Marjane e gli occhi della tigre

Ad un certo punto della sua vita Marjane entrò in crisi. Accade a molti, lo sguardo si perde nel vuoto, non si trova un senso, si immaginano cose negative… Marjane non si sentiva né iraniana, né europea. Continuava a ripetersi che non era nulla: «Non avevo alcuna identità. Non vedevo più perché vivere».  Aveva anche pensato di uccidersi, ma poi ha scelto di raccontare: è diventata illustratrice di libri per bambini.
Qualche anno fa, però, ha cambiato soggetto e ha iniziato a narrare la sua vita. È così che Marjane Satrapi ha scritto “Persepolis”, uno dei fumetti più belli che mi sia capitato di leggere.
La sua storia personale, tuttavia, è un pretesto per raccontare gli ultimi 30 anni dell’Iran e dei rapporti tra occidente e medioriente. Ma credo che valga anche l
interpretazione inversa, e allora la descrizione delle rivoluzioni e dei conflitti, delle sofferenze e delle speranze è solo una maniera attraverso la quale lei riesce a spiegare le tappe fondamentali della sua esistenza.
Disegni semplici e minimali, in bianco e nero, con battute ironiche e stile elegante. Le tavole di quest
’opera sono lineari eppure accattivanti. Marjane, invece, è sempre in bilico: cresce a Teheran durante la cacciata dello scià e poi sotto i bombardamenti dell’aviazione irakena di Saddam Hussein, riceve un’educazione laica e progressista mentre il fondamentalismo religioso diventa sempre più pervasivo e claustrofobico, attraversa l’adolescenza negli anni del punk europeo e vive la sua giovinezza – schietta ed esuberante – scontrandosi continuamente con una solo apparente emancipazione dei suoi coetanei universitari…
Marjane racconta se stessa, ma apre una finestra sia sull’altrove che sul noi. Proprio quel suo essere ai margini (né qui, né lì) – che comporta tanta pena e fatica a livello personale – rende il suo sguardo più lucido e disincantato. Direi che “Persepolis” ha una vena di “antropologia reciproca” grazie alla quale il lettore europeo da un lato scopre qualcosa su uno dei Paesi più influenti nel mondo islamico, ma dall
altro fa luce soprattutto su se stesso (sui nostri tic, ad esempio, come la sempiterna domanda che ci rivolgiamo prima e dopo l’estate: “dove vai in vacanza?”, “dove sei stato?”, … come se le ferie non si potesse passarle a casa).
Il romanzo (peccato che il termine “fumetto” in italiano rimandi ad un approccio disimpegnato ed effimero) è stato pubblicato in Francia (e poi in Italia e nel resto d’Europa) in quattro volumi dal 2000 al 2005, più un “monovolume” * che li riunisce tutti, uscito nella primavera di quest’anno in contemporanea alla distribuzione dell’omonimo film di animazione che Vincent Paronnaud e la stessa Satrapi hanno tratto dalle sue pagine.
Lo scorso febbraio “Persepolis” è stato accolto
con 15 minuti di standing ovation al Festival di Cannes (dove gli è stato assegnato il Prix du Juri *), mentre il Dipartimento per il Cinema del ministero per la cultura e l’orientamento islamico del governo iraniano inviava una lettera di protesta all’ambasciata francese a Teheran in cui attaccava il festival e, soprattutto, l’autrice della pellicola: «in modo inconsueto e del tutto fuori luogo, ha scelto un film sull’Iran che rappresenta in maniera irrealistica le conquiste ed i risultati della gloriosa Rivoluzione Islamica in alcuni suoi aspetti» *.
Naturalmente, anche solo per queste parole vi consiglio di non perdere né il fumetto, né il film. Sono certo, infatti, che “Persepolis” resta dentro il lettore/spettatore: per l’intelligenza, il talento e il coraggio di una donna, perché è avvincente ed onesto, sincero e appassionato, perché fa (ri)avvicinare ad una Storia che spesso è tramandata con troppi sentito dire. Ha la forza della testimonianza e nelle sue vicende ognuno può sorprendersi con dei parallelismi o incuriosirsi per delle differenze. I suoi disegni in bianco e nero sono intensi ed essenziali, il gioco di ombre e sfumature dona (alla pellicola) uno stile molto raffinato. E alla fine, tra le risa di una battuta fulminante, ci si accorge d’aver capito qualcosa in più sui sistemi di potere.

