L’ultima settimana

burundi 2005Si, miei cari bloggers, come tutte le ultime settimane, anche questa mia ultima settimana burundese si conferma nella sua caratteristica essenziale: il tempo sembra non bastare.
Ancora un po’ di tempo per qualche altra intervista-testimonianza da raccogliere, ancora un po’ di tempo per comprare due o tre cosette, ancora un po’ di tempo per delle foto che vorrei scattare, ancora un po’ di tempo per salutare, ancora un po’ di tempo per starmene seduto in riva al Tanganyika a pensare “Caspita, sono seduto in riva al Tanganyika!“.
Eh, si, l’ultima settimana è sempre cosi’.
Stamattina ho salutato il Burundi dalle frequenze di Radio Isanganiro, ed è stato triste. Raffaele ha copiato i suoi mp3 sul computer della radio ed abbiamo trasmesso “Generale” di De Gregori, “Bandiera bianca” e “Prospettiva Nevskji” di Battiato, “Bocca di rosa” e “Il pescatore” di De Andrè, “Kevlar” dei 24 Grana… e non so cos’altro… Insomma, la commozione era tanta. Ma ho salutato anche voi, i miei amici sparpagliati tra Savignano sul Rubicone e Maranello, tra Viggiano e Ischia, tra Bolzano e Verona, tra Cardano al Campo e Canelli, tra Roma e Napoli, tra Londra e Sheffield, tra Tolosa e Madrid, tra Sorrento e Massa Lubrense.
Oggi è il 13 luglio: sesto anniversario del mio “viaggio iniziatico”… quello in Israele, cui d’ora in avanti farà compagnia questa straordinaria esperienza burundese.
Tanti sguardi, tante emozioni, tanti stati d’animo, tante difficoltà, tanti ricordi… che ora non so spiegare, ma che so che nei mesi prossimi torneranno a galla pian piano… e probabilmente metteranno a dura prova la vostra pazienza.
Spero di scrivere ancora un post prima di partire… ancora un piccolo post col sapore di questa terra, coi suoni di questa gente, col sole di queste colline, con l’odore di questo lago.
Domenica sera saro’ a casa. Aspettatemi.
E grazie dal profondo del cuore per la compagnia che mi avete fatto durante questi indimenticabili 40 giorni.
Giogg

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Studio il rapporto tra gli esseri umani e i loro luoghi, soprattutto quando si tratta di luoghi "a rischio"
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2 risposte a L’ultima settimana

  1. anonimo ha detto:

    Caro Giovanni, qui piove questo pomeriggio e osservo come la terra del giardino che ho sotto casa aspettasse assetata che ciò finalmente accadesse. Azzardo che anche ai tuoi fedeli lettori non sembra vero che sia trascorso più di un mese, un ininterrotto flusso di vita per te e i tuoi compagni in una situazione straordinaria che certamente amplifica le capacità percettive, mentre (parlo per me, s’intende) queste giornate d’inizio estate sono trascorse senza infamia e senza lode, con tanta stanchezza accumulata per le sporadiche derive quotidiane e la voglia di lasciarmi alle spalle gli ultimi mesi farraginosi cambiando per un po’ orizzonte. Ringraziarti per averci emozionato con i tuoi racconti è poca cosa eppure non posso esimermi dal farlo… tra pochi giorni tornerete a casa e ritroverete i vostri affetti… anche se immagino che sin d’ora il mal d’Africa si faccia sentire… buon viaggio di ritorno! Ti abbraccio. A.

  2. anonimo ha detto:

    COLUI CHE TUTTO HA PERDUTO

    Risa di sole nella mia capanna
    E le mie donne belle e flessuose
    Eran palme alla brezza della sera
    Scivolavano i figli sul gran fiume
    E le mie piroghe lottavano coi coccodrilli
    Materna, la luna s’univa alle danze
    Frenetico e grave del tam-tam il ritmo
    Tam-Tam di gioia Tam-Tam spensierato
    Fra i fuochi di libertà

    Poi un giorno, il silenzio…
    Del sole i raggi parvero oscurarsi
    Nella capanna d’™ogni senso vuota
    Le bocche rosse delle mie donne premevano
    Le labbra dure e sottili dei conquistatori dagli occhi d’acciaio
    E i figli miei lasciarono la quieta nudità
    Per l’uniforme di ferro e di sangue
    E più non ci siete, neppur voi
    Tam-Tam delle mie notti, Tam-Tam dei miei padri
    Le catene della schiavitù han straziato il mio cuore!

    VIVERE UNA SOLA VITA

    In una sola città,
    in un solo paese,
    in un solo universo,
    vivere in un solo mondo
    E’ prigione.
    Conoscere una sola lingua
    un solo lavoro
    un solo costume
    una sola civiltà
    conoscere una sola logica
    E’ prigione.

    Entrambe le poesie sono di Ndjock Ngana, un poeta camerunense che vive in Italia, e vende i suoi libri in strada (a Napoli lo trovate spesso all’ingresso della Feltrinelli di Piazza dei Martiri).
    A.

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