossandoli entrambi): l’ultimo Batman (“Dark Knight Rises”) e il primissimo Alien (“Prometheus”). Non giudicherò i suoi giudizi, sono suoi e vanno bene (nel senso: chissenefrega). Dico solo che i giudizi, per essere presi in considerazione, dovrebbero essere motivati, fortemente ancorati a elementi probanti, altrimenti non sono altro che “pour parler” (e qua sì, torna un flashback dell’sms anti-Basilicata: “disgustato”, nientemeno! e allora che bisognerebbe dire di “Antropophagus”?). Dunque, secondo me, cosa inficia la (pur legittima) analisi di Alemanni? Beh, che nella sua recensione dimostra di non rendersi conto dell’attuale contesto socio-cinematografico (wow, che ho creato). Da sempre i film di successo hanno avuto due possibili sviluppi: il sequel e il remake. (Generalmente si resta sempre delusi da tali aggiunte o rifacimenti, dunque evitiamo di parlare degli infiniti “Rocky” e “Rambo” o dei bi- e tri- “Matrix”, ok?). A questi sèguiti e riedizioni, però, oggi si sono accluse altre varianti: il prequel (se non erro si è cominciato già parecchi anni fa con le versioni giovani di Sherlock Holmes e di Superman, per arrivare ai vari “capitoli zero” di “Star wars” e compagnia bella), lo spin off (quell’insulto inguardabile di “S. Darko”) e il re-writing (cioè delle sceneggiature completamente nuove, non dei semplici rifacimenti di film precedenti: l’ultimo Spiderman, ad esempio, che non è per niente “amazing”). Ebbene, questo ricamare intorno ad una storia di successo con prequel, sequel, spin off e variazioni d’ogni tipo (il cinema è – anche – un’industria e i film devono fare i soldi; in ogni caso, questo è marginale rispetto al ragionamento che sto facendo) rientra in un fenomeno anch’esso antico, ma esploso nell’ultimo decennio (o riesploso, dopo gli anni ’80): le serie-tv, i telefilm. Il linguaggio filmico contemporaneo è comprensibile solo attraverso questa particolare modalità narrativa “a puntate” (chi si era davvero stancato dei film di “Harry Potter”? e non ditemi che non state aspettando con trepidazione il triplice prologo del “Signore degli anelli”).
La serialità filmica è la novità di questi anni e il cinema vi si è adattato. Pertanto, analizzare e giudicare un film (di cui già in anticipo è ampiamente annunciata la natura seriale, che sul grande schermo è quasi sempre una trilogia) come se ci trovassimo negli anni Cinquanta, come se si trattasse di un’opera unica, quando invece è soltanto un capitolo di un progetto più vasto, beh, lo trovo semplicemente antiquato. Poi, ok, il film in questione può piacere o deludere, può presentare buchi, falle e altre lacune, può scivolare su punti in cui invece dovrebbe approfondire e così via, ma intanto si è perso il contorno, il buon vecchio contesto.
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RaMon: ; ) niente da aggiungere se non un apprezzamento a parte per la citazione di Antropophagus! (27 settembre, h19.23)
Giogg: “Antropophagus” è nella storia, nostro malgrado. : ) Cmq dopo aver scritto ‘ste riflessioni mi son venute in mente tante altre saghe: dal “Padrino” a “Lo chiamavano Trinità”, da “Ritorno al futuro” agli “X-men”… (e volutamente non cito “Twilight”). E poi ho pensato alla quantità di film che potrebbero (ma speriamo di no) raccontare il pre- e il post- di storie che abbiamo molto amato (giusto un esempio eclatante: cosa sappiamo della vacanza dii Vincent Vega ad Amsterdam; dico, oltre al fatto che la maionese sulle patatine fa schifo?). Infine, mi aspetto (ma questo lo voglio davvero) un sequel di “Basilicata coast to coast” in cui Papaleo va in giro con una bomboletta spray a scrivere sui muri: TERRONI! (27 settembre, h23.20)