    PS:
1. Il film “Persepolis” uscirà in Italia ai primi di dicembre 2007, ma un’anteprima ci sarà alle 21:00 di sabato 6 ottobre presso il Cinema Apollo di Ferrara per il “Festival di Internazionale”. L’occasione è particolarmente preziosa perché sarà presente anche Marjane Satrapi.
2.
Notizie sul fumetto sono sullEnciclopedia On Line del Fumetto e su Wikipedia. Di seguito, invece, ci sono cenni biografici sugli autori: lei e lui.
3.
Qui, qui e qui ci sono tre siti-web dedicati al film ricchi di notizie, immagini, video e link.
4.
Ulteriori post splinderiani che parlano di “Persepolis” sono questo e quest’altro.
5.
Ogni tanto vado a rileggermi qualche pagina di Eric Hobsbawm come cura omeopatica alla smemoratezza. Stamattina, ne “Il Secolo breve*, ho risfogliato le pagine sulla rivoluzione iraniana del 1979. Eccone qualche breve passaggio: «Negli anni ’60 e ’70 la vecchia opposizione comunista e nazionale fu soffocata dalla polizia segreta, i movimenti regionali ed etnici furono repressi come pure lo furono i soliti gruppi di guerriglieri di sinistra, marxisti ortodossi o marxisti islamici. Queste forze non potevano provocare la scintilla per l’esplosione, che avvenne essenzialmente sotto forma di un movimento delle masse urbane. […] La scintilla provenne da un gruppo che in Iran aveva un rilievo particolare, cioè dal clero islamico, organizzato e politicamente attivo. […] Il loro capo, l’ayatollah Khomeini, vecchio, autorevole e vendicativo, […] denunciò la monarchia come non islamica. […] Le manifestazioni furono represse con la forza e alcuni studenti vennero uccisi. […] Il 16 gennaio 1979 lo scià andò in esilio e la rivoluzione iraniana trionfò. La novità di questa rivoluzione era ideologica. […] Fu la prima attuata e vinta sotto lo stendardo del fondamentalismo religioso e sostituì al vecchio regime una teocrazia populista, il cui programma dichiarato era un ritorno al settimo secolo dopo Cristo, o meglio, all’epoca successiva all’egìra, quando fu scritto il Corano».
6.
Mancavo con nuovi post (non ghost) da un mese esatto. Come i più assidui avranno intuito, questo di oggi è un pezzo del mio soggiorno parigino del mese scorso. A volte per mettersi a scrivere c’è bisogno di un po’ di determinazione. Allora stamattina, come Marjane (con la voce di Chiara Mastroianni), anch’io ho cantato “Eye of the tiger”.

    PPS [del 18 febbraio 2008]:
Finalmente ci siamo! “Persepolis” esce in Italia il prossimo 29 febbraio (con le voci di Paola Cortellesi, Sergio Castellito e Licia Maglietta): qui.

Informazioni su giogg

Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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17 risposte a Marjane e gli occhi della tigre

  1. artemisia80 ha detto:

    grazie di avere segnalato il mio post! 😀

  2. zarotta ha detto:

    ei seri complimenti per il blog, è molto bello!!

  3. LAfricanA ha detto:

    ‘eye of the tiger’ è una canzone bellissima,
    spero di riuscire a vederlo questo cartone animato-documentario (possiamo chiamarlo cosi??)!
    Grazie,
    e pardon!!
    Buonanotte
    🙂

  4. PasqualeP ha detto:

    Ottimo rientro doc.
    Stamattina alle 6,30 mi sono ascoltato anche io Chiara Mastroianni, rimanendo a bocca aperta.
    Cerco anch’io un po’ di determinazione per scrivere.
    Ciao

  5. ketana ha detto:

    complimenti : splendido post … non mancherò alla visione in dicembre del film e metto in lista i “fumetti” ;))
    Ah … splendida la canzone cantata dalla Mastroianni
    Un caro saluto :))

  6. Eccardo ha detto:

    interessante l’idea dell'”antropologia reciproca”..

  7. violanotturna ha detto:

    E’ vero…Persepolis è meraviglioso…hai letto mouse di spiegelman o palestina di sacco? certe storie restano dentro..

  8. ggugg ha detto:

    “Mouse” ha cambiato completamente il mio modo di leggere i fumetti. E’ un puro capolavoro.
    Mi manca, invece, “Palestina”, che ho sempre sfogliato solo in libreria. Per gli impegni in programma oggi, so che passerò davanti ad una Feltrinelli… e so anche che cederò alla tentazione di entrare e… sì, già mi vedo tornare a casa leggendo avidamente in Circumvesuviana…

    Buona giornata a tutt*.

  9. giuba47 ha detto:

    Blog molto bello, complimenti. Ciao Giulia

  10. SoloEl ha detto:

    molto bello quello che posti, ho letto con molto interesse. Bravo

  11. xscherzoexcaso ha detto:

    Non solo Marjane sarà a Ferrara, ma la presentazione è pure ad ingresso libro. Non appena l’ho letto ho organizzato un fine settimana con un’amica di modo da non perdermela!
    Un’aggiunta per chi ama il tratto della Satrapi: “Poulet aux prunes” divertente e più leggero di Persepolis, ma sempre mooolto Marjane!
    sonia

  12. xscherzoexcaso ha detto:

    Libro sta per libero. Ovviamente.
    sonia

  13. ggugg ha detto:

    Sull’ultimo numero di «Viaggi» (14/02/2008) la copertina è dedicata a “Persepolis” di Marjane Satrapi, che il prossimo 29 febbraio esce nei cinema d’Italia (e non il 22, come erroneamente nell’articolo). È lo spunto per una breve intervista all’autrice del fumetto-film e per un articolo sull’Iran. (Nei link trovate un po’ di foto).

    L’IRAN È MIA MADRE [*]
    colloquio con Marjane Satrapi

    L’Iran, il film racconta il suo paese?
    Vero. Anche se ai miei occhi, la parte più esotica della storia si svolge a Vienna. Il film non dà giudizi, non dice “questo è giusto, questo è sbagliato”, illustra solo i tanti risvolti di una situazione. Non è un film orientato politicamente, che vuole schierarsi. È prima di tutto e soprattutto un film che racconta il mio amore per la mia famiglia. Comunque, se il pubblico occidentale imparerà a considerare gli iraniani esseri umani come tutti gli altri e non nozioni astratte come “fondamentalisti islamici”, “terroristi” o “l’Asse del Male”, allora sentirò di aver fatto qualcosa di buono. Non dimentichiamo che le prime vittime del fondamentalismo sono gli stessi iraniani.
    Le manca l’Iran?
    Ma certo. È il mio paese e lo sarà sempre. Se fossi un uomo, direi che l’Iran è mia madre, e la Francia mia moglie. Ovviamente, non posso dimenticare tutti gli anni in cui mi sono svegliata guardando una montagna innevata alta più di cinquemila metri, che dominava Teheran e la mia vita. È difficile pensare che non potrò vederla mai più. Mi manca. D’altronde ho la vita che volevo. Abito a Parigi che è una delle città più belle del mondo, con l’uomo che amo, e sono pagata per fare quello che mi piace fare. Per rispetto verso quelli che sono rimasti lì, che condividono le mie idee ma non possono esprimerle, troverei inappropriato e di cattivo gusto lamentarmi. Se mi lasciassi andare alla disperazione, avrei perso tutto. Quindi, fino all’ultimo momento, terrò la testa alta e continuerò a ridere, non riusciranno a distruggermi. Finché sei vivo, puoi protestare e gridare, ma la risata è l’arma più sovversiva di tutte.

    AVVENTURE PERSIANE [*]
    di Carlo Ciavoni

    Il galateo iraniano – il Ta’arof – impone di insistere per almeno tre volte se per caso a qualcuno dovesse capitare d’incontrare un negoziante di Teheran, o di una qualsiasi altra città che, per pura cortesia, si ostina a non far pagare la merce. Per carità: non si commetta mai l’errore di ringraziare e andarsene. Sarebbe gravissimo. Vedrete invece che, dopo il terzo deciso tentativo di voler assolutamente regolare il conto, lui sarà ben felice di cedere. Le convenzioni sociali dell’antica Persia si perpetuano anche nelle piccole regole quotidiane. E confermano una certezza diffusa tra i viaggiatori di tutto il mondo che hanno conosciuto questo grande paese: e cioè, la vera ricchezza dell’Iran è la sua gente e la loro calorosa ospitalità. Densa di fascino e mistero per milioni di giramondo, ammaliante e ambigua nell’essere contemporaneamente antica e moderna, la terra di Ciro il Grande è stata attraversata in lungo e in largo già molto tempo prima che Marco Polo lo raggiungesse zoo anni fa. Le testimonianze di un passato remotissimo, in un trionfo di meraviglie architettoniche e resti archeologici dall’incomparabile bellezza, è sempre stato il richiamo principale per un turismo originale e raffinato.
    C’è però da scoprire molto di più. Soprattutto per chi invece è mosso dalla curiosità di conoscere una cultura tanto articolata e complessa, quanto lungo e pregnante è stato il via vai di civiltà che hanno attraversato quel paese e modellato, un’identità nazionale nel corso della sua storia millenaria. Un’identità che tuttavia oggi appare coesa, nonostante le forti tensioni interne e le spinte verso una condizione laica della convivenza, affrancata dalla presenza opprimente di leggi coraniche e gruppi di potere legati alla casta degli Ayatollah.
    Il 60% dei 70 mln d’iraniani ha meno di 25 anni. Quasi la metà dei cittadini, dunque, hanno conosciuto soltanto la Repubblica Islamica, nata nel ’79 dopo la cacciata di Reza Pahlavi e l’arrivo dell’ayatollah Khomeini. Parlare di nostalgia dello Shah, di fronte al malcontento che serpeggia tra i giovani iraniani, sarebbe quindi sbagliato. È vero: i movimenti studenteschi antagonisti al regime islamico non sono rappresentativi di tutta la gioventù. Al momento infatti solo i ragazzi delle famiglie laico-borghesi di Teheran, che hanno contatti via mail con i loro coetanei di Parigi, Roma o NY, possono raccontare di serate con musica occidentale e alcolici. Certe “scappatelle”, ancora ufficialmente malviste dal regime, riguardano insomma ancora una minoranza di giovani, anche perché il reddito medio pro capite iraniano non supera i 1800 $ l’anno. Tuttavia è anche vero che se non tutti i giovani iraniani appartengono al “daneshjoo” – l’Associazione degli studenti per la democrazia in Iran – esiste una voglia socialmente trasversale che spinge verso il cambiamento, e che percorre l’intera società iraniana. Lo si percepisce nel contatto con la popolazione, sempre più visibilmente attratta dalle nuove tendenze culturali, in tutti gli strati sociali.
    Ma c’è chi l’atmosfera pesante di uno Stato guidato dalle leggi del Corano non ha avuto la forza per sopportarlo. Il 22 febbraio prossimo sugli schermi italiani uscirà il primo lungometraggio a disegni animati di una scrittrice e disegnatrice iraniana che vive a Parigi, Marjane Satrapi. Il suo film autobiografico – Persepolis – è candidato all’Oscar e racconta la storia d’una ragazzina impavida e intelligente che a 14 anni viene mandata dai genitori a studiare a Vienna, dove da adolescente impara ad affrontare i problemi di quell’età. Poi torna in patria, dove tenta un percorso di vita che però non riesce a percorrere fino in fondo, perché non ce la fa più a veder vivere il suo amato paese in condizioni di semi libertà. Ed è così che riparte per Parigi, sapendo di pagare caro quell’abbandono, che farà di lei una persona dall’esistenza in perenne stato malinconico.
    Il venerdì, all’aeroporto C.De Gaulle, è il giorno dei voli per Teheran. Marjane ha corso spesso a guardare il decollo degli aerei, struggendosi dalla nostalgia per il suo paese lontano, con il naso schiacciato contro le vetrate. La prima scena di Persepolis – scritto con Vincent Paronnaud – trae ispirazione proprio da quei frequenti momenti tristi, fra i tanti che hanno accompagnato la sua vita in esilio. Un’esistenza raccontata con sobrietà, pudore e senza la minima autocommiserazione. Lo sguardo di Marjane serve così per assistere al rapido disperdersi delle speranze di un popolo, all’indomani della presa del potere dei fondamentalisti islamici, con l’imposizione del velo alle donne e la galera per migliaia di oppositori.
    Visitare l’Iran non è facile, ma neanche impossibile. Ci vuole il visto, che viene rilasciato dal Consolato Generale di Milano (P.zza Diaz, 6 – 20123; 02860646; mail: consolato@persia.it). Il periodo migliore per andarci è la primavera e l’autunno. La guida Lonely Planet suggerisce quattro itinerari di diversa durata.
    SULLE ORME DEL PASSATO. Dura 2 settimane, sufficienti per raccogliere il passato glorioso di questo paese. Si parte da Teheran e si torna nella stessa capitale, dopo aver attraversato una quindicina di città. Il circuito è di 2850 km e permette di vedere quasi tutti i luoghi più importanti. Si percorre in aereo, bus e taxi, tra testimonianze pre-islamiche e città moderne, oltre a qualche remota località rurale e diversi bazar.
    EST SUD-EST. Da secoli i viaggiatori di tutto il mondo percorrono questo tracciato che dall’Europa arriva fino al subcontinente indiano. Maku è il luogo di partenza, cittadella fortificata incastrata tra gole rocciose. Ci vuole un mese, perché si parte dal confine con la Turchia e si arriva, attraverso l’altipiano iraniano, al confine con il Pakistan. Sono 4420 km che lasciano un ricordo indelebile della enorme diversità dei paesaggi, lungo immense gole montuose, verdi colline e lunghi tratti di deserto.
    GOLE, FORESTE E RISAIE. È questo il modo per rendersi conto come sia possibile sfatare la convinzione che l’Iran è solo deserto. In 10 gg intensi, dedicati soprattutto a chi ha già visitato le parti più turistiche del paese ed ama viaggiare in zone poco battute, si esplorano montagne lussureggianti della parte nord occidentale. L’itinerario è lungo 865 km, più 175 di escursioni. Una buona parte del viaggio – che parte da Tabriz e arriva a Masuleh – si fa in taxi attraverso scenari incantevoli, tra Jolfa e Kaleyabar.
    IL DESERTO. Una vera e propria “Odissea” che dura una decina di gg, con partenza da Isfahan, il gioiello dell’antica Persia, considerata una delle città più belle del mondo islamico, con i suoi raffinati mosaici di piastrelle azzurre, il grande bazar e le splendide sale da tè. C’è solo da ritrovare sé stessi lungo questo tragitto di 1330 km attraverso aride distese arse dal sole. Solo silenzio e solitudine, dunque, fino alla meta che scintilla all’orizzonte: Kerman, a 1754 m d’altezza. Secondo la Lonely Planet è una cittadina che vale il viaggio, così come i villaggi circostanti, soprattutto per la ricchezza delle diverse culture che lì convivono. A Kerman coesistono persiani europeizzati, seguaci di filosofie indiane e fedeli dell’antichissima religione zoroastriana, che fu letteralmente cancellata con la dominazione araba in Iran, che durò oltre 400 anni e che cambiò il volto del paese.

  14. ApeDiAladino ha detto:

    Ah che bella recensione! persepolis è davvero un fumetto speciale, non vedo l’ora di vedere anche il film… temevo di essermelo persa!

    Il successo di persepolis mi rende felice insieme col fatto che sempre più case editrici stanno sfornando moltissimi romanzi a fumetti (o graphic novel che dir si voglia) di alto valore narrativo e poetico e sociale e umoristico. Oltre alla satrapi e spiegelman ho potuto scoprire autori quali frederik peters, vanna vinci, gipì… ora so anche che è appena uscito un libro di will eisner… ci son voluti “solo” 15 anni perchè questa storia riuscisse a sbarcare dalle nostre parti!

  15. ggugg ha detto:

    Grazie delle segnalazioni, Ape!

    Tra Frederik Peeters, Vanna Vinci, Gipì e Will Eisner, finalmente ora so a cosa mirare negli scaffali fumettistici delle librerie!

    Stasera “Persepolis” esce in anteprima nei cinema di Roma [*], fra una settimana nel resto d’Italia. Io torno a vederlo, su questo non ci piove. Da qualche giorno, poi, faccio abbondante uso di emoticon satrapiani su msn…
    Qui ulteriori info.
    Il mio preferito è il cane…

  16. ApeDiAladino ha detto:

    In libreria ho scovato un altro autore di cui mi sono innamorata e sono ansiosa di suggerirteli in questo tuo post dedicato alla Satrapi. Trattasi di Guy Delisle ho letto due suoi “reportage”: uno racconta della corea del nord e uno della cina della periferia, luoghi non proprio turistici in cui ha dovuto soggiornare per coordinare la produzione di cartoni animati. Entrambi irresistibili, quello che parla di Pyongyang mi ha sbalordito e meravigliato, a Shenzhen invece si respira un aria più poetica e meditativa. Humour meraviglioso.

  17. ggugg ha detto:

    Eh, cara Ape, citi un autore che piace anche a me! Non ho ancora letto “Shenzhen”, ma di Guy Delisle ho apprezzato qualche mese fa il celebre “Pyongyang”… su cui ho scritto anche un post: QUI.
    Naturalmente ora mi invogli a scoprire anche l’altro reportage.
    In questo periodo, però, sto leggendo (per la verità con un po’ di discontinuità… troppe letture in contemporanea!) ben due fumetti: “Verso la tempesta” di Will Eisner e “Siberia” di Nikolaj Maslov.
    Li conosci? Che impressione ne hai?

    PS: grazie per ricordare un mio post a distanza di mesi! 🙂

